Marcello Venusti (Mazzo di Valtellina, 1510 – Roma, 15 ottobre 1579)
Marcello Venusti, conosciuto anche come “De Nosta” e “de Voltulina”, nacque a Mazzo di Valtellina nel 1510 e morì a Roma il 15 ottobre del 1579. La sua prima formazione riguarda lo studio della pittura lombarda.
Fu allievo di Perin del Vaga (1501 – 1547) da cui trasse i principi raffaelleschi della pittura e fu influenzato anche da Sebastiano del Piombo (1485 – 1547) e Michelangelo (1475 – 1564). Di quest’ultimo seppe interpretarne il suggestivo linguaggio in chiave di pietismo controriformistico, come testimoniano “I Misteri del Rosario” della chiesa Santa Maria sopra Minerva a Roma e la “Pietà” della galleria Borghese. Il Venusti è celebre anche per la sua attività di copista di opere michelangiolesche, soprattutto quelle relative Giudizio Universale della Cappella Sistina, fra le quali si può ricordare quella commissionatagli nel 1549 dal cardinale Alessandro Farnese, attualmente custodita nel Museo di Capodimonte a Napoli.
Nel 1544 si iscrisse all’Università dei Pittori e Miniatori (diventata poi, nel 1593, Accademia di San Luca) [Archivio dell’Accademia, volume 2, foglio 35].
Tra le opere giovanili spicca la tela del “Sant’Antonio da Padova in adorazione di Gesù” (1548-49, attualmente conservata all’istituto portoghese di Sant’Antonio a Roma), commissionata come pala per l’altare per la chiesa di Sant’Antonio.
Negli anni Cinquanta iniziò la sua attività di copista delle opere di Michelangelo, conquistando in brevissimo tempo ampi consensi presso importanti committenze, tra le quali si ricordano quelle di Tommaso de’ Cavalieri, un patrizio romano, deputato alla fabbrica del Campidoglio, che gli commissionò “L’Annunciazione” della Sacrestia Vecchia nella Basilica di San Giovanni in Laterano (1550-55) e la “Resurrezione di Cristo”, attualmente alla Pinacoteca Civica di Forlì.
L’importanza di questi due lavori deriva anche dal fatto che il Venusti li avesse realizzati impiegando i disegni originali, avuti, per l’appunto proprio dal de’ Cavalieri che era in strettissimi rapporti con Michelangelo (dallo scambio epistolario intercorso tra il de’ Tommaso ed il grande artista emerge infatti uno “sregolato sentimento omosessuale”).
In questi due dipinti il Venusti libera le figure dagli eccessi michelangioleschi di quei disegni, mantenendone tuttavia la forte innovazione manieristica nelle torsioni e nei movimenti, nonché nella strutturazione a spirale dei personaggi.
Intorno alla fine degli anni Cinquanta realizzò due versioni della “Sacra Famiglia” (oggi alla Galleria Borghese e al Santuario della Madonna delle Grazie di Grosotto presso Sondrio), ove vengono emergono gli schemi raffaelleschi. È dello stesso periodo l’affresco della facciata di casa Valorsa a Grosio (So), realizzato su un modello del locale pittore Cipriano Valorsa (1515 circa – 1604).
L’opera più significativa dell’artista, considerata dagli studiosi come il manifesto dell’arte sacra nell’età della Controriforma, rimane il “San Bernardo di Chiaravalle che conculca il demonio”, attualmente alla Pinacoteca Vaticana, eseguita nel 1563, per l’appunto, nell’anno di chiusura del Concilio Tridentino.
Nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma sono custodite molte opere del pittore.
Nel 1576 fu eletto Console dei pittori (la carica più alta nel mondo dell’Arte), incarico che aveva rifiutato moltissimi anni prima (1560). L’artista frequentò l’università probabilmente fino al 1579 (di sicuro fino al 1574, quando s’interrompe la documentazione – a noi arrivata – relativa alle adunanze), anno della sua morte, avvenuta il 15 Ottobre [Silvagni, 2007, 80].
Due opere di Marcello Venusti:
“Ritratto di Michelangelo”, copia da Jacopino del Conte, Firenze, Casa Buonarroti.
“Sacra Famiglia”, Grosotto (So), Santuario.