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Matrimonio alla moda – La ‘Léeve della signora di William Hogarth

William Hogarth: Matrimonio alla moda – La ‘Léeve della signora

William Hogarth: Il matrimonio alla moda - La 'Léeve' della signora
William Hogart: La ‘Léeve’ della signora, cm. cm. 68,5 x 89 National Gallery di Londra.

Ritorna al ciclo de “Il matrimonio alla moda”

Sull’opera: “La ‘Léeve’ della signora” è un dipinto autografo di William Hogarth, appartenente al ciclo “Matrimonio alla moda”, realizzato con tecnica a olio su tela nel 1744, misura 68,5 x 89 cm. ed è custodito nella National Gallery di Londra. 

 Il dipinto in esame, conosciuto anche con il titolo “La toletta” si ambienta nella camera da letto della signora, decorata con corone comitali, per il defunto “lord”, suo suocero.

La prima figura sulla sinistra è un appesantito cantore, smodatamente ingioiellato, identificato – probabilmente – in Francesco Bernardi, detto il Senesino, un celebre mezzosoprano che si trovava a Londra fin dal 1735, oppure –  secondo J. Nichols – Giovanni Carestini, un controtenore portato alla celebrità da Georg Friedrich Händel (Halle, 1685 – Londra, 1759), ben inserito  già dal 1733 negli ambienti londinesi. Dietro di lui il flautista tedesco Weidemann che lo accompagna.

La figura accanto, con in mano una tazza di cioccolata ed i capelli mantenuti in modo assai strano, viene identificato nel diplomatico prussiano Michel. Questi sta dialogando con un intenditore estasiato dal canto, alle cui alle spalle sta – probabilmente sonnecchiando –  Fox Lane con in mano un frustino da caccia.

Al centro, le due sole donne. Quella a sinistra è la signora Lane che, affascinata nell’ascolto della romanza, non si accorge del cameriere negro che le sta porgendo la cioccolata calda. L’altra è la contessa – ormai diventata madre, indicato da un sonaglio per bambini  che pende dalla spalliera della sua sedia – mentre viene pettinata dal parrucchiere, che presta invece attenzione alle parole di Silvertongue (Lingua d’argento: si veda “Il contratto“) comodamente semi-sdraiato su un divano. Ai suoi piedi, una copia dell’edizione inglese (1742) della “Sopha”, una novella licenziosa di Crébillon Fils. Dinanzi ai due, una cesta con diversi oggetti, acquistati in unica battuta in un’asta, come viene citato nel catalogo (“A / Catalogne / of the / Entire Collection / of the late Sr / Timi Babyhouse / to be sold / by Auction”): tra questi, anche un piatto decorato con “Leda e il cigno” e la cervellotica firma “Julio Romano”, oltre che un Atteone con grandi corna, significativamente indicate da un minutissimo servente negro.

Infine, in primo piano a sinistra, appaiono molti inviti a balli e festini vari: “Count Basset beg / to no how lady / Squander Sleapt / lasi nite”, “Lady Squander’s / compsy is desir’d at / Lady Heathans / Drum major on / next Sunday”, “Lady Squanders Com / is desir’d at Lady / Townis Drum / Munday Next”, “Lady Squand / comperson y is desir’d at / Miss Hairbrain’s Rout”.

Le pareti sono adornate da grossi dipinti: a sinistra il ritratto di Silvertongue sovrasta un “Palio di Ganimede” che sembra essere di quello di Michelangelo; dall’altra parte, “IO e Zeus” del Correggio e “Loth e le figlie”, un’opera al tempo attribuita al Caravaggio.

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