Pagine correlate alla vita artistica del Pinturicchio: Opere del Pinturicchio – Elenco completo delle opere del Pinturicchio – Periodo artistico 1 – Periodo artistico 2 – Filippino Lippi, Sandro Botticelli – Girlandaio – Signorelli – Pinturicchio dalle Vite di Giorgio Vasari (pdf) – Bibliografia.
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Le cappelle per i Della Rovere
In occasione della ricostruzione della basilica di Santa Maria del Popolo a Roma, ordinata da papa Sisto IV, all’artista fu assegnato l’incarico per la decorazione ad affresco di tre, o forse, quattro cappelle. Certamente esse comprendevano quella del Basso Della Rovere e del Presepio, sotto riportate. Se l’attribuzione dei due cicli pittorici è indiscussa, assai più articolata e controversa è la loro cronologia [Acidini, cit., pag. 182 ]. Per la prima si tende a un periodo compreso tra il 1482 e il 1484. Per l’altra si pensa il triennio 1488-1490, in contemporanea con i lavori al palazzo del cardinale Domenico Della Rovere (Palazzo dei Penitenzieri). Alcuni studiosi la inseriscono in un periodo anteriore addirittura alla Cappella Bufalini, riferibile perciò agli anni Settanta o comunque non oltre il 1481, dal momento che l’epigrafe dedicatoria al cardinale non reca il titolo di arcivescovo di Torino, ricevuto l’anno successivo.
La Cappella Basso Della Rovere: in questo ciclo traspare un ottimo impegno decorativo, nella simulazione del loggiato, strutturato con colonne in porfido e capitelli aurei corinzi, con basamento decorato da scranni e finti bassorilievi a monocromo. Gli affreschi, con le “Storie della Vergine” (in cattivo stato di conservazione anche per le ridipinture subite) si trovano nelle cinque lunette dipinte. Sulla parete dove è ubicato l’altare appare la raffigurazione della “Madonna in trono col Bambino tra Sant’Agostino, San Francesco e Sant’Antonio da Padova”; più in alto si trova la lunetta con raffigurato l’Eterno benedicente. Sulle altre due pareti vengono rappresentati l’ “Assunzione della Vergine” ed il monumento funebre con la tomba di Giovanni Basso della Robbia. Sopra quest’ultimo riquadro appare il Cristo morto sorretto da due angeli entro una lunetta. In questa cappella risulta più che evidente il ricorso ad aiuti esterni, tra cui, secondo alcuni studiosi, quello di Amico Aspertini (Bologna, 1474 circa – Bologna, 1552) [Acidini, cit., pag. 188]. Sempre nello stesso periodo (1485-90) l’artista era impegnato per la decorazione della volta della Cappella Ponziani nella basilica di Santa Cecilia in Trastevere.
La Cappella del Presepio: l’impianto compositivo dei riquadri è molto meno articolato di quelli nella Cappella Basso Della Rovere, con una serie di lunette in cui vengono raffigurate le Storie di san Girolamo (abbastanza danneggiate) e una pala d’altare ove appare l’ “Adorazione del Bambino”, con narrazioni di alto esempio pittorico, soprattutto per quanto riguarda le teste della Vergine e del Bambino [Acidini, cit., pag. 183]. Di considerevole nota sono le grottesche in policromia che spiccano su uno sfondo giallo-oro nei pilastrini e negli strombi delle finestre, ricche di creatività e caratterizzate da un’eccezionale freschezza e fluidità, frutto di una decisa e rapida stesura pittorica: totalmente assegnate a Pinturicchio, che vi praticò un’ardita sperimentazione, sono tra le più belle e meglio riuscite del genere in assoluto [Acidini Luchinat, 1982].
Le Madonne degli anni Novanta
A Roma intorno 1490 l’artista dipinse la “Madonna della Pace” per San Severino Marche, opera integralmente autografa commissionata da Liberato Bartelli, che poco più tardi pensò a farla trasferire nella cittadina marchigiana. La stesura pittorica della tavola evidenzia la competenza tecnica e le potenzialità espressive del pittore non ancora quarantenne.
La struttura compositiva è assai articolata ma scorrevole. Le figure principali con la loro plasticità, assumono un aspetto monumentale, i cui volti, di un’eleganza esemplare, sono studiati fin nei minimi particolari. I panneggi sono delicati e ricchi variazioni cromatiche con decorazioni pazientemente eseguite impiegando piccoli pennelli, come dimostrano gli indumenti del Bambino. Le altre Madonne del Pinturicchio, sempre considerate integralmente autografe, hanno come punto di riferimento l’esempio della Madonna di San Severino, che in fatto di qualità pittoriche non verrà mai uguagliato.
La “Madonna col Bambino leggente” (attualmente custodita nel North Carolina Museum of Art a Raleigh) e la “Madonna col Bambino scrivente” (Philadelphia Museum of Art a Philadelphia), hanno una cronologia tra il 1494 e il 1498.
Altre Madonne realizzate in questo periodo, tra le quali quella nella National Gallery di Washington (Kress), sono invece da considerarsi come prodotto di bottega. Nel 1492 l’artista realizzò la “Madonna del Latte” (attualmente alla Sarah Campbell Blaffer Foundation di Houston), un olio su tavola di alta eleganza e raffinatezza in cui, per la prima volta su un’opera a noi pervenuta, vediamo riportato l’anno di esecuzione.
Al servizio di Rodrigo Borgia (papa Alessandro VI)
Nel cuore dei Palazzi Vaticani si trova la parte quattrocentesca fatta edificare sotto il pontificato di Niccolò V (Sarzana, 1397 – Roma, 1455). È qui che papa Alessandro VI fece ristrutturare e decorare sei grandi sale, che poi presero il nome di “Appartamento Borgia“. In tale occasione fu aggiunta anche una torre, che più tardi venne ridimensionata in altezza e trasformata. La decorazione delle pareti venne affidata a Pinturicchio, che la portò a compimento in tempi rapidissimi, grazie ad un articolata ed efficiente equipe di aiuti.
I lavori iniziarono intorno agli ultimi mesi del 1492 e furono portati a compimento nel 1494. Si trattò dell’incarico più impegnativo di tutta carriera artistica del pittore, un progetto monumentale che poteva essere sminuito soltanto di fronte al ciclo della Cappella Sistina. Pinturicchio dovette integrare – come gli si chiedeva, forse dettato dagli stessi intellettuali presso la corte papale [Acidini, cit., pag. 193] – la strutturazione iconografica della dottrina cristiana con spunti di gusto archeologico in voga a quei tempi nella capitale.
I temi scelti sono ritenuti più o meno tradizionali: vi appaiono Apostoli, Profeti e Sibille, Arti Liberali, narrazioni relative alla vita di Maria con Gesù e Santi, motivi mitologici paganeggianti inseriti appositamente come allegorie atte celebrare il committente.
Tra i numerosi artisti che parteciparono alla grandiosa impresa si ricordano Piermatteo d’Amelia (morto intorno al 1508) o un suo seguace, Raffaellino del Garbo (San Lorenzo a Vigliano, 1466 – Firenze, 1524), Antonio del Massaro da Viterbo detto il Pastura (Viterbo, 1450 circa – Viterbo, prima del 1516), Niccolò di Bartolomeo della Bruggia (1470 – 1538), Tiberio d’Assisi (1470 – 1524) e Morto da Feltre (Feltre, 1480 ca – Zara o Venezia, 1527).
Le stesure autografe del Pinturicchio sono tutte concentrate nelle ultime stanze, indicate come “camere segrete” poiché adibite ad esclusivo accesso al papa ed a pochi suoi intimi: la “Sala dei Santi” e la “Sala dei Misteri” [Acidini, cit., pag. 195]. Subito dopo la consegna del ciclo o, come ipotizzano alcuni studiosi, anche poco prima che questo fosse portato a compimento, il maestro tornò in Umbria per evadere le varie commissioni accumulatesi durante la sua assenza.
Qualche anno dopo Pinturicchio ritornò al cospetto di papa Alessandro VI per una nuova, grandiosa impresa: gli affreschi nel torrione di fronte a Castel Sant’Angelo, portati a termine nel 1497 e purtroppo andati perdute per la demolizione dell’edificio.
Nel ciclo apparivano sei scene in “cronaca dipinta” dei turbolenti avvenimenti del 1495 con la calata di Carlo VIII di Francia in Italia, presentati con sfumature compiacenti alla politica papale. A questo periodo appartiene anche la “Madonna col Bambino scrivente e vescovo inginocchiato” (la “Virgen del las Fiebres), attualmente custodita a Valencia nel Museo de Bellas Artes.
Le opere umbre
Durante il soggiorno romano l’artista continuò a tenere contatti privilegiati con la sua terra. Nel 1492 gli fu affidato l’incarico per la decorazione del coro del Duomo di Orvieto, un lavoro che non riuscì a portare a termine e che lasciò nelle mani di “Ciancio del Pentoricchio”, uno dei suoi assistenti, a cui permise di dipingere – su suoi disegni – un San Marco e un Sant’Ambrogio [Acidini, cit., pag. 204].
Intorno al 1494, ormai quasi completamente affrancato dai lavori dell’Appartamento Borgia, Pinturicchio ritornò nella città natale ove, il 14 febbraio 1496, firmò il contratto per la realizzazione di una monumentale pala a più pannelli per l’altare maggiore della chiesa di Santa Maria degli Angeli (Santa Maria dei Fossi). L’opera, attualmente custodita nella Galleria Nazionale dell’Umbria, fu dettagliatamente descritta nel contratto di allocazione, che il pittore rispettò ampiamente anche nei tempi (due anni espressamente richiesti per la realizzazione).
Ad opera portata a compimento non mancarono le lodi dei committenti, a cui seguirono quelle della critica dei secoli a venire. Nonostante tutto, con le razzie napoleoniche, l’opera fu sottoposta a smembramento. Venne ricomposta soltanto nel 1863 ma con la predella separata e senza i pilastrini, che andarono perduti.
La pala rimase un valido esempio per le varie Madonne di quel periodo. Nel 1497 l’artista portò a compimento gli affreschi commissionati dal vescovo Costantino Eroli per la cappella che porta il suo nome nel Duomo di Spoleto, (“Madonna con Bambino con santi” e “Dio benedicente tra angeli”), attualmente in cattivo stato di conservazione. Nel 1500 realizzò l’ornato “Sant’Agostino tra flagellanti”, commissionato dall’omonima confraternita di Perugia [Acidini, cit., pp. 212].
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