Paolo Uccello: Storie del duomo di Prato
Sull’opera: Le “Storie (del duomo di Prato)” sono un ciclo di affreschi, prevalentemente attribuiti a Paolo Uccello e Andrea di Giusto Manzini (Firenze, c. 1400 – 1450), realizzato intorno al 1435-40 nella Cappella dell’Assunta del Duomo di Prato.
Descrizione e storia
Il complesso pittorico delle “Storie” del duomo di Prato – attualmente su supporto plastico poliestere – in precedenza era erroneamente indicato come ubicato nella cappella Bocchineri, situata a destra di quella “Maggiore” del duomo.
I dipinti si presentano attualmente in ottimo stato di conservazione.
Nella presente sezione, trattandosi di opere di Paolo Uccello, questa redazione non considera gli affreschi di altri pittori che collaborarono alla decorazione.
Nell’arcata d’ingresso appaiono quattro figure di santi (San Paolo, San Francesco, San Gerolamo e San Domenico). Sulla volta sono rappresentate le quattro virtù (la Fortezza, la Speranza, la Carità e la Fede).
Sulla parete di sinistra, vengono narrate tre ‘storie’ di Santo Stefano (la “Disputa”, posta in alto, la “Lapidazione” e il “Ritrovamento del corpo” di Andrea del Giusto).
Frontalmente a dette raffigurazioni, sulla parete di destra, tre ‘storie’ della Vergine (“Natività”, in alto, la “Presentazione della Vergine al tempio” e lo “Sposalizio della Vergine” di Andrea del Giusto).
Gli affreschi sono incorniciati da una simulazione decorativa comprendente clipei con teste (15 medaglioni) e taglioni arricciolati. I dipinti staccati dal muro, a cura di G. Rosi, e trasferiti su plastica poliestere sono quelli dei quattro santi, delle quattro virtù, delle storie di Santo Stefano, di quelle della Vergine e delle teste. Anche le relative sinopie si trovano su detto supporto ma custodite nel Museo di Pittura Murale presso convento di San Domenico a Prato. Il beato Jacopone fu trasferito su tela.
Gli artisti che vi operarono nella prima metà del Quattrocento furono soltanto due: Paolo Uccello e Andrea di Giusto Manzini. Il Sirén (1904) riconobbe la mano di Andrea di Giusto – e non fu mai contrastato – nello “Sposalizio della Vergine”, nel “Ritrovamento del corpo di Santo Stefano” e nella “Lapidazione di Santo Stefano”. L’autografia di Andrea di Giusto per i dipinti ubicati nel registro inferiore (si pensa, gli ultimi a essere stati realizzati) consente di riferirsi cronologicamente, come termine post quem e non per tutto il ciclo pittorico, all’anno 1450, data della sua scomparsa.
Gli altri affreschi furono variamente assegnati a: Giovanni di Francesco dal Longhi (1928, ma dodici anni dopo sostenne l’autografia di Paolo Uccello), Domenico Veneziano (Schmarsow, 1912), il ‘Maestro di Quarata’ (Salmi, 1934), il ‘Maestro di Karisruhe’ (Pudelko, 1935), un allievo molto vicino a Paolo (Marchini, 1969), ecc…..
Per le vicende storiche dei singoli riquadri cliccare sulle miniature sotto riportate e ad essi corrispondenti:
Le opere
Lapidazione di Santo Stefano, cm. 310 x 420 (attribuita a Paolo Uccello solo la parte alta), affresco staccato su supporto plastico.
Testa di Fanciullo, diametro cm. 26 (trattasi di quindici tondi), affresco staccato su supporto plastico. Trattasi di uno dei quindici tondi con teste inseriti a regolari intervalli nel fregio delimitante i vari riquadri del ciclo dell’Assunta.