Filippo Lippi: Storie di santo Stefano e san Giovanni Battista
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Sull’opera: “Storie di Santo Stefano e San Giovanni Battista” è un ciclo di affreschi realizzato da Filippo Lippi e collaboratori tra il 1452 ed il 1465. Si trova nella Cappella Maggiore Duomo di Prato.
L’opera in esame riveste un ruolo notevole, non soltanto nella vicenda artistica del pittore ma anche nello sviluppo generale dell’arte rinascimentale dell’epoca del dopo Masaccio.
Le fantasiose Storie dei due santi si dispiegano sulle pareti longitudinali della cappella Maggiore. Santo Stefano a sinistra e San Giovanni Battista a destra. Il primo, titolare del duomo e patrono di Prato; il secondo, protettore di Firenze.
Sulla parete di fondo, lateralmente alla vetrata, disegnata dallo stesso Lippi, sono raffigurati due episodi – complementari alle Storie – ed i Santi entro nicchie simulate. In alto, nella volta a crociera, sono dipinti i quattro Evangelisti.
Geminiano Inghirami, il Preposto di Prato, era un uomo assai dinamico ed aveva ottimi rapporti con i grandi nomi degli ambienti artistici di Firenze. Esso portò a Prato grandi personaggi come Donatello e Michelozzo, oltre allo stesso Lippi, per la decorazione della cappella Maggiore del Duomo e per i lavori al pulpito della cattedrale.
Quando si deliberò per la decorazione della cappella Maggiore del Duomo, egli si rivolse ad uno dei migliori artisti nell’ambiente fiorentino, inviando nel marzo 1452, tramite l’arcivescovo Antonino Pierozzi, una missiva all’Angelico. Il pittore si recò sul posto ma declinò l’incarico, probabilmente dopo essersi reso conto dell’enorme mole di lavoro da portare avanti, avendo ormai raggiunto una certa età (57 anni; morì quando ne aveva 60) ed essendo ancora molto impegnato nella evasione di altre commissioni.
In seguito al rifiuto di Beato Angelico fu contattato Filippo Lippi, che gradì l’offerta recandosi in quello stesso anno a Prato, portando con sé l’aiutante Fra’ Diamante.
L’impresa pratese, tra lunghi intervalli, rinvii e scandali, durò ben quattordici anni. Fu durante questo periodo che il pittore conobbe Lucrezia Buti, una monaca del monastero di Santa Margherita dove Fra’ Filippo svolse, tra il 1455 ed il 1456, la funzione di cappellano.
I due religiosi, a cui non bastò il semplice rapporto di lavoro tra modella e pittore, intrecciarono una relazione sentimentale che portò alla convivenza, in condizione di concubinato, e quindi alla nascita di due bambini. Il fatto provocò grande scalpore fra la popolazione pratese e in tutti gli ambienti artistici, compresi quelli fiorentini.
Fu l’intercessione di Cosimo il Vecchio (Firenze, 1389 – 1464) presso papa Eugenio IV (1383 – 1447) che permise lo scioglimento dei voti dei due monaci, concedendo loro anche il permesso di diventare marito e moglie, cosa a cui il pittore non acconsentì mai “per potere far di sé e dell’appetito suo come gli paresse” (dalle Vite del Vasari).
Gli affreschi delle storie dei due santi furono portati a compimento nel 1465. L’anno successivo l’artista si recava a Spoleto, dove quattro anni dopo vi morì.
Il 13 ottobre 1993 uno psicopatico con un pennarello nero imbrattò alcune zone di questi affreschi. Si seppe che già in passato era stato protagonista di altri simili fatti.
Dal 2001 al 2007 l’intero ciclo fu sottoposto a restauro. Nel corso dei lavori tutta la cappella venne rivestita da un enorme pannello in legno dipinto da Emilio Farina, un “opera di ponteggio d’artista”, denominata “Fons vitae Christus”. Fu possibile per i visitatori, durante tutto il periodo del restauro, varcare il pannello e salire attraverso i vari ponteggi per vedere più da vicino i pregiati riquadri del Lippi.
La descrizione degli affreschi
Le storie di Santo Stefano e San Giovanni Battista vengono descritte dall’alto verso il basso e hanno dei richiami di simmetria contrapposta le une sulle altre. Nelle due lunette vengono narrati infatti gli episodi relativi alla nascita dei due santi, mentre nel registro centrale sono rappresentati quelli del commiato per incamminarsi verso la vita religiosa. Nel registro inferiore si narrano scene con il martirio e la morte.
Le Storie che riguardano Stefano
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Rapimento di Santo Stefano in fasce: la scena, che si svolge in un ambiente interno, mostra un demone che rapisce il futuro Santo e lascia al suo posto un piccolo diavolo dal medesimo aspetto. Stando alla leggenda il fanciullo subì varie vicissitudini prima che venisse affidato al vescovo Giuliano. In un paesaggio aspro roccioso, si svolge l’episodio dell’incontro tra il bimbo e il vescovo.
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Congedo di Santo Stefano: appare il Santo nell’atto di congedarsi dal vescovo per intraprendere la sua missione in Cilicia
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Lapidazione di Santo Stefano.
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Esequie di Santo Stefano: si svolgono entro una chiesa paleocristiana ripresa in un efficacissimo scorcio. Vi partecipa un gran numero di personaggi, nelle cui fisionomie l’artista inserì le varie personalità dell’epoca, tra cui Pio II, Carlo di Cosimo de’ Medici, oltre il proprio autoritratto.
Le Storie che riguardano San Giovanni Battista sono:
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Nascita del Battista Commiato dai genitori.
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Preghiera e Predicazione nel deserto.
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Decollazione del Battista.
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Banchetto di Erode, con l’elegante danza di Salomè (da identificarsi probabilmente in Lucrezia Buti) e la presentazione della testa del Battista a Erodiade, la quale la osserva con impassibilità e freddezza.
Gli affreschi della cappella del duomo di Prato furono largamente rifiniti a secco, per cui attualmente molti particolari sono poco leggibili ed alcuni sono letteralmente svaniti: nel Banchetto di Erode non sono più leggibili i commensali a sinistra ed i vasi sulla destra. Il restauro ha certamente aiutato a fissare quanto è rimasto.