Michelangelo Buonarroti: Vela sopra la lunetta di Giosia, Ieconia e Salatiel
Sugli affreschi
La vela sopra la lunetta – raffigurante Giosia, Ieconia e Salatiel – è un affresco di Michelangelo Buonarroti realizzato intorno al 1508-1511 e appartenente alla decorazione della volta della Cappella Sistina in Vaticano. La composizione, che misura 245 x 340 cm., fu commissionata da papa Giulio II.
Figure della Vela: scena del piccolo Giosia, il futuro perfido re Amon.
La lunetta di Giosia, Ieconia e Salatiel (più sotto descritta) è anch’essa opera del Buonarroti, realizzata intorno 1508-11. La composizione, che misura circa 340 x 650 cm., fa parte della decorazione della stessa cappella, sempre commissionata da Giulio II. Vai alla pagina delle lunette.
Secondo il Tolnay, con il richiamo al primo nome della lunetta, il bambino abbracciato dalla madre sarebbe Giosia, il futuro re che divenne il “perfido Amon”, simbolo del male. Prima del grande restauro la composizione presentava alcuni guasti legati all’umidità.
Le otto vele si trovano ai lati della volta della Sistina (destra e sinistra) e corrono adiacenti alle pareti lunghe, sui cui registri superiori sono rappresentate le rispettive lunette.
I quattro pennacchi con con le otto lunette ad essi adiacenti (si legga tutto il discorso) si trovano ai quattro angoli della volta. Le vele, le sottostanti lunette e quelle adiacenti ai pennacchi, mostrano le quaranta storie del Vangelo di Matteo, che riguardano gli Antenati di Cristo. Due lunette, nello specifico quelle sulla parete dell’altare, raffiguranti Abramo e Fares, vennero rimosse per fare spazio all’affresco del Giudizio Universale.
La vela in esame – a destra del Diluvio universale – fu eseguita con il primo ponteggio ligneo e fu una fra le prime ad essere realizzata sulla volta della Cappella. La sottostante lunetta con Giosia, Ieconia e Salatiel, eseguita sullo stesso ponteggio, fu anch’essa fra le prime ad essere dipinta, probabilmente la sesta.
Storia della vela e della lunetta con Giosia, Ieconia e Salatiel
Le vele sulla volta della cappella e le sottostanti lunette nel registro superiore delle pareti sono iconologicamente collegate e, sebbene diverse nella struttura, mostrano tutte gli episodi degli Antenati di Cristo.
Nelle raffigurazioni (vele e lunette) compaiono gruppi familiari che il pittore realizzò anche in spazi concavi e a forma triangolare (da cui deriva la denominazione di vele). La colorazione di queste ultime è un po’ più scura rispetto a quella delle lunette.
Per i personaggi di queste composizioni (qui trattasi di Giosia, Ieconia e Salatiel, forse presenti anche sulla vela), per poter dipingere e conferire le giuste illusioni prospettiche anche sugli insoliti spazi, il pittore dovette scegliere fra limitati atteggiamenti, pose e posizioni delle figure, spesso riprese sedute per terra su svariati rialzi, anziché su comodi gradoni.
L’identificazione dei personaggi degli affreschi in esame si deduce dalle tabelle inserite nelle lunette, ove sono scritti i vari nominativi. Tuttavia non c’è accordo fra gli studiosi di storia dell’arte sulle identificazioni dei gruppi quando il confronto si sposta dalla lunetta alla corrispondente vela. Michelangelo, pare, avesse dato più importanza agli atteggiamenti ed alle espressività dei personaggi, trascurando le caratteristiche identificative.
Negli spazi triangolari adiacenti alle vele (sopra di esse, a sinistra e a destra) appaiono due nudi in monocromo simulante il bronzo. Il pittore li inserì in uno sfondo alquanto scuro con toni violacei, in simmetria tra loro, separati da un teschio di ariete.
Le fasi della decorazione
Le vele e le lunette, come tutte le altre composizioni della grande decorazione della volta, furono dipinte in due fasi. Il Buonarroti iniziò ad affrescare i vari riquadri in corrispondenza delle campate dell’ingresso, per procedere verso dell’altare. I dipinti più vicini a quest’ultimo, ossia quelli più prossimi alla maestosa rappresentazione del Giudizio universale, sono fra gli ultimi realizzati dall’artista. Tuttavia la cronologia riferita agli episodi dei testi biblici risulta invertita all’osservatore, che entrando in cappella procede in direzione dell’altare.
Riguardo la prima fase dei lavori, quella relativa alla prima metà della cappella, eseguita sul primo ponte ligneo, si pensa che fosse stata portata a termine nell’estate del 1511. Qualche mese più tardi (ottobre) Michelangelo montò un secondo ponteggio lungo l’altra metà della cappella, e procedette nella stessa direzione, cioè verso l’altare fino alle lunette (poi rimosse) della parete del Giudizio universale.
L’artista completò l’intera decorazione nel 1512, poco prima della vigilia di Ognissanti, giorno in cui fu “scoperta” ed inaugurata.
Da quanto sopra riportato risulta che la vela e la lunetta – relative a Giosia, Ieconia e Salatiel – furono fra i primi dipinti che il pittore realizzò sulla volta della Cappella Sistina.
