Dipinti di Michelangelo
In questa pagina vengono descritte le opere di Michelangelo relative alla pittura ed alla grafica.
Pagine correlate: La biografia, la vita artistica e la critica su Michelangelo – Michelangelo dalle Vite di Giorgio Vasari (pdf) – Le opere di Michelangelo nella Sistina – La pittura di Michelangelo – Il periodo artistico – Bibliografia – Pittori toscani del suo periodo – La Pittura di Raffaello.
Sulle opere
Dell’opera grafica sono qui rappresentati diversi disegni, su un centinaio di fogli appartenenti a Michelangelo, compresi quelli a lui attribuiti con più o meno certezza. Le varie sezioni della pagina mostrano anche opere andate perdute.
Le pitture sono qui dettagliatamente descritte e, fra queste, le più importanti, come la decorazione della Cappella Sistina e Paolina, rimandano anche ad approfondimenti molto più particolareggiati.
Il tormento di Sant’Antonio
Tormento di sant’Antonio, intorno agli anni 1487-89, tecnica a tempera su tavola, 47 x 35 cm., Kimbell Art Museum, Fort Worth (Texas). L’attribuzione a Michelangelo è incerta.
Pare che si tratti di una copia tratta da un incisione di Martino d’Ollandia, raffigurante le Tentazioni di sant’Antonio. Questa ipotesi vede concordi molti studiosi di storia dell’arte, tra cui il Condivi, il Vasari ed il Varchi.
Probabilmente Michelangelo, all’epoca della realizzazione di questo quadro, aveva poco più di dodici-tredici anni di età. Si pensa anche che l’avesse realizzato su suggerimento del suo compagno apprendista Francesco Granacci, anch’esso allievo di Domenico Ghirlandaio.
Il Varchi riteneva, inoltre, che si trattasse del primo dipinto di Michelangelo. Il Condivi aggiungeva che l’opera fosse stata realizzata su legno e come “oltre all’effigie del santo, c’erano molte strane forme e mostrosità di demoni”.
Approfondimenti sull’opera “Il tormento di Sant’Antonio“)
San Pietro: riproduzione di una figura del Pagamento del tributo di Masaccio
San Pietro, intorno agli anni 1488-90, tecnica a penna e sanguigna si carta, 31,7 x 19,7 cm., Staatliche Graphische Sammlung Monaco di Baviera. L’autografia di Michelangelo e accettata con unanimità.
L’opera è una copia di un’opera di Masaccio (Pagamento del tributo), che si trova nella Cappella Brancacci a Firenze. il San Pietro è una delle opere più antiche attribuite al giovanissimo artista.
Michelangelo riprodusse su un foglio di carta il San Pietro, visibile nella zona destra della scena masaccesca mentre paga al gabelliere il tributo richiestogli.
Approfondimenti sull’opera “San Pietro”).
La Madonna di Manchester
Madonna di Manchester, intorno agli anni 1496-97, tecnica a tempera su tavola, 102 x 76 cm., National Gallery, Londra. L’attribuzione all’artista è incerta e con aiuti.
La tavola viene tradizionalmente assegnata al giovanissimo artista, all’epoca del suo primo soggiorno romano, quando Jacopo Galli, riconoscendo il grande talento dell’adolescente, lo metteva in contatto con persone facoltosa procurandogli le prime commissioni, tra cui segnaliamo la Deposizione di Cristo nel sepolcro per Sant’Agostino, più sotto descritta. Probabilmente allo stesso filone di richieste appartiene anche “Le Stimmate di san Francesco” per San Pietro in Montorio (dipinto andato perduto).
(Approfondimenti sull’opera “La Madonna di Manchester”).
Deposizione di Cristo nel sepolcro
Deposizione di Cristo nel sepolcro, intorno agli anni 1500-1501, tecnica a tempera su tavola, dimensioni 159 x 149 cm., National Gallery, Londra. L’autografia di Michelangelo è certa ma con aiuti.
Le ricerche recentemente effettuate indicano che la composizione fu commissionata al pittore dalla chiesa di Sant’Agostino a Roma su intermediazione di Jacopo Galli, un facoltoso banchiere. Quest’ultimo, riconoscendo grande talento del giovane Michelangelo, che in quel periodo soggiornava a Roma, voleva inserirlo in ambienti di alto rilievo. La commissione restò incompiuta ed il quadro prese altre strade.
L’artista interruppe il soggiorno di Roma per recarsi a Firenze, lasciando nella capitale la sua opera, che pervenne alla collezione Farnese. Da qui passò per le mani di altri collezionisti romani, fino a quando fu acquistata nel 1868 dalla National Gallery di Londra.
