Pinturicchio: Cappella Basso della Rovere
Sull’opera: La Cappella Basso Della Rovere, dedicata a Sant’Agostino, si trova nella basilica di Santa Maria del Popolo (navata destra) a Roma. Trattasi della terza cappella che si incontra a partire dalla controfacciata. Il ciclo di affreschi qui rappresentato è del Pinturicchio, degli assistenti di bottega ed altri.
Descrizione e storia
Dopo l’avvio dei lavori per la completa ricostruzione della basilica di Santa Maria del Popolo (1471 – 1484), ordinati da Papa Sisto IV, il vescovo Girolamo Basso Della Rovere incominciava ad erigere la cappella.
Le architetture hanno un’evidente ascendenza lombarda, e sono assegnate ad Andrea Bregno (Osteno, 1418 circa – Roma, settembre 1503).
La decorazione pittorica della cappella è attribuita a Pinturicchio che vi lavorò, insieme ai suoi collaboratori di bottega, in un periodo probabilmente databile intorno al 1484, in riferimento ai momenti della dotazione della stessa cappella (1492) e dell’assegnazione del patrono (sede di Palestrina anziché Recanati, come riportato nell’iscrizione sul monumento del padre Giovanni) [Acidini, cit., pag. 184].
Paragonandola con la Cappella del Presepio, sempre della stessa basilica e sempre di Pinturicchio, quella del Basso Della Rovere risulta essere meglio rappresentata ed altresì lascia trasparire un significante impegno decorativo.
L’articolata decorazione pittorica, nonostante sia riferibile alla pittura umbra, si presenta con variegati stili: oltre ai nomi degli assistenti di Pinturicchio e Perugino si parla anche del bolognese Amico Aspertini (Bologna, 1474 circa – Bologna, 1552) che, secondo alcuni studiosi, avrebbe potuto collaborare nelle storie dei Martiri nella simulazione dei bassorilievi del basamento, trovandosi a Roma proprio in quel periodo.
Una delle mani presenti in più riquadri – assai vicina come stile a quella di Pinturicchio, tanto da essere con essa confusa – viene attribuita ad un generico “Maestro della cappella Basso Della Rovere”, probabilmente senese poiché riconducibile anche alla decorazione della Libreria Piccolomini nel Duomo di Siena [Acidini, cit., pag. 188].