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La pittura gotica: Giotto e la Cappella degli Scrovegni
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La pittura giottesca si sviluppa con la ricerca di un linguaggio – come detto nelle pagine precedenti – capace di conferire espressività umane ai personaggi sacri.
Nelle sue opere, le scene più toccanti si consumano in ambienti sempre naturali, dove le architetture vengono rappresentate come scatole in prospettiva, molto spesso iterate per aumentare l’effetto di profondità.
Il forte senso plastico delle figure nella pittura di Giotto, riecheggia ininterrottamente nelle opere realizzate dopo l’esperienza di Assisi. Si prenda ad esempio la Fuga in Egitto con le ripetute pendenze delle rocce che sembrano guidare i pellegrini nel loro cammino; San Giuseppe, la Madonna ed il Bambino Gesù per sottrarsi ad Erode fuggono in Egitto, dopo essere stati informati da un angelo nel sogno. Lo stesso angelo indica al gruppo la giusta via da seguire. Nel gruppo c’è una giovane donna con una corona d’edera sul capo ed altri tre giovani a seguito. Oltre al plasticismo, ottenuto dalle ricche variazioni cromatiche, le figure sono cariche di espressività e di calda umanità.
La Deposizione (o Compianto) è una delle scene più espressive di tutto il ciclo di affreschi, grazie all’impareggiabile vigore di Giotto nella rappresentazione della spazialità, delle immagini e degli atteggiamenti delle figure che circondano il Cristo esanime. Giovanni apostolo, al centro del riquadro e leggermente chino verso Gesù con le braccia aperte, sembra addirittura ripreso in tre dimensioni; Maria ha uno sguardo profondo che manifesta chiaramente la disperazione umana, come pure i dieci angeli che volano agitatamente nel cielo che esprimono con dramma la stessa angoscia. Nella scena, un solo albero privo di foglie riassume sinteticamente con forza la desolazione della natura, dove una roccia, come un lungo ed irreale muro, si fa spazio verso i piani superiori per raggiungere la scena centrale del dolore.
Nella rappresentazione della Salita al Calvario, Giotto conquista la calma e l’ordine, mentre nel Bacio di Giuda con una forte movimentazione di aste e lunghe fiaccole in uno sfondo assai scuro, egli conferisce all’opera un’atmosfera cupa e drammatica della folla che si stringe in direzioni centripete verso i due principali protagonisti, Cristo e Giuda. Il primo ha uno sguardo triste e fermo mentre il traditore è chiaramente turbato in volto. Il grosso mantello che avvolge quest’ultimo riecheggia il malvivente che arresta San Pietro.
Nel maestoso Giudizio finale, presieduto dal Cristo Redentore – giudice imponente ed assoluto – vi sono particolari dettagliatamente descritti riguardo le pene infernali che portano la pur impareggiabile arte di Giotto al semplice carattere illustrativo. Ve ne sono altri – e sono i più numerosi – che invece sono colmi di calda umanità, come ad esempio nella scena dove Enrico Scrovegni presenta alla Vergine il modello della sua Cappella. Osservando bene la scena (in basso sotto la croce a sinistra) ci si accorge che Enrico è stato raffigurato con le identiche proporzioni delle tre immagini nimbate che stanno accettando l’offerta.
Bibliografia:
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“The Scrovegni Chapel in Padua” (La Cappella degli Scrovegni a Padova), collana Mirabilia Italiae – Guide, Editore Franco Cosimo Panini, 2005.
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“I volti segreti di Giotto. Le rivelazioni della Cappella degli Scrovegni”, Giuliano Pisani, Rizzoli, Milano 2008.
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“Il programma della Cappella degli Scrovegni”, in Giotto e il Trecento, Giuliano Pisani. Il catalogo è a cura di A. Tomei, Skira, Milano 2009, I – I saggi, pp. 113 – 127.