Cattedrale Metropolitana di Santa Maria Assunta (navata centrale e navate laterali)
Continua dalla pagina precedente con la struttura interna e controfacciata
Navata centrale del duomo di Siena
I busti dei papi
Sopra la navata centrale e sopra il coro spicca un maestoso davanzale che sovrasta un’interminabile fila di busti di papi: 171 per l’esattezza. Questi, che secondo gli esperti, appaiono di mediocre rappresentazione, furono realizzati nel periodo a cavallo tra il Quattrocento e Cinquecento da artisti anonimi [Gabriele Fattorini, in Le sculture del Duomo di Siena, Silvana Editoriale, 2009, alle pagine 47-51].
Il primo busto che si incontra (visibile subito sulla destra) è quello raffigurante S. Pietro.
Proseguendo verso il coro e poi girando in senso orario appaiono tutti gli altri pontefici succedutisi cronologicamente.
Presso la parete di fondo del coro appare il busto di Cristo e quindi papa Lucio III (1181-1185), il centosettantunesimo pontefice.
La lista avrebbe dovuto concludersi Alessandro III (1159-1181), centosettantesimo papa (di origine senese che consacrò il duomo nel 1179) ma si rese necessaria l’esclusione del busto di papa Giovanni VIII. Quest’ultimo, il cui pontificato va dal 14 dicembre 872 al 16 dicembre 882, poiché poteva essere confuso con la leggendaria ed imbarazzante papessa Giovanna con lo stesso nominativo (papa, si presume, nel biennio 853-855), fece slittare di una unità in anticipo tutti i papi che la succedettero. L’esclusione della papessa dalle registrazioni storiche fu voluta dal suo successore Benedetto III (855-858).
I busti degli imperatori
Sotto la lunga fila dei pontefici – negli sguanci degli archi, a intervalli regolari – appaiono le trentasei sculture di busti di imperatori, non identificati da didascalie, realizzati nel Cinquecento in due periodi diversi. Quelli visibili nella navata centrale e cupola furono scolpiti tra il 1503 ed il 1506, mentre quelli nel coro tra il 1568 e il 1571 [Gabriele Fattorini, in Le sculture del Duomo di Siena, Silvana Editoriale, 2009, pagine 47-51].
Il motivo per cui l’opera del duomo fosse stata spinta ad inserire busti in un edificio religioso, che nulla avevano a che vedere con le altre figure ecclesiastiche, è ancora oggetto di accesi dibattiti. Alcuni studiosi, però, pensano ad un omaggio alla tradizione ghibellina di Siena [Gabriele Fattorini, in Le sculture del Duomo di Siena, Silvana Editoriale, 2009, pagine 47-51].
I capitelli istoriati
Di grande valore artistico sono i numerosissimi capitelli istoriati che si trovano in tutta la cattedrale al termine di ogni pilastro. Molti fra quelli ubicati nella navata centrale (1263-1280 circa) vengono attribuiti a Nicola Pisano o alla sua scuola.
Gli altri, di più antica realizzazione e quindi di più dubbia assegnazione, appaiono di minore valore artistico. Molti di quelli in corrispondenza del coro (1340-1357 circa), invece, sono ritenuti opera di Giovanni di Agostino [Silvia Colucci in M. Lorenzoni (2009), pagine 42-46].
Sugli ultimi due pilastri appaiono due antenne, probabilmente provenienti dal carroccio senese della battaglia di Montaperti nel 1260 [ TCI, p. 520]. Data la loro importante lunghezza, superiore ai sedici metri, alcuni studiosi ritengono invece che si tratti di elementi di un solo pennone di una nave cristiana, o ottomana, attiva nella Battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571.
Navata sinistra
Le antiche rappresentazioni
In tempi remoti negli altari laterali della cattedrale si poteva ammirare un eccezionale ciclo di episodi mariani che facevano parte integrante della grandiosa pala d’altare di Duccio di Buoninsegna (la Maestà del duomo di Siena).
Si trattava di capolavori realizzati da celebri artisti locali del Trecento (i Lorenzetti, il Sassetta, Simone Martini), che dopo la loro rimozione, avvenuta nel Seicento per far posto ad altre opere, si perdettero le tracce nel XVIII secolo.
Le pale di Trevigiani e Sorri
Sul primo e secondo altare si possono ammirare le pale di Francesco Trevigiani raffiguranti rispettivamente i Quattro Santi coronati e il Cristo coi santi Giacomo e Filippo (1688). Sul terzo altare appare una Epifania realizzata nel 1588 da Pietro Sorri.
L’opera di Duccio al Museo dell’opera e nei vari musei del mondo
Per quanto riguarda il grande complesso pittorico di Duccio di Buoninsegna, la stesura pittorica della pala, realizzata a tempera su tavola, copriva entrambi i lati (recto e verso), compresi predella e coronamento.
Attualmente l’impianto è smembrato e gran parte dei riquadri è conservata nel Museo dell’Opera del Duomo.
Altri comparti, appartenenti alla predella e al coronamento, furono trasferiti all’estero e si trovano attualmente in diversi musei e collezioni (sia pubbliche che private), mentre altri ancora sono dispersi.
Navata destra
Gli altari
Negli altari della navata destra del duomo (dal primo al quarto) si possono ammirare in successione ordinata le seguenti opere:
- 1° altare: La pala di Domenico Maria Canuti con il San Gaetano.
- 2° altare: La pala di Annibale Mazzuoli con l’Estasi di san Girolamo.
- 3° altare: La pala di Raffaello Vanni (1654) con l’Estasi di san Francesco di Sales.
- 4° altare: La pala di Pier Danidini con lo Sposalizio mistico di santa Caterina.
La tomba di Piccolomini e i riquadri di Urbano da Cortona
Proseguendo per lo stesso verso, quasi sul termine della navata, si trova la piccola porta attraverso la quale si accede all’interno del campanile. Sopra di essa appaiono frammenti ricomposti della Tomba di Tommaso del Testa Piccolomini, vescovo di Pienza, opera scolpita nel 1485 in tempo record (soli sei mesi) da Neroccio di Bartolomeo de’ Landi.
Ai lati si possono ammirare sei episodi del ciclo di 22 riquadri di Urbano da Cortona, realizzati intorno al decennio 1450-1460, provenienti dalla cappella delle Grazie, demolita nel XVII secolo. Dalla stessa cappella altre opere furono trasferite sulla facciata del duomo ed in controfacciata.
Nei pressi spicca la meravigliosa un’acquasantiera in stile gotico realizzata intorno alla prima metà del XIV secolo da un ignoto artista.
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