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Il “Polittico di S. Maurelio” di Cosmè Tura

Polittico di San Maurelio di Cosmè Tura

Polittico di San Maurelio - Il giudizio di San Maurelio
Giudizio di San Maurelio, diam. cm. 48, Pinacoteca Nazionale di Ferrara
Martirio di San Maurelio, diam. cm. 48, Pinacoteca Nazionale di Ferrara.

Sull’opera: Il “Polittico di S. Maurelio” costituiva una serie formata da un numero imprecisabile di dipinti – in gran parte andati perduti – autografi di Cosmè Tura, realizzati con tecnica a olio su tavola. Gli elementi residui, raffigurati nella presente pagina, hanno entrambi un diametro di 48 cm. e sono custoditi nella Pinacoteca Nazionale di Ferrara.

  Il complesso pittorico, composto da più elementi, si trovava originariamente  nella chiesa di San Giorgio fuori le Mura a Ferrara, ubicato nella cappella dedicata al santo. Più tardi venne trasferito – e qui incominciò il degrado e la perdita dei vari elementi – nella sagrestia e quindi nelle varie dello stesso convento.

 I due tondi sopra raffigurati, che costituiscono i soli “pezzi superstiti”, appartennero al ferrarese Filippo Zafferini, che nel 1817, in cambio di una pala di Sebastiano Filippi, detto il Bastianino (Lendinara, intorno al 1536 – 23 Agosto 1602), li cedette al comune di Ferrara. Le due tavole rimasero fino al 1836 nella residenza personale del magistrato comunale, quando pervennero alla Pinacoteca Nazionale ferrarese. Secondo Adolfo Venturi (1914) le due opere farebbero parte del polittico Roverella, ipotesi questa assai difficile da avallare date le differenti dimensioni: 48 cm. dei presenti tondi contro i 38-39 degli elementi della predella del polittico sopra considerato.

GIUDIZIO DI SAN MAURELIO: Il tondo venne attribuito al Tura da L. N. Cittadella (1872), mentre il catalogo della pinacoteca ferrarese qualche anno dopo (1887) ancora lo riferiva al Cossa. L’Ortolani (1941) vi avvertiva “in germe la trazione drammatica dei soldati che trascinano Cristo al Calvario nel capolavoro di Ercole de’ Roberti“.

MARTIRIO DI SAN MAURELIO: a proposito di questa tavola il Salmi (1957) scriveva: “Le asciutte figure degli astanti, disposte a semicerchio, in vesti attillatissime che ripetono, ma incupiti, i rapporti cromatici del dipinto precedente (riferimento al Giudizio di san Maurelio) hanno forme nettamente disegnate dai contorni taglienti”.

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