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Giuditta e Oloferne nella Volta della Cappella Sistina, Vaticano

Michelangelo Buonarroti: Giuditta e Oloferne Volta della Cappella Sistina

Michelangelo Buonarroti: Giuditta e Oloferne - Volta della Cappella Sistina, anno 1508-1509
Michelangelo Buonarroti: Giuditta e Oloferne – Volta della Cappella Sistina, anno 1508-1509

Giuditta e Oloferne

Prima del restauro – Michelangelo Buonarroti: Giuditta e Oloferne Volta della Cappella Sistina, anno 1509, 570 x 970 cm. Vaticano.

Sull’opera

Giuditta e Oloferne è un affresco di Michelangelo, appartenente alla serie dei pennacchi della volta della Cappella Sistina in Vaticano. La composizione, che fu realizzata intorno al biennio 1508-1509, venne commissionata da papa Giulio II.

Nel pennacchio in esame appare la famosa scena biblica (Giuditta, XIII) della decapitazione di Oloferne eseguita dalla vedova di Betulla. Nell’esecutrice si scorse – per un lungo periodo – l’incarnazione della libertà (con intenti anche polemici, da parte di Michelangelo, addirittura verso l’attuale papa che era anche il committente), della Chiesa trionfante, della giustizia divina, ed altro ancora.

Nella testa mozzata di Oloferne, portata da una delle donne, molti esegeti vi hanno identificato il volto di Michelangelo. Sembrerebbe che questo pennacchio fosse il primo ad essere stato affrescato. Una brutta crepa, al centro della composizione, si formò per una zona malamente stuccata con cera.

Storia

Nel configurare il soffitto della Cappella Sistina si decise di procedere dalle campate corrispondenti all’ingresso, la cui porta si apriva per le solenni cerimonie presiedute dal pontefice ed il suo seguito. Nel corso della settimana santa una processione, dall’entrata, si spingeva fin alle campate sopra l’altare. Il pennacchio raffigurante la scena di Giuditta e Oloferne (Libro di Giuditta 13,1-10, riportato solo nella Bibbia cattolica), che si trova sulla sinistra, subito dopo l’entrata in cappella, fu uno dei primi (forse il primo) affreschi ad essere stato realizzato.

Descrizione

La presente composizione appartiene alla serie dei quattro pennacchi, raffiguranti altrettanti episodi del Vecchio Testamento, che si riferiscono a scene ove si evidenzia la protezione del popolo israeliano da parte di Dio.

La scena di Giuditta e Oloferne appare in tre ben distinte raffigurazioni con dimensioni differenti. Esiste uno studio a carboncino dello stesso Michelangelo, custodito nel Teylers Museum di Haarlem (Paesi Bassi), che mostra le stesse figure, sebbene con diverse collocazioni.

La scena al centro

Giuditta e l’ancella appaiono ad intera figura al centro della composizione del pennacchio. Entrambe, colpite da una forte fonte luminosa, hanno appena portato a compimento la loro missione, cioè quella di uccidere Oloferne. La servente, infatti, porta in un grosso vassoio la testa del tiranno, che Giuditta sta per ricoprire con un panno mentre si volta a guardare il corpo decapitato del generale ucciso.

Le raffigurazioni ai lati

La scena di destra mostra, in un ambiente alquanto più oscuro, Oloferne completamente nudo nel letto, senza testa ma ancora con qualche spasmo nel braccio destro, che si alza minaccioso, e nella gamba sinistra che preme con il piede sul bordo del letto.

A sinistra, contrastata da scurissimo fondo, appare la figura di un soldato addormentato, il cui scudo rosso copre gran parte delle sue vesti verdastre.

La tecnica

Per quanto riguarda la realizzazione delle due donne, Michelangelo preparò un cartone, che poi trasferì con la tecnica dello spolvero. Per la figura di Oloferne, portata a compimento in sola giornata, invece ne incise i contorni sull’intonaco ancora fresco. La scena a sinistra con la guardia la realizzò direttamente a fresco, senza preparazione.

Questo episodio si può iconologicamente collegare con quello del David e Golia, dove un giovane uccide e decapita un terribile nemico del popolo di Israele, rendendolo libero. Entrambi i pennacchi prefigurano il trionfo della Chiesa.

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