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Trittico Galitzin del Perugino

Pietro Perugino: Trittico Galitzin San Gerolamo il Crocifisso tra la Madonna e San Giovanni Evangelista la Maddalena, rispettivamente cm. 95 x 30, 101 x 56, 85 x 30, National Gallery di Washington.

Pietro Perugino: Trittico Galitzin San Gerolamo il Crocifisso tra la Madonna e San Giovanni Evangelista la Maddalena, rispettivamente cm. 95 x 30, 101 x 56, 85 x 30, National Gallery di Washington.

Il Perugino: Trittico Galitzin San Gerolamo il Crocifisso tra la Madonna e San Giovanni Evangelista la Maddalena

Il Perugino: Trittico Galitzin - San Gerolamo - il Crocifisso tra la Madonna e San Giovanni Evangelista - la Maddalena
Trittico Galitzin San Gerolamo il Crocifisso tra la Madonna e San Giovanni Evangelista la Maddalena, rispettivamente cm. 95 x 30, 101 x  56, 85 x  30, National Gallery di Washington.

Sull’opera: Il “Trittico Galitzin” è formato da tre dipinti autografi di Pietro Vannucci detto il Perugino, realizzati nel 1482 con tecnica a tempera su tavola, che misurano rispettivamente 95 x 30 cm. (San Gerolamo), 101 x 56 cm. (Il Crocifisso tra la Madonna e San Giovanni Evangelista), 95 x 30 cm. (La Maddalena).

Il complesso pittorico, trasferito dal suo supporto originale alla tela, è custodito nella National Gallery di Washington.

L’opera venne commissionata al Perugino per la chiesa di San Domenico a Gimignano: fonti autorevoli indicano che il committente fosse un certo B. Bartoli, il confessore di Alessandro VI.

Nel periodo dell’invasione napoleonica il trittico venne rimosso e sostituito da una riproduzione, quindi pervenne, dopo diverse compravendite fra privati, ai principi Galitzin di Mosca, che lo pagarono 15.000 lire.

Dal 1886 al 1937 l’opera si trovava all’Ermitage di Leningrado, quindi fu venduta a Mellon, che a sua volta lo fece pervenire alla National Gallery di Washington, l’attuale sede.

Per quanto riguarda l’autografia del Perugino, gli studiosi di Storia dell’arte sono oggi universalmente concordi.

Non lo furono nel Settecento quando  il Coppi, nel 1695, ipotizzò l’assegnazione all’artista togliendola a Raffaello).

Riguardo la cronologia, le varie ipotesi oscillano tra gli anni 1485 e 1490. Il verosimile collegamento con il periodo dei dipinti nella Cappella Sistina in Vaticano, ove si evidenziano chiari rapporti con il Pintoricchio, è visto con favore dalla maggior parte degli studiosi. L’opera, originariamente eseguita su tavola, venne trasferita su tela.

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