Il Perugino: Ornamentazione del Cambio – Collegio del Cambio, Perugia.
Sull’opera: L’ “Ornamentazione del Cambio” è costituita da una serie di dipinti (gran parte affreschi; altri, tempere) di Pietro Vannucci detto il Perugino, realizzati con larghi interventi collaborativi di altri artisti. La decorazione riguarda la sala dell’Udienza del Collegio del Cambio a Perugia.
Descrizione e storia
II Collegio del Cambio di Perugia non eseguiva soltanto il “cambio” (commutazione del denaro) ma svolgeva opere a scopo benefico, e non solo: poteva emettere sentenze quando si trattava di cause pecuniarie.
La “Sala delle udienze”, quella che riguarda l’ornamentazione del Perugino, venne costruita nel quinquennio 1453-57.
Da documentazioni certe del 1490, si evidenzia che il celebre intagliatore-arredatore fiorentino, Domenico del Tasso aveva l’incarico di corredarla con un vasto bancone per i notai e gli uditori, appartenenti alla corporazione dei “cambiatori”.
Da un altro importante documento, datato 26 gennaio 1496, si ricava che il Collegio si riunì per assegnare la decorazione pittorica della sala al Vannucci, un artista che, secondo i componenti dello stesso Collegio, poteva farla venire “bellissima”.
Insieme al Perugino fu incaricato il responsabile che avrebbe stabilito il programma iconografico e, quindi, fatto da tramite fra l’artista e il commissionario. Questo garante, l’umanista Francesco Maturanzio (Deruta, 1443 – Perugia, 1518), aveva anche il compito di scegliere delle frasi che poi venivano scritte sulle pareti, come testimoniano le poesie “In Audentia Cambii Perusiae” che antichi scrittori citavano inserite fra i suoi appunti.
Secondo lo studioso di storia dell’arte Marchesi (1853), sarebbe da inserire nelle fonti per le ornamentazioni anche un vecchio codice miniato degli “Offizi” di Cicerone (attualmente custodito nella Biblioteca Augusta a Perugia). In tale codice sono riportate raffigurazioni di allegorie e di personaggi del mondo classico (Scevola, Socrate ed altri), il cui concepimento iconografico è facilmente comprensibile, nel Vannucci, per il semplice motivo che aveva contatti con pittori fiorentini (il Ghirlandaio aveva da poco realizzato il ciclo di “Uomini illustri” a Palazzo Vecchio).
Il Dandolo (1866), invece, avanzò l’ipotesi che l’ornamentazione della sala fosse mirata ad enfatizzare le virtù cardinali – personificate – come fondamento delle leggi civili, alla cui definizione avrebbero contribuito anche le “tematiche sacre”, raffigurate con storie evangeliche e personaggi biblici.
Cronologia dei dipinti
Per quanto riguarda la cronologia, i pareri sono abbastanza discordanti per diversi motivi, tra i quali quello della perdita dell’atto d’allogazione. A complicare il quesito è il fatto che dal gennaio del 1496 (mese della commissione) al 1507 (data riportata sulle ricevute per il compenso al Perugino di 350 ducati d’oro) intercorrono ben undici anni.
Tuttavia sembra appurata la clausola per cui i vari compensi dovevano risolversi in dieci anni, rendendo verosimile l’ipotesi che i lavori iniziassero nel 1497 – non nell’anno precedente – e che tale anno corrispondesse, appunto, con l’inizio dell’ornamentazione della sala.
Autografia
In considerazione all’autografia del Perugino, la certezza sul grado di partecipazione di altri collaboratori è variamente ipotizzata tra gli studiosi, creando forti a divergenze.
Nella prima edizione delle Vite (1550) del Vasari non si fa cenno, mentre nella seconda (568), lo scrittore si dichiara favorevole alle voci che ammettono la collaborazione di Andrea da Assisi (ca. 1484-1524), al quale spetterebbe la stesura di quelle “figure bellissime”.
Altri assistenti del Vannucci potrebbero essere stati gli stessi del complesso per San Pietro, Giovanni Ciambella e Giacomo da Perugia, il Montevarchi (documentazioni certe però indicano che poteva collaborare soltanto dopo il 1502).
Altri, che certamente non mancarono, andrebbero presumibilmente ricercati nello staff generale di artisti che lavorarono a vario titolo al Cambio.
Le raffigurazioni dei dipinti
Fortezza e temperanza con sei eroi antichi, (affresco prevalentemente attribuito all’artista) cm. 291 x 400, anno 1497.
Prudenza e Giustizia con sei savi antichi (affresco attribuito all’artista) cm. 293 x 418, anno 1497.