Mantegna: Pala di San Zeno
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Descrizione dell’opera
La “Pala di San Zeno” è un’opera autografa del Mantegna, costituita da sei dipinti e realizzata con tecnica a tempera su tavola nel 1457-59. Il primo, la “Crocifissione” (63 x 93 cm.) è custodito nel Museo del Louvre a Parigi; gli altri tre (tutti della stessa dimensione, 220 x 115 cm.) con i “I santi Pietro, Paolo, Giovanni Evangelista e Zeno” (scomparto di sinistra), “Madonna col Bambino in trono e nove angeli” (scomparto centrale), ed “I santi Benedetto, Lorenzo, Gregorio e Giovanni Battista” (scomparto di destra) sono conservati nella chiesa di San Zeno a Verona. La “Resurrezione” e “La preghiera nell’orto”, non raffigurati nella presente pagina, si trovano entrambe nel Musée des Beaux Arts a Tours.
Storia della pala
Renzo Chiarelli – Bonechi 1971- nel suo “Incontro con Verona” scriveva che “quando Andrea Mantegna, nel 1459, venne da Padova per collocare sull’altar maggiore di San Zeno lo stupendo trittico con la Vergine, il Bambino e santi, il Rinascimento entrò a vele spiegate, e per la prima volta, in Verona.”
La grande opera fu commissionata per l’altar maggiore della basilica da Gregorio Correr, abate di San Zeno in Verona. È assai probabile che l’assegnazione dell’importante incarico all’artista risalga al 1456, dal momento che l’impresa era già in fase di realizzazione nei primi giorni del 1457 come testimonia una lettera di Ludovico Gonzaga inviata al Mantegna, datata 5 gennaio 1457.
Da altre documentazioni, non proprio “dirette”, si arriva ad ipotizzare che l’opera fu portata a termine nei primi mesi del 1460. Il Mantegna effettuò anche i disegni della cornice (480 X 450 cm.), che ancor oggi comprende le sei tavole dell’intero polittico (copie più originali).
La pala rimase integra con i suoi sei elementi fino al 1797, anno in cui fu trasferita in Francia come bottino di guerra napoleonico. Nel 1815, insieme a moltissime opere di maestri italiani, fece ritorno solamente il ‘trittico’ maggiore, mentre la predella, in cui era rappresentata la “Crocifissione” rimase a Parigi, e quella con “La Resurrezione” e la “Preghiera nell’orto”, a Tours.
Nella cornice originaria, oltre agli originali, ci sono le copie. Non sono nati particolari e vistosi contrasti per quanto riguarda l’ammissione di un’assoluta autografia, almeno in relazione agli elementi superiori. La parte originale subì una consistente ripulitura nel 1947 curata dal Gregorietti.
È stato recentemente portato a termine l’ultimo restauro dell’opera, realizzato dell’Opificio delle pietre dure a Firenze. l’intervento, commissionato dalla Soprintendenza di Rovigo, Verona e Vicenza, dal Museo di Castelvecchio e dal comune di Verona, è stato eseguito in due anni, dal febbraio 2007 ai primi mesi del 2009. Dal 21 maggio, festa del patrono (per l’appunto, San Zeno) la pala è esposta al pubblico.