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Madonna col Bambino di Michelangelo Buonarroti

Michelangelo Buonarroti: Madonna col Bambino

Michelangelo Buonarroti: Madonna col Bambino, intorno al 1525, tecnica a matita nera e rossa, biacca e inchiostro su carta, dimensioni 54,1 x 39,6 cm., Casa Buonarroti, Firenze.

Sull’opera

La Madonna col Bambino è un’opera grafica di Michelangelo Buonarroti, realizzata con tecnica a matita (rossa e nera), biacca e inchiostro su carta intorno al 1525, misura 54,1 x 39,6 cm. ed è custodita a Casa Buonarroti a Firenze.

L’opera si trova da sempre a Casa Buonarroti, da quando cioè l’artista la sistemò nella “Camera degli Angioli”.

Nel 1875, in occasione del quarto centenario di Michelangelo, il disegno fu esposto al pubblico insieme ad altre sue opere, riscuotendo ampi consensi e un grande interesse internazionale.

Descrizione

La composizione comprende due fogli affiancati l’uno accanto all’altro, tenuti da collante, che per le dimensioni spesso prende il nome di “cartone” o “cartonetto”. Tuttavia non si notano in essi alcuna traccia di tecniche secondarie per i trasferimenti su altri supporti, come l’incisione o la foratura per lo spolvero. Inoltre non esistono opere che richiamano questa Madonna, né legate a Michelangelo né di pittori a lui vicini.

Trattasi, come spesso si ricava da opere dell’artista, di una pregiata riflessione  del suo caratteristico modo di meditare sul rapporto tra madre e figlio, da cui mai s’intravedono gesti di calda affettuosità. Infatti in questa composizione Michelangelo rifece il volto della Vergine, in seguito ad un pentimento, cambiando la ripresa da un profilo rivolto al Bambino ad un tre quarti più generico.

Il Bambino è ripreso in tra quarti con il volto di profilo, quasi nascosto spettatore. Nelle due figure si evidenzia l’assenza di un dialogo, con la Madonna probabilmente immersa in pensieri raffiguranti brutti presagi.

Il quadro è letteralmente incompiuto e la figura del Bambino risulta molto più rifinita di quella della madre. Si noti, infatti, il torace e il braccio assai ben delineati dai chiaroscuri, a differenza tuttavia della testa, solo sbozzata da tratti veloci e sommari.

La disparità delle definizioni fece sì che studiosi di storia dell’arte come Dussler e Berenson negassero l’autografia di Michelangelo. La maggior parte della critica però rifiutò tale ipotesi.

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