La suonatrice di chitarra di Jan Vermeer
Descrizione e storia dell’opera
Sull’opera: “Suonatrice di chitarra” è un dipinto autografo di Jan Vermeer, realizzato con tecnica a olio su tela nel 1667, misura 53 x 46,3 cm. ed è custodito nella Kenwood House a Londra.
L’autografia
La tela reca la firma dall’artista (all’epoca dello studioso Thoré-Bùrger non era rilevabile) sul bordo basso della tenda, a destra . La figura, che in questa composizione assume un’espressione sorridente – raramente rilevabile negli atteggiamenti vermeeriani – indossa un copribusto visibile in altri altre opere, qui elaborato con più eleganza, insieme a tutto il resto del drappeggio.
Anche per quanto riguarda la precisione nella rappresentazione dello strumento musicale, gli studiosi di storia dell’arte sono pienamente d’accordo. Vi riscontrano infatti la doppia corda secondo le tradizioni seicentesche, mentre la ‘rosa’ metallica al centro (quella che oggi chiamiamo bocca, o buca, della chitarra) viene raffigurata in maniera alquanto insolita. Del quadro appeso sulla parete di fronte, raffigurante un paesaggio agreste, non si conosce l’autore.
L’identificazione in “Una giovane che suona la chitarra”
Assai verosimilmente l’opera in esame può essere identificata in quella aggiudicata per 70 fiorini all’asta di Amsterdam del 1696, con titolo e dicitura “Una giovane che suona la chitarra: ottimo”. Il Thoré-Bùrger nei suoi scritti rivela di aver visto e aver voluto comprare il dipinto presso il mercante de Gruyter ad Amsterdam, e che nell’impossibilità di ottenerlo direttamente, lo fece acquistare tramite il suo amico Cremer.
Il Goldscheider riteneva che dal 1871 il dipinto appartenesse alla collezione W. Cowper-Temple. Di certo nel 1888 passò alla collezione di A. E. Ashiey, che lo vendette all’antiquario londinese Agnew, dal quale pervenne – nel 1889 – al conte IIveag. Oggi si trova nella Kenwood House a Londra.
La pulitura del dipinto
In seguito a una pulitura avvenuta nel Novecento, il dipinto — già in buono stato di conservazione — acquistò maggiore luminosità e ricchezza di particolari, tanto che ritornò alla luce la firma dell’artista. Il Thoré-Bùrger prima della ripulitura descriveva la suonatrice “come immersa in una dolce penombra”.