Descrizione e stile della vela
La sottostante lunetta mostra due gruppi familiari, uno nella zona di sinistra e l’altro a destra. Il tabellone al centro, che li separa, indica la presenza di Giosia, Ieconia e Salatiel. Non è sicuro lo specifico riconoscimento dei fanciulli, tuttavia la composizione si identifica tradizionalmente nella famiglia di Iechonias, il cui figlio è Salatiel.
L’uomo, con il volto ripreso di profilo, appare sdraiato in primo piano sulla nuda terra. Il busto, leggermente ruotato a destra, è appena sollevato dal suolo e poggia con la spalla su qualcosa di indefinito. Le sue gambe, ricoperte da calzoni bianchi, contrastando con i toni delle zone circostanti, sbalzano su tutto contesto.
Dietro di lui appaiono la donna con il bambino. Lei è ripresa di profilo seduta su qualcosa di morbido (forse un cuscino) dai toni verdastri. Ha una veste violacea e ed un velo bianco che le ricopre le spalle. Il prolungamento dello stesso velo, i cui toni richiamano quelli dei calzoni del marito, le avvolge anche la testa.
Il bambino, che appare seduto nell’oscurità del fondo, sembra essere affettuosamente tirato dalla madre, che intende avvicinarlo a sé con l’intento di baciarlo.
La scena ricorda quella che spesso vediamo nelle varie composizioni della Fuga in Egitto. San Paolo chiamò “pellegrini sulla Terra” gli antenati di Cristo alla ricerca della terra promessa.
La nuova illuminazione e la nuova configurazione dei personaggi appare in una dilatazione spaziale in piani che man mano, allontanandosi dal fruitore dell’opera, perdono di definizione.
Per riportare il disegno dal cartone all’intonaco della volta Michelangelo impiegò la tecnica dello spolvero. Per portare a termine la composizione occorsero due sole giornate.
Nudi bronzei
La coppia nudi bronzei appare, come in tutte le vele, disposta in simmetria sui due lati della vela. I due sono sdraiati lungo la cornice della vela con il busto in torsione rivolto verso spettatore.
Michelangelo usò un solo cartone, dritto e poi ribaltato, per trasferire il disegno sull’intonaco, agendo poi su piccolissimi particolari per rompere la perfetta simmetria.
La lunetta con Giosia, Ieconia e Salatiel
Descrizione
Come sopra accennato, la lunetta con Giosia, Ieconia e Salatiel fu tra le prime raffigurazioni della volta ad essere state affrescate. Tradizionalmente si pensa che fosse il sesto dipinto in ordine cronologico.
I contenuti delle lunette rimandano alle narrazioni del Vangelo di Matteo con la genealogia di Cristo
La presente lunetta la incontriamo – provenendo dall’ingresso – nella seconda raffigurazione sul registro superiore della parete destra, in corrispondenza del Diluvio Universale.
La composizione mostra due gruppi di figure, uno in ogni metà separata dalla tabella, con la scritta dei nominativi di tre dei quattro protagonisti: ” IOSIAS / IECHONIAS / SALATHIEL”.
A differenza delle altre lunette, questa rompe il ritmo delle narrazioni affini a quelle affrescate sul lato opposto. A contrapporla è la raffigurazione del gruppo di Zorobabele, Abiud ed Eliacim sull’altro lato. La lunetta adiacente a quella in esame mostra invece Ezechia, Manasse e Amon, gli antenati immediatamente precedenti a Giosia, Ieconia e Salatiel. Probabilmente si è voluto mettere in risalto il collegamento tra i due episodi, che entrambi appartengono al periodo babilonese.
Iosias, figlio di Amon, è generalmente indicato nell’uomo a destra con il figlio Ieconia che tiene sulle ginocchia.
I due gruppi raffigurati in questa composizione hanno in comune una chiara espressione drammatica: due bambini che, con gesti tutt’altro che tranquilli, si affrontano gesticolando in lontananza. Non si capisce bene però se si tratti effettivamente di gesti impetuosi, oppure se Ieconia voglia dare al fanciullo nella zona di sinistra l’oggetto non bene identificato che reca nella mano. Il bambino che dovrebbe riceverlo è tenuto con forza dalla madre, contrariata dal concitato scambio.
Stile
L’uomo nella zona a destra è ricoperto per intero da un manto verdastro, che bene si armonizza con le chiarissime gamme cromatiche del fondo e con l’incarnato del bambino che tiene in grembo. Il volto, ripreso di profilo, ha una fisionomia ben caratterizzata e dettagliatamente strutturata, che rimanda alla ritrattistica romana dello stesso periodo.
La coloristica della donna raffigurata nella zona di sinistra è assai più brillante. Spicca la bianca camicia, nonostante appaia solo sulla manica sinistra, ed il manto giallo che le nasconde tutta la parte inferiore del corpo. Il busto è ricoperto da una veste rosa a cui è allacciata una fascia verde. L’energica illuminazione, proveniente da sinistra, le rischiara il volto e la capigliatura, mettendone in evidenza i particolari, soprattutto quelli nell’accurata acconciatura dei capelli.