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Biografia di Giorgio Vasari

Biografia di Giorgio Vasari (1511 – 1574)

Giorgio Vasari nacque ad Arezzo il 30 luglio 1511. Fu un pittore, architetto e storico d’arte. La sua pittura fu influenzata da quelle di Michelangelo (Caprese Michelangelo, 1475 – Roma, 1564 ) e di Andrea del Sarto (Firenze, 16 1486 – Firenze, 1531).

La sua formazione artistica, che fu assai articolata, fece riferimento – oltre che a Michelangelo – alla pittura del primo manierismo, quella di Raffaello e dei pittori veneti.

Come architetto, Giorgio Vasari fu la figura centrale dei progetti promossi ed appoggiati da Cosimo I de’ Medici (Firenze, 1519 – Villa di Castello, 1574), contribuendo, grazie anche alle intercessioni di Sforza Almeni (stretto e fidato servitore del duca, da cui poi fu ucciso), allo sviluppo dei grandi cantieri in molte zone della Toscana, tra i quali spiccano quelli di Firenze con la ristrutturazione di Palazzo Vecchio e la costruzione degli Uffizi, portati avanti quasi in contemporanea.

Ciò che rese famoso il grande architetto-pittore, e fatto diventare punto di riferimento per lo studio della Storia dell’arte, fu il trattato delle “Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri”, pubblicato in due edizioni: la prima nel 1550, dall’editore ducale Lorenzo Torrentino e l’atra (edizione “giuntina”) nel 1568 con reintegri. L’opera, che inizia con un’introduzione a carattere tecnico-critico sulle principali arti (architettura, scultura e pittura), ancora oggi viene considerata come una pietra miliare della Storia dell’arte, punto di base indispensabile per le biografie e le opere di oltre 160 protagonisti del mondo dell’arte.

Come primo critico della Storia dell’arte italiana – è lui che coniò il termine “Rinascita” – Vasari ideò il genere, tutt’oggi largamente impiegato, dell’enciclopedia delle vite artistiche.

Vasari pittore

Autoritratto, anno 1566-1568 circa, tecnica ad olio su tavola, 100,5 × 80 cm, Galleria degli Uffizi, Firenze.
Autoritratto, anno 1566-1568 circa, tecnica ad olio su tavola, 100,5 × 80 cm, Galleria degli Uffizi, Firenze.

La sua prima formazione si forgiò ad Arezzo presso la bottega di Guillaume de Marcillat (La Châtre, 1470 – Arezzo, 1529), un pittore e maestro vetraio francese nonché noto frescante, per proseguire poi, grazie all’interessamento del cardinale Silvio Passerini – si pensa intorno al 1524 – a Firenze, dove ebbe contatti diretti con Michelangelo Buonarroti, Andrea del Sarto e Baccio Bandinelli (Firenze, 1488 – Firenze, forse 1560), da cui trasse i principi essenziali della pittura, quali la capacità nel disegno e la perizia nella strutturazione prospettica. Più tardi incominciò a frequentare Rosso Fiorentino (Firenze, 1495 – Fontainebleau, 1540) e Francesco Salviati (Firenze,1443 – 1478). Con quest’ultimo il Vasari, che già aveva creato un sodalizio artistico, soggiornò a Roma tra il 1531 ed il 1536 per studiare l’arte delle antichità e, soprattutto, la pittura di Michelangelo e Raffaello.

Dal Rosso trasse soprattutto quel tragico cromatismo e quella maestria nel comporre che si evidenziano nel “Cristo portato al Sepolcro” del 1532, attualmente custodito nella Collezione di Casa Vasari, che molto si avvicina al “Compianto sul Cristo deposto” (1528) del noto manierista, oggi nella chiesa di San Lorenzo a Sansepolcro. Il suo modo di disegnare, soprattutto nel figurativo, fu influenzato anche da Baccio Bandinelli e da Francesco de’ Rossi (Firenze, 1510 – Roma, 1563), meglio conosciuto come il Salviati.

Sebbene di buona capacità creativa ed uomo di elevata cultura, la sua pittura non è considerata di pregiata qualità: in essa si evidenzia prestezza nel dipingere, tendenza a ripetere più volte le stesse figure con i soliti atteggiamenti e posizioni, in ambienti con stesse caratteristiche e stesse scenografie, nonché la forte tendenza verso la narrazione a scapito dell’espressività e del pathos, quest’ultimo completamente assente nei suoi dipinti.

A proposito della prestezza anche Michelangelo trovò da ridire sugli affreschi della Sala dei Cento Giorni alla Cancelleria, che il Vasari portò a compimento nel 1546. Nonostante tutto, l’artista è considerato uno dei massimi esponenti del manierismo toscano e romano, la cui pittura attirò particolari interessi a Venezia, dove venne chiamato nel 1541 per l’allestimento teatrale della Talanta di Pietro Aretino.

Assai noto come scenografo e architetto teatrale il Vasari fu intensamente attivo nel capoluogo toscano dal 1536 al 1565; un’esperienza di particolare rilevanza che lasciò inequivocabili tracce con la presenza della sua pittura: la Sala dei Cento Giorni a Roma (1542-46) e la Sala Regia in Vaticano (1572).

Vasari: la cena di San Gregorio Magno

Fra i suoi dipinti di maggior pregio non può essere dimenticata la “Cena di S. Gregorio Magno”, una delle tre tavole realizzate nel 1539-40 (delle altre due rimane il “Cristo in casa di Marta”, mentre la terza con “Due angeli ricevuti da Abramo” andò perduta dopo le soppressioni) per il Refettorio di S. Michele in Bosco di Bologna (Pinacoteca Nazionale di Bologna), opere che si accostano alla pittura del Salviati ma anche a quella del Parmigianino (Parma, 1503 – Casalmaggiore, 1540).

Una peculiarità del suo essere artista è il proprio modo di essere cortigiano ed allo stesso tempo imprenditore, qualità, queste, che lo portarono a grandi committenze nei più alti ambienti artistici della penisola: Firenze, Venezia, Roma, Bologna, Napoli. Fra i suoi collaboratori ricordiamo Cristofano Gherardi detto il Doceno (Sansepolcro, 1508 – Sansepolcro, 1556), un pittore assi attivo e capace.

 Segue alla pagina successiva con l’elenco delle sue opere

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