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Michelangelo: San Pietro, intorno agli anni 1488-90, tecnica a penna e sanguigna si carta

La Madonna di Manchester di Michelangelo Buonarroti

Michelangelo Buonarroti: Madonna di Manchester

Michelangelo: Madonna di Manchester, intorno agli anni 1496-97, tecnica a tempera su tavola,  102 x 76 cm., National Gallery, Londra
Michelangelo: Madonna di Manchester, intorno agli anni 1496-97, tecnica a tempera su tavola,  102 x 76 cm., National Gallery, Londra.

Ai dipinti di Michelangelo

Sull’opera

La Madonna di Manchester è un’opera incompiuta attribuita a Michelangelo Buonarroti, che la realizzò intorno al 1495-97 con tecnica a tempera su tavola. Il dipinto, rimasto non portato a compimento, misura 102 x 76 cm. ed è custodito nella National Gallery di Londra.

Storia del dipinto

La “Madonna col Bambino, san Giovannino e angeli” si trovava a Roma nella raccolta Borghese.

La tavola è tradizionalmente attribuita al giovanissimo Michelangelo, all’epoca del suo primo periodo romano, quando il banchiere Jacopo Galli, riconoscendo il grande talento del giovane artista, lo metteva in contatto con gente facoltosa procurandogli ottime commissioni, tra cui ricordiamo la Deposizione di Cristo nel sepolcro per Sant’Agostino. Si pensa che allo stesso filone di richieste appartenga anche il dipinto delle Stimmate di san Francesco per San Pietro in Montorio.

L’opera in esame nel 1857 venne esposta per la prima volta a Manchester nell’esibizione temporanea Art Treasures of the United Kingdom. Per tal motivo venne da allora denominata “Madonna di Manchester”.

In riferimento all’assegnazione, il dipinto è ormai attribuito a Michelangelo dalla maggior parte degli studiosi di storia dell’arte, anche se con qualche dubbio.

Nel primo periodo veniva riferito al Ghirlandaio, nella cui bottega, dieci anni prima, vi lavorava come apprendista il tredicenne Michelangelo [Bisogna voler bene a Michelangelo, In Internet Archive, inserito il 7 giugno 2012]. Lo Zeri invece, nel 1953, lo riferiva ad un “Maestro di Manchester”, allievo o seguace dello stesso Buonarroti, che probabilmente lo aiutava nella lavorazione grafica.

Descrizione

Maria, ripresa su un ruvido trono che sembra scolpito sulla roccia, è preoccupata da ciò che sta leggendo nel libro di profezie, da cui apprende la sorte del figlio. Il Bambino – ripreso di profilo, con il busto leggermente ruotato verso lo spettatore – è fra le sue ginocchia e sembra voler partecipare alla ricerca degli avvenimenti, ma la Madre pare volerlo allontanare dal libro, probabilmente per proteggerlo.

Dietro di loro sta Giovannino, raffigurato con le braccia incrociate (simboleggianti la croce), mentre ai lati si trovano due coppie di angeli, delle quali quella a sinistra e rimasta incompiuta.

In quest’opera è da evidenziare il deciso richiamo al Tondo Doni, unica tavola con autografia certa di Michelangelo, nella stesura cromatica ed in alcuni particolari. Si noti a tal proposito il seno turgido e scoperto della Vergine, che in quel momento non sta affatto allattando.

Si allontanano, invece, le similitudini dalle caratteristiche michelangiolesche nelle fisionomie, più leonardesche, della Vergine e degli angeli.

Anche le figure non perfettamente riuscite del Bambino e di san Giovannino, con la testa leggermente sproporzionata al corpo, danno adito a qualche dubbio sull’autografia dell’artista.

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