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L’Ebbrezza di Noè nella volta della Cappella Sistina

Ebbrezza di Noè – Michelangelo Buonarroti

Michelangelo – Ebbrezza di Noè – volta della Cappella Sistina.

Sull’opera in esame

L’Ebbrezza di Noè è un affresco di Michelangelo Buonarroti, commissionato da papa Giulio II. L’artista lo realizzò intorno al 1508-1510, misura 170 x 260 cm. e fa parte della decorazione del soffitto della Cappella Sistina nei Musei Vaticani. Vedi anche la pagina delle lunette.

Storia

Nella decorazione del soffitto Michelangelo procedette dalle campate vicino all’entrata progredendo verso l’altare. La porta d’ingresso veniva aperta al pubblico in occasioni delle solenni cerimonie, ove era immancabile la presenza del papa con il suo seguito. Durante la settimana santa era prevista una processione che, partendo dall’entrata in cappella, arrivava fino alle campate sopra l’altare. Il riquadro dell’Ebbrezza di Noè (Genesi 9,20-27) è perciò da considerare appartenente al primo blocco dei lavori, realizzato con il primo ponteggio, e portato a termine intorno al 1510.

Descrizione

L’affresco in esame appartiene alla serie delle Storie della Genesi, nove in tutto. In particolare è il riquadro conclusivo, che chiude anche i tre specifici episodi del patriarca, il settimo, l’ottavo e il nono. Il Settimo avrebbe dovuto essere il Diluvio universale, a cui sarebbe seguito il Sacrificio di Noè. Secondo alcuni studiosi di storia dell’arte, Michelangelo, preferendo uno spazio maggiore per il Diluvio, ha invertito l’ordine dei primi due. Per altri studiosi, invece, la ragione è legata a motivi di interpretazione simbolica delle narrazioni.

Le scene della Genesi componevano un mosaico che rappresentava le storie dell’umanità prima di Mosè, le cui raffigurazioni di artisti quattrocenteschi (fra cui il Botticelli) si possono ammirare lungo pareti della cappella (Storie di Mosè).

Ogni episodio aveva anche una lettura a ritroso in relazione alla Settimana Santa. L’Ebbrezza di Noè veniva infatti interpretata, già dai tempi di sant’Agostino, come quella del “Cristo deriso”. La vigna sulla sinistra, che lo stesso Noè sta lavorando, era considerata un simbolo dell’Incarnazione.

Michelangelo raffigura la scena dell’Ebbrezza di Noè in un ambiente interno ma illuminato a giorno dall’ampia apertura sulla sinistra. Il patriarca, nudo, ebbro ed assopito, è disteso su un basso e fragile e giaciglio, appena scostato da terra da assi nel margine inferiore. Accanto a sé ha una brocca ed una ciotola.

Sulla destra appaiono i suoi figli, anch’essi completamente nudi che, essendosi appena accorti dell’ebbrezza del padre, pare vogliano coprirlo con un manto. Cam, la figura di mezzo, indicando il padre ebbro fa un gesto di derisione, per cui al suo risveglio Noè ne maledirà la stirpe.

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