Domenico Ghirlandaio: Apoteosi di san Zanobi e ciclo di uomini illustri
Sull’opera: “Apoteosi di san Zanobi e ciclo di uomini illustri” appartengono ad una serie di affreschi di Domenico Ghirlandaio realizzati intorno agli anni 1482-84 e custoditi nella Sala dei Gigli in Palazzo Vecchio a Firenze.
L’artista ricevette dalla Signoria di Firenze l’incarico per la decorazione a Palazzo Vecchio nel 1482, quando era ormai prossimo a portare a compimento gli affreschi della Cappella Sassetti in Santa Trinita.
Già prima che il Ghirlandaio confermasse l’incarico a lui affidato, il ciclo pittorico avrebbe dovuto essere ripartito tra i pittori di maggior rilievo nell’ambito fiorentino, tra cui comparivano, oltre l’artista, Sandro Botticelli, Piero del Pollaiolo e Pietro Perugino (ormai fiorentino d’adozione).
Naturalmente come in tutti i grandi lavori del maestro, e soprattutto per il contemporaneo impegno in Santa Trinita, l’opera fu eseguita in larga parte da assistenti di bottega.
La scarsa qualità della stesura pittorica si evidenzia soprattutto nella zona centrale dell’Apoteosi.
Non mancano certamente aree dove la struttura compositiva ed il cromatismo sono assai più vigorosi, come nelle due lunette con raffigurati gli Uomini illustri dell’antichità, dove si riscontra della mano del Ghirlandaio.
Il ciclo di affreschi – ripartito in tre fasce verticali, una centrale con l’Apoteosi e due laterali con gli Uomini illustri – è raffigurato sulla parete est della sala dei Gigli, ubicazione corrispondente in origine alle antiche tre bifore sulla facciata sud del palazzo, oggi coperta da ampliamenti. Quella centrale fu completamente murata, mentre quelle laterali vennero ridotte. Di queste tre, quella sinistra oggi conduce alla sala della Cancelleria, mentre la centrale, in parte rovinata nella seconda metà del Cinquecento (rinnovamento vasariano), conduce alla Sala del Mappamondo.
Apoteosi di san Zanobi
La scena viene raffigurata nella fascia centrale con san Zanobi (vescovo fiorentino patrono della diocesi) tra i santi Eugenio e Crescenzione (suoi diaconi). Il primo è rappresentato sul trono in atteggiamento benedicente, mentre i due santi ai lati sono in piedi in atto di gratitudine. Il fondo è rappresentato con una volta che apre ad una veduta esterna. Il pavimento è scacchiera ed il soffitto cosparso di piccole stelle auree su sfondo blu. Una lunetta con la “Madonna col bambino tra angeli” completa la zona di centro, ai cui lati appaiono due leoni araldici recanti i gonfaloni della Croce del Popolo (a sinistra) e del giglio di Firenze (a destra).
Le due lunette
In entrambe le lunette sono raffigurati tre uomini illustri dell’antichità, che appaiono in piedi sugli architravi dei rispettivi portali, contro uno sfondo di un cielo molto nuvoloso.
Sotto i due architravi appaiono le scritte con la loro identificazione. A sinistra si trovano Bruto, col pugnale ancora insanguinato con il quale uccise il padre tiranno, Muzio Scevola, con la mano destra sul fuoco, e Furio Camillo, recante la bandiera del trionfo. La scritta sotto la composizione recita “BRVTVS EGO ASSERTOR PATRIAE REGVMQ(VE) FVGATOR / VRO MANVM SPRET(AM) … SCEVOLA FLAMMIS / HOSTE FERO CAESO VICTRICIA SIGNA CAMILLVS”.
La lunetta di destra ha la stessa struttura compositiva dell’altra sopra descritta. Qui vi appaiono Decio, Scipione l’Africano e Cicerone. La scritta, ubicata in perfetta simmetria con l’altra a sinistra, riporta: “SVM NATVS EXEMPLVM DECIVS SVM VICTIMA ROME / SCIPIO SVM VICI HANNIBALEM POENOSQ(VE) SVBEGI / SVM CICERO TREMVIT NOSTRAS CATILINA SECVRES”.
Il tema degli “Uomini illustri” ebbe grande successo a Firenze e dintorni, non solo nel periodo contemporaneo alla loro realizzazione.