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Cristo Benedicente (Galleria Borghese) di Fra’ Bartolomeo

Fra’ Bartolomeo: Cristo Benedicente (Galleria Borghese)

Fra Bartolomeo: Cristo Benedicente (Galleria Borghese)
Fra’ Bartolomeo: Cristo Benedicente, cm. 60 x 54, Galleria Borghese, Roma.

Sull’opera: “Cristo Benedicente” è un dipinto di Fra’ Bartolomeo realizzato su tavola, misura 60 x 54 cm. ed è custodito nella Galleria Borghese a Roma.

Spostamenti: 1609, Roma, comprato da papa Paolo V (già Camillo Borghese, nato a Roma nel 1552 – morto a Roma nel 1621).

Restauro: 1995, Laboratorio di Restauro SBAS (Paola Sannucci), Roma.

Trattati, cataloghi e pubblicazioni: AGBR, Catalogo della Quadreria Borghese, 1790, st. 2° n° 30; Fidecommesso…, 1833, pagina 18; Catalogo dei quadri… (ms. Piancastelli), 1891, pagina 288. Cataloghi: Venturi, 1893, pagina 200; De Rinaldis, 1935, pagina 29; Della Pergola, 2°, 1959, pagina 9; Serena Padovani in “L’età di Savonarola – Fra’ Bartolomeo e la Scuola di San Marco” pag. 73, Marsilio Editori, 1996 (fonte delle presenti informazioni).

  La prima volta che venne citato  il dipinto in esame – non ancora attribuito a Fra’ Bartolomeo ma a Rosso Fiorentino (Firenze, 1495 – Fontainebleau, 1540) – fu nel Manilli (1650), ove erano elencati anche quelli di Villa Borghese. L’assegnazione a Giovan Battista di Jacopo fece strada alla Della Pergola (1959) permettendole di identificare tale opera fra le cinque acquistate da papa Paolo V nel 1609, insieme a un gran numero di celebri sculture.

La stessa tavola fu più tardi catalogata come autografa del Perugino (Catalogo 1790, e ms. Piancastelli 1891), fino al 1983, quando il Venturi volle invece riconoscervi la mano dell’Albertinelli. L’ipotesi dello studioso di storia dell’arte, assai più verosimile, venne unanimemente accettata dai critici del Novecento.

Tuttavia il Venturi espresse per il dipinto un inflessibile giudizio, abbastanza negativo: “È un’opera certa dell’Albertinelli, non del Perugino cui fu pure ascritta; ma è una delle opere meno accurate del compagno di Fra’ Bartolomeo e fatta di convenzione”. Tale giudizio influì molto sulla ventura della tavola, alla quale fu dedicata pochissima attenzione. Infatti in alcuni cataloghi dell’Albertinelli, fra i quali quello del Berenson e del Longhi,  si trova inserita senza commento alcuno.

A far rifiorire l’interesse di questo “Cristo Benedicente” fu l’ipotesi avanzata da Everett Fahy (1969, 1976) che, in un’attenta e scrupolosa ricostruzione che prescindeva dall’Albertinelli, vi identificò elementi richiamanti il giovane Baccio della Porta. Tali elementi emersero nel confronto del presente dipinto con l’Annunciazione del duomo di Volterra.

 

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