Cattedrale Metropolitana di Santa Maria Assunta (cenni sul pavimento)
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Descrizione e storia del pavimento
Una fra le più belle opere della Storia dell’arte
All’interno del Duomo di Siena è possibile ammirare un gran numero di capolavori, realizzati nel corso dei secoli da grandissimi artisti, tra cui spicca il pavimento, una tra le opere più belle secondo gli studiosi di Storia dell’arte. Iniziato nel Trecento fu portato a compimento soltanto nel XIX secolo”.
Negli scritti del Vasari
Della pavimentazione della chiesa in esame ne parlò anche il Vasari, a proposito del Beccafumi, nei suoi celebri scritti: “gli riuscì l’opera tanto bene e per l’invenzione e per lo disegno fondato e copia di figure, che egli a questo modo diede principio al più bello et al più grande e magnifico pavimento che mai fusse stato fatto, e ne condusse a poco a poco mentre che visse una gran parte” (Domenico Beccafumi dalle Vite di Vasari).
I cartoni di Pinturicchio, Beccafumi, Martini, Sassetta ed altri artisti
I cartoni preparatori delle tarsie (per la precisione cinquantasei) furono realizzati da importantissimi artisti locali, tra cui prese parte anche il Pinturicchio nel 1505, unico collaboratore non senese, con il cartone per il Colle della Sapienza.
Altri nomi che vi spiccano sono quelli di Domenico Beccafumi, Matteo di Giovanni, Francesco di Giorgio Martini, Sassetta, Neroccio di Bartolomeo de’ Landi, Urbano da Cortona, Antonio Federighi. Il Beccafumi realizzò 35 episodi rinnovandone profondamente il genere.
Nelle ultime fasi di realizzazione, relative al XIX secolo, vi lavorò Alessandro Franchi, caposcuola del purismo [TCI, pagine 519-520].
I riquadri del pavimento
L’insieme dei riquadri mostra raffigurazioni relative ad un omogeneo disegno tematico: la Rivelazione tramite la Scrittura. Appaiono però anche alcune storie senesi, realizzate per esigenze di celebrazione cittadina.
La tecnica impiegata ed il suo ulteriore sviluppo
La tecnica impiegata per il trasferimento dei progetti degli artisti sul marmo del pavimento è quella del graffito e del “mosaico fiorentino”, quest’ultimo conosciuto anche come “commesso marmoreo”.
Si iniziò in modo assai semplice per poi ampliare e sviluppare gradatamente le tecniche. Infatti così avvenne fino raggiungere il primo straordinario risultato, ottenuto nel tratteggiare su marmo bianco dei solchi e quindi riempirli con stucco nero.
Si incominciò di fatto a perfezionare la tecnica del graffito, che permetteva di accostare marmi con svariate combinazioni cromatiche raggiungendo gli stessi effetti di una tarsia in legno (“commesso marmoreo” o “mosaico fiorentino”).
Più tardi entrambe le tecniche divennero complementari l’una all’altra.
Spetta a Domenico Beccafumi, celebre esponente del Tardo-Rinascimento senese, la paternità dell’ulteriore sviluppo di detta tecnica combinata, con la quale si ottennero meravigliosi giochi di contrasti cromatici e di luminosità.
Tutti gli episodi della pavimentazione del duomo di Siena subirono delle restaurazioni nel corso dei secoli, per combatterne l’inevitabile usura. Alcuni furono completamente rifatti ex-novo, rispettando le antiche tecniche e gli aspetti raffigurativi.
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