Michelangelo Buonarroti: Creazione degli astri e delle piante
Sull’opera
La Creazione degli astri e delle piante è un affresco realizzato da Michelangelo Buonarroti intorno al 1511, misura 280 x 570 cm. e fa parte della decorazione della volta della Cappella Sistina in Vaticano. L’opera fu commissionata da Giulio II.
La Creazione degli astri e delle piante
E Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto…» E così avvenne (Genesi 1,11)… Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: terzo giorno. (Genesi 1,13)…Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle. (Genesi 1,16)…E Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: quarto giorno. (Genesi 1,19).
La maggior parte della critica moderna si orienta sulla tesi del Condivi, secondo la quale la doppia presenza del Creatore (frontale e in scorcio di spalle) è in relazione al contemperarsi della terza e quarta giornata della Creazione. Dio che troneggia, crea il sole e la luna con la sola indicazione delle dita: il primo con la destra, la seconda con la sinistra. Qualche studioso di storia dell’arte vi ha letto anche qualcosa come il Caos in fuga, o la Notte, o altre svariate cose ancora. Anche i putti presenti nella composizione sono stati oggetto delle più varie interpretazioni esoteriche.
Sulla parte sinistra vediamo il Creatore, ripreso in scorcio e di spalle, che protende il braccio in direzione di un cespuglio, simboleggiante il mondo vegetale.
Anche questo dipinto ha una profonda crepa che lo percorre percorre (sotto il sole).
Storia
Per la decorazione della volta della Sistina il Buonarroti incominciò dalle campate prossime all’ingresso, la cui porta veniva spalancata per le solenni riunioni in cappella, con la presenza del pontefice e del suo seguito. Nel corso della settimana santa era prevista anche una processione, che dalla campata in entrata si spingeva fino a quella sopra l’altare.
Arrivati a metà del lavoro di decorazione (1510) si rese necessario smontare il ponteggio, che arrivava a circa metà cappella, per rimontarlo completamente, entro l’autunno del 1511, lungo tutta l’altra metà della cappella. L’opera in esame (Genesi 1,11-19) appartiene perciò al secondo blocco.
Negli episodi della Creazione degli astri e delle piante si evidenziano figure di dimensioni più grandi e monumentali, nonché una struttura compositiva più snella e decisa. Questo è dovuto alla radiazione degli assistenti, che non piacquero a Michelangelo subito dopo i primissimi affreschi sul soffitto.
Per la realizzazione del presente riquadro occorsero sette giornate di lavoro. L’artista iniziò la raffigurazione partendo dall’angolo destro in alto (alto in relazione alla scena).
I disegni della Creazione furono trasferiti dal cartone con l’incisione diretta, mentre i tondi della luna e del sole furono incisi con il compasso sull’intonaco.
Descrizione dell’affresco
L’episodio dell’affresco in esame è legato al gruppo della Creazione del mondo, raffigurato insieme alla Separazione della luce dalle tenebre e alla Separazione della terra dalle acque.
Seguendo l’ordine del testo biblico la Separazione della terra dalle acque risulterebbe come secondo episodio, contestualizzato alla seconda giornata della Creazione, ma fu invece riservato alla Creazione degli astri (terzo e quarto giorno della creazione) un riquadro di dimensioni più grandi, non rispettando la tradizionale successione.
Su un contrastante e luminoso cielo Michelangelo raffigurò, con pennellate rapide e decise ma di maestosa efficacia, due scene della Creazione. L’Eterno appare due volte: a sinistra, con il braccio teso verso il basso, e a destra con la tipica espressione di “terribilità” michelangiolesca. In entrambe le scene Dio tende il braccio destro: a sinistra da vita alle piante, mentre a destra la dà agli astri.
Osservando la presente composizione, colpisce il forte vento che soffia impetuosamente scompigliando la capigliatura e la barba, gonfiando anche i panneggi in ambedue le scene. Tutto questo, secondo gli studiosi di storia dell’arte, simboleggia della potenza divina nella creazione del mondo.
Le due immagini dell’Eterno si possono considerare complementari, dinamiche potenti e alternate – ma senza un inizio di sequenza – e apparentemente contrastanti: frontale a destra e a terga a sinistra. La prima appare dinamicamente diretta verso il fruitore dell’opera, mente l’altra sembra allontanarsi in uno scorcio meno movimentato.
Le variazioni cromatiche dell’intero affresco – come in tutti gli episodi della Creazione del Mondo – si giocano intorno alle tonalità violette. Qui, entro un campo di toni freddi, grigi ed azzurrini, abbondano soprattutto sulle vesti dell’Eterno.
Spicca in tutto il contesto la luminosità dell’intenso disco dorato, che rappresenta il sole, mentre la luna rimane passiva con il suo colore perlaceo.
Il colore viola era usato dalla Chiesa per i paramenti sacerdotali nelle importantissime solennità della Quaresima e l’Avvento. Queste, in particolare, si celebravano nella cappella Sistina con la corte papale.
Prima del restauro
(le foto in alto nell’articolo mostrano la vecchia e la nuova raffigurazione)
Prima del grande restauro della decorazione nella Cappella Sistina, l’affresco appariva annerito dallo sporco, dai fumi delle candele e percorso da profonde crepe a causa dell’invecchiamento dell’intonaco. Inoltre impropri restauri hanno tolto all’opera gran parte della sua originalità coloristica.
L’ultima pulitura ha ridonato all’affresco l’antica bellezza e lo smagliante cromatismo di Michelangelo, ma anche le delicate variazioni tonali, soprattutto nelle vesti del Creatore.