Leonardo da Vinci: Particolare della Madonna dell’Annunciazione
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Ciò che colpisce l’interessato d’arte ma non particolarmente della pittura leonardesca, è la diatriba tra i grandi nomi della critica attraverso i secoli e la grandissima varietà di ipotesi, proposte, soluzioni, tutte espresse con alta cognizione di causa ed assidue ricerche nella pittura fiorentina di quel periodo.
Questo dimostra, anche se indirettamente, che l’opera non ha una propria specifica caratteristica, né riguardo la struttura compositiva, né riguardo le linee del disegno, che la discosti in modo assai netto dalle creazioni del periodo: a sfavore dell’ammissione di autografia nascono molte altre ipotesi, ognuna fondata su motivi critici, che possono essere più o meno validi a seconda di come vengono soggettivamente considerati, ma comunque sempre sostenuti da qualcosa di solido alla base, cioè possibili e proponibili.
La struttura compositiva dell’opera è comune ormai da molto tempo, con la solita scena dell’angelo sulla sinistra e la Madonna sulla destra, il leggio nel mezzo.
Anche le linee di fuga che si incontrano all’orizzonte – all’altezza di due terzi della tavola – sono abbastanza comuni, come pure l’architettura che vediamo alle spalle della Vergine e la vegetazione che, nitida e plastica al di là dell’angelo, tende ad annullarsi in profondità.
Una composizione molto elegante con moduli ormai collaudati, dal sapore “accademico” che mette in seria difficoltà gli studiosi di tutti i tempi.
Oggi, comunque, i dubbi si sono dissolti quasi completamente e qui disegni preparatori di cui abbiamo parlato nelle pagine precedenti tengono salda la tesi dell’attribuzione dell’Annunciazione (Uffizi) a Leonardo.
Ulteriori approfondimenti alla pagina Pittura di Leonardo