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Biografia di Guido Reni
Guido Reni, considerato dagli studiosi di Storia dell’arte come uno fra i maggiori pittori del Seicento, nasce il 14 Novembre 1575 a Bologna.
Gli inizi della carriera artistica a Bologna
La sua prima formazione avvenne nello studio di Calvaert, un pittore manierista fiammingo, e quindi, intorno ai vent’anni, presso l’Accademia degli Incamminati, che i Carracci avevano istituito da pochissimo tempo.
Dopo lunghe e faticose esercitazioni, che comprendevano anche su riproduzioni di opere note, tra cui quelle di Annibale Carracci, il Reni incominciò a scostarsi dalla pittura manierista e dagli influssi del gruppo legato a quell’Accademia.
Il soggiorno romano
Nel 1602, all’età di ventisette anni, il pittore, che già lavorava in proprio, volle arricchire il proprio bagaglio artistico recandosi a Roma. Qui entrò così a diretto contatto con la pittura che in quel periodo andava per la maggiore, la lezione caravaggesca.
Nelle prime opere di Guido Reni risaltano riferimenti ai canoni accademici ma, a distanza di pochissimo tempo, intorno al biennio 1604-1605 nella capitale, realizzò la Crocefissione di San Pietro per la Chiesa di San Paolo alle Tre Fontane, dove già si evidenzia la peculiarità del suo linguaggio pittorico e di una propria ricerca estetica.
Il superamento dei canoni barocchi
L’artista nei suoi ripetuti esperimenti – tra cui quello, non meno importante, di superare la spettacolarizzazione e l’artificiosità barocca – mirava ad una rappresentazione più credibile della realtà. Riuscì infatti a controllarla e disciplinarla con integrazioni classiciste. In breve tempo Guido Reni divenne celebre negli ambienti romani, diventando l’interprete del gusto dell’alta aristocrazia.
Data la sua fama, ormai già abbastanza consolidata, non gli mancò la protezione di grandi personaggi come papa Paolo V e Scipione Borghese.
Il trasferimento a Bologna
La sua attività il Reni la divideva tra Roma e Bologna ma alla fine scelse quest’ultima dove, dal 1620, vi si stabilì in modo definitivo.
Nel periodo del soggiorno romano, nonostante la gioia per i positivi riscontri sui lavori realizzati al papa e all’alta nobiltà, il pittore si accorse di provare una certa voglia di affrancamento da tale ambiente. Sentì, infatti, il bisogno di una più libera espressione di linguaggio, rifiutandosi di soddisfare i singoli gusti.
Il Reni, infatti, non sopportava la mancanza di riguardo della committenza verso la propria creatività, nonché i continui solleciti per accelerare i tempi di realizzazione delle opere ancora in fase di sviluppo. Per trattenerlo negli ambienti romani gli proposero il titolo di Cavaliere che l’artista prontamente rifiutò.
Le opere più significative di Guido Reni
Tra le grandi opere realizzate a Roma possiamo ricordare i dipinti della “Sala delle Nozze Aldobrandine”, i dipinti della “Sala delle Dame” in Vaticano, le decorazioni del Palazzo del Quirinale, quelle della Cappelle Paolina e dell'”Annunciata” in Santa Maria Maggiore, l'”Aurora” del Palazzo Rospigliosi Pallavicini.
Ritornato nella città natale l’artista realizzò la “Strage degli Innocenti” e il “Sansone vittorioso” (1611-1612), riprendendo quindi a lavorare a pieno ritmo per una clientela di alta aristocrazia – anche fuori della nostra penisola – per la quale riuscì pienamente a soddisfarne le richieste, non solo quelle a tematica religiosa ma anche altre a sfondo mitologico, impiegando uno stile atto a teorizzare la bellezza nell’accezione di morale.
Le opere dell’ultimo periodo
Sempre a Bologna il Reni realizzò, su commissione del duca di Mantova, “Le fatiche di Ercole” attualmente custodita al Louvre, “Lucrezia” e “Cristo al Calvario”.
Lo splendido capolavoro della “Pala del voto” (382 x 242 su supporto di seta), custodito nella Pinacoteca Nazionale di Bologna, dà inizio all’ultimo periodo della carriera artistica di Guido Reni, del quale si segnalano l’“Adorazione dei pastori” (1640-42), attualmente alla National Gallery di Londra, l’altra “Adorazione dei pastori” (1640-42; 485 x 330 cm.) della Certosa di San Martino a Napoli, la “Fanciulla con corona” (1640-42; 91 x 73 cm.) e “Cleopatra” (1640-42) entrambe custodite nella Pinacoteca Capitolina di Roma).
Il pittore si spense il 18 agosto 1642, all’età di sessantasette anni, dopo due giorni di agonia. Il suo corpo rimase esposto per due giorni nella basilica di San Domenico a Bologna.
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