(Approfondimenti sull’opera “La Deposizione di Cristo nel sepolcro”)
Stigmate di san Francesco
Stigmate di san Francesco, intorno al 1500, tecnica a tempera su tavola, sconosciute le dimensioni. Il dipinto è andato perduto.
Dall’Anonimo Magliabechiano si ricava che una “tavola d’altare non molto grande” di mano di Michelangelo si trovava nella chiesa di San Pietro in Montorio.
Nelle vite del Vasari la perduta opera viene citata in entrambe le edizioni (1550 e 1568). Nella prima si parla di una completa autografia di Michelangelo, mentre nella seconda si specifica che soltanto la preparazione grafica è dell’artista, sopra la quale appare la stesura pittorica di mano di “un barbiere” che lavorava presso il cardinale Raffaele Riario.
Battaglia di Cascina
Battaglia di Cascina, intorno agli anni 1505-1506, un perduto cartone di un affresco parietale mai realizzato, Palazzo Vecchio, Firenze.
La Battaglia di Cascina è un cartone di Michelangelo Buonarroti, andato perduto. L’opera sarebbe dovuta servire per la realizzazione di un affresco a Palazzo Vecchio (Firenze), nella Sala del Maggior Consiglio, oggi denominata Salone dei Cinquecento.
Il cartone della Battaglia, che fu realizzato intorno al 1505-06, è conosciuto perché esistono studi e copie antiche attestanti la realizzazione. Una fra migliori riproduzioni è quella realizzata intorno al 1542 da Aristotile da Sangallo, custodita a Holkham Hall (Norfolk) nelle collezioni private del conte di Leicester. Per le mani di quest’ultimo passò anche il Codice Leicester di Leonardo.
Tondo Doni
Tondo Doni, intorno agli anni 1504-1508, tecnica a tempera su tavola, dimensioni 120 cm. di diametro, Galleria degli Uffizi, Firenze. È certa l’autografia dell’artista.
Il tema del dipinto in questione ebbe nel sedicesimo secolo e in gran parte del diciassettesimo un’interpretazione di aspetto pietistico. Soltanto più tardi assunse un aspetto naturalistico-familiare, condiviso anche da molti studiosi del Novecento, tra cui ricordiamo Tolnay (1943-60) e Mariani (1947). Tale interpretazione è infatti che Maria, dopo aver terminato di leggere, prende il Bambino che le sta passando San Giuseppe.
Altri studiosi di storia dell’arte vi leggevano altre allegorie, come quella dove la Madonna, che simboleggia la Chiesa, fosse messa a confronto degli ignudi rappresentati in secondo piano come personaggi profetici (Corsi, 1815).
(Approfondimenti sull’opera ” Il Tondo Doni”)
La decorazione della volta della Cappella Sistina
Intorno agli anni 1508–1512, affreschi sul soffitto della Cappella sistina, Città del Vaticano Città del Vaticano, Roma Cappella. È certa l’autografia di Michelangelo.
La volta della Cappella mostra la famosissima serie di storie del Buonarroti, realizzate tra il 1508 ed il 1512. Detta decorazione è ormai da tutti gli studiosi considerata come uno dei capolavori più importanti di tutta l’arte occidentale di ogni tempo.
Papa Giulio II commissionò il grande ciclo di affreschi (500 m² di superficie, lavorata in ogni zona del soffitto) a Michelangelo, il quale accettò la grande sfida pur sentendosi più scultore che pittore.
L’opera del soffitto doveva completare iconologicamente il ciclo già raffigurato sulle pareti con le Storie di Gesù e di Mosè, realizzate nella seconda metà del Quattrocento (1481-82), da artisti tra cui ricordiamo Ghirlandaio, Signorelli, Perugino, Botticelli e Cosimo Rosselli.
(Approfondimenti sull’opera: Decorazione della volta della Cappella Sistina)
Madonna col Bambino
Madonna col Bambino, intorno al 1525, tecnica a matita nera e rossa, biacca e inchiostro su carta, dimensioni 54,1 x 39,6 cm., Casa Buonarroti, Firenze. L’attribuzione al Buonarroti è pressoché certa.
Il disegno conservato da sempre a Casa Buonarroti. In origine si trovava, nella “Camera degli Angioli” della stessa “Casa”, dove l’autore lo sistemò .
Nel 1875, in occasione del quarto centenario dell’artista, la composizione fu esposta al pubblico insieme ad altre opere del Buonarroti, riscuotendo ampi consensi e anche un grande interesse internazionale.
(Approfondimenti sull’opera: Madonna col Bambino“)
Leda e il cigno
Leda e il cigno, anno 1530, tecnica a tempera. Non si conoscono altri dati di questo dipinto, andato perduto di cui rappresentiamo una riproduzione.
Leda e il cigno è un dipinto a tempera su tavola, andato perduto, realizzato da Michelangelo verso il 1530. Dell’opera in esame soltanto alcune copie e varianti sono arrivate ai nostri giorni. La riproduzione qui raffigurata è assegnata a Rosso Fiorentino.
Secondo il Condivi Michelangelo regalò il dipinto ad un suo garzone. Questo pervenne ad Antonio Mini che, nel 1531 lo portò in Francia. L’anno successivo l’opera si trovava nei depositi di Francesco I, che più tardi, probabilmente dopo averla acquistata, la destinò al castello di Fontainebleau.
Da allora si persero le tracce dei Leda e il cigno: alcuni studiosi di storia dell’arte asseriscono che venne fatta bruciare da un ministro di Luigi XII perché assai scandalosa, mentre per altri fu soltanto nascosta.
È probabile che l’ultima apparizione, di cui il Milizia parla di una composizione “malconcia”, fu quella del 1740. Da allora si sono perse le tracce.
(Approfondimenti sull’opera: Leda e il cigno)
Noli me tangere
Noli me tangere, anno 1531. Non si conoscono altri dati.
Caduta di Fetonte
Caduta di Fetonte, intorno al 1533, disegno su carta, dimensioni 31,2 x 21,5 cm., British Museum, Londra. È certa l’autografia di Michelangelo.
Venere e Amorino
Opera: Venere e Amore, intorno agli anni 1532-1534. Non si conoscono altri dati. La composizione sopra riportata, Venere e Amore, è una riproduzione del Pontormo.
Il Giudizio universale
Intorno agli anni 1537–1541, grande affresco parietale di 1370 x 1220 cm., Cappella sistina, Città del Vaticano Città del Vaticano, Roma. L’autografia di Michelangelo è certa.
Per la realizzazione del Giudizio universale nella parete dell’altare ci fu bisogno di effettuare alcuni lavori di modifica. Avvenne così il primo “intervento distruttivo” nella storia della Sistina. L’aspetto originale della zona altare venne totalmente stravolto, sia come impostazione volumetria che come raffigurazioni iconografiche, che continuavano a delinearsi con gli antichi apporti fino a quel momento.
Si rimossero le pitture quattrocentesche di Pietro Perugino, alcune raffigurazioni di pontefici, appartenenti alla stessa serie di quelle ubicate tra le finestre delle pareti, e le due lunette di Abramo e Fares, dipinte nel 1508 dallo stesso Michelangelo. Delle composizioni rimosse ci pervengono soltanto, con copie iconografiche, le due lunette e la pala centrale dell’Assunta che si trovava sopra l’altare.
(Approfondimento sull’opera “Il Giudizio Universale”).
Conversione di Saulo (o Vocazione di San Paolo)
Conversione di Saulo, intorno agli anni 1542–1545, affresco parietale, dimensioni 625 x 661 cm., Cappella Paolina, Città del Vaticano Roma. L’autografia di Michelangelo è certa.
Il tema di questo dipinto riguarda l’episodio riportato negli Atti dagli apostoli (IX 3 SS.). L’artista lo sviluppa in base a ciò che si affermava sin dal Duecento .. con Saulo, poi diventato San Paolo, caduto per terra.
Nel 1934 la composizione venne sottoposta ad un accurato restauro e, in tale occasione, vi si individuarono alcune ridipinture che interessavano anche la testa del cavallo. Queste furono rimosse nel 1953.
Crocifissione di San Pietro
Crocifissione di San Pietro, intorno agli anni 1545–1550, affresco parietale, dimensioni 625 x 662 cm., Cappella Paolina, Città del Vaticano, Roma. È certa l’autografia di Michelangelo.
Crocifissione per Vittoria Colonna
Crocifissione per Vittoria Colonna, intorno al 1545. Non si conoscono altri dati.
Pietà per Vittoria Colonna
Pietà per Vittoria Colonna, intorno al 1546, tecnica a carboncino su carta, dimensioni 28,9 x 18,9 cm., Isabella Stewart Gardner Museum, Boston. L’autografia del Buonarroti è certa. Esistono anche alcune traduzioni realizzate su tavola, ma di incerta attribuzione all’artista.
Epifania
Epifania, intorno agli anni 1550-1553, tecnica a carboncino su carta, dimensioni 232 x 165 cm., British Museum, Londra. L’autografia di Michelangelo è certa.
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