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Camillo Procaccini (Parma, 1561 – Milano, 21 agosto 1629)

Nacque a Parma nel 1561. Esiste il documento dell’atto battesimale rinvenuto proprio in occasione della mostra ticinese del 2007 sul pittore: Camillo Procaccini. Le sperimentazioni giovanili tra Emilia, Lombardia e Canton Ticino.

Il padre, Ercole Procaccini il Vecchio, era un rinomato pittore come pure i suoi fratelli minori, Giulio Cesare e Carlo Antonio.

Alla fine degli anni Ottanta Camillo, dalla sua terra natia, si trasferì a Milano al seguito del conte Pirro Visconti Borromeo, un estroso intellettuale che di li a poco gli affidò l’incarico per un ciclo di affreschi nel famoso Ninfeo della Villa Borromeo Visconti a Lainate. Il sito, con il suo parco, i suoi mosaici di ciottoli, gli affreschi, i giochi d’acqua – dopo l’ultimo restauro – è aperto al grande pubblico.

Il Procaccini fu un esponente di rilievo della pittura lombarda: la sua maestria, al di sopra della norma, gli valse l’appellativo di “Vasari della Lombardia”. Con la sua bravura e le sue originalità, talvolta eclettiche, interiorizzava e riusciva a rielaborare le ricerche emiliane e romane che in precedenza lo forgiarono, divenendo un esempio sicuro per molti giovani artisti.

Esso contribuì certamente allo sviluppo ed alla diffusione del Barocco lombardo e la sua bottega rappresentò un punto di riferimento a cui, tra gli altri, attinsero allievi del calibro di Giovan Battista Discepoli detto Lo Zoppo (Castagnola-Cassarate, 1590 circa – Milano, 1654 circa).

Con la Controriforma, il suo contributo per lo sviluppo di un nuovo stile della pittura sacra si basò soprattutto su un’esposizione chiara, comprensibile e logica, in linea con i principi cattolici, che furono espressi – purtroppo non del tutto palesemente – dal Concilio di Trento: il mondo dell’arte sentì, infatti, sulle proprie spalle l’enorme responsabilità di emendarli.

Due opere di Camillo Procaccini:

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