Separazione della luce dalle tenebre – Michelangelo Buonarroti
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Sull’opera in esame
La Separazione della luce dalle tenebre è un affresco sul soffitto della Cappella Sistina, realizzato da Michelangelo Buonarroti intorno al 1512. Il riquadro misura intorno ai 180 x 260 cm. e fa parte della decorazione della volta. L’opera fu commissionata da papa Giulio II. Vedi anche la pagina delle lunette.
Storia
Nel dipingere i riquadri del soffitto, l’artista procedette dalle campate vicino alla porta d’ingresso, progredendo verso l’altare. La porta veniva aperta in occasione dei solenni ingressi in cappella, ai quali partecipava il pontefice e tutto il suo seguito. Nelle giornate della settimana santa era prevista una processione, che dall’entrata in cappella si spingeva fino alle campate sopra l’altare.
L’artista realizzò gli affreschi dell’intera decorazione della volta in due blocchi, separati più o meno in corrispondenza della Creazione di Eva. Il primo blocco lo dipinse con il primo ponteggio, mentre per l’altra metà dei lavori dovette attendere lo smontaggio dell’impalcatura esistente e l’innalzamento della stessa nell’altra metà della cappella. La Separazione della luce dalle tenebre (Genesi 1,1-5) appartiene quindi al secondo blocco. Nonostante la posizione, relativa all’ordine di lettura, il riquadro fu l’ultimo fra quelli principali ad essere realizzato.
Ad un certo punto dei lavori di decorazione del soffitto, il papa incominciò ad esercitare forti pressioni su Michelangelo affinché arrivasse ad un rapido completamento dell’opera. Infatti l’artista riuscì a portare a compimento la seconda fase del ciclo con un’eccezionale velocità.
Michelangelo realizzò il riquadro della Separazione della luce dalle tenebre in un solo giorno lavorativo, sintetizzando con maestria lo stile senza comprometterne la dinamica dell’intero contesto. Il trasferimento del disegno dal cartone all’intonaco avvenne per incisione diretta.
Descrizione
L’affresco appartiene alla serie dei tre episodi legati alla Creazione del mondo, insieme alla Creazione degli astri e delle piante e alla Separazione delle acque dalla terra. In ognuna di queste narrazioni domina la figura dell’Eterno, sempre rappresentato in volo, con vesti rosate.
L’interpretazione delle tre scene, secondo gli studiosi di storia dell’arte, è da collegare ai testi di S. Agostino. La presente raffigurazione (tenebre e luce) farebbe riferimento al Giudizio Universale, mentre le altre due all’opera che la Chiesa svolge nel mondo (terra e acqua) e alla venuta di Cristo (astri e piante). Altri studiosi, invece, pensano ad un’allusione alla Trinità.
Spicca in questa rappresentazione il maestoso atteggiamento del Creatore, che riempie da solo l’intera scena, fluttuando armoniosamente in uno sfondo chiarissimo. L’Eterno, ripreso dal basso e roteato, appare impegnato nel proprio atto generativo mentre dà forma ad ogni cosa, originando luce e tenebre.
La coloristica è molto semplificata, come generalmente tutte le figure realizzate dopo i solleciti del papa ad una più rapida esecuzione. Tuttavia le variazioni cromatiche dell’intero riquadro, ove dominano il viola ed altri toni freddi (azzurrini, biancastri e grigi), risultano ben accordate e realizzate con estrema cura. Il viola, infatti, era il colore dei paramenti che il clero indossava nelle solenni celebrazioni nella Cappella Sistina, tra cui ricordiamo quelle dell’Avvento e della Quaresima.
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