Fra’ Bartolomeo: Morte e apoteosi di S. Antonio
Sull’opera: “Morte e apoteosi di S. Antonio” è un dipinto di Fra’ Bartolomeo realizzato con tecnica a olio su tavola, misura 53,6 x 58 cm. ed è custodito in una collezione privata londinese.
Spostamenti: a fine Settecento si trovava a Firenze; a cavallo del Settecento-Ottocento entrò a far parte della collezione di Lord Cowper (a Panshanger), ove vi rimase fino al 1972; nel 1972 si trovava presso Christie’s (Londra, 7 luglio 1972, lot. 56); 1976, ancora presso Christie’s (Londra, lot. 43; nel 1989, presso Christie’s (New York, 31 maggio 1989, lot. 50).
Trattati, cataloghi e pubblicazioni: Serena Padovani in “L’età di Savonarola – Fra’ Bartolomeo e la Scuola di San Marco” pag. 133, Marsilio Editori, 1996 (fonte delle presenti informazioni).
Iscrizioni relative al dipinto se ne rilevano di tre tipi:
Sul verso si legge “Fra’ Bartolomeo dalla Porta” in grafia sette-ottocentesca realizzata a pennello direttamente sul legno. Con la stessa grafia antica si rileva un’altra scritta: “Romanae merito Antistes bonifacius Lirbis/Cum Florentinos diversis partibus orbis Vidisset Romae, regum mandata ferentes /Terrarum semen, tum quinta E. e[…]tes”.
Su un cartellino ottocentesco è riportata la dicitura: “Originale. Di mano di Fra’ Bartolomeo di S. Marco Domenicano detto al Secolo Baccio dalla Po[rta] Pittor’ Fiorentino. Scolare di Cosimo Rosselli. N°: vicino a Prato 1469 + 1517. Questo quadro rappresenta la traslazione del corpo di S. Antonino Arcivescovo di Firenze fatta dopo la di lui morte dalla Chiesa Cattedrale del Duomo a quella di S. Marco dei P. P. Domenicani”.
Su ceralacca, invece, sono rappresentati tre bolli: uno del tutto illeggibile, uno che può essere riferito allo stemma di Firenze, mentre un terzo che contiene uno stemma di difficile identificazione.
Delle due diciture che appaiono direttamente sul verso del supporto pittorico, quella in lingua italiana, che riflette l’autografia dell’artista, è probabile che fosse stata scritta nel periodo della vendita, verificatasi a Firenze intorno a fine Settecento. Infatti uno dei tre bolli (o forse due) rappresenta lo stemma fiorentino, con il giglio raffigurato in esso.