Tintoretto: Il miracolo di S. Marco (Accademia di Venezia), o San Marco libera lo schiavo
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Sull’opera: “Il miracolo di S. Marco (San Marco libera lo schiavo)” è un dipinto autografo di Jacopo Robusti detto il Tintoretto, realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1548, misura 415 x 541 cm. ed è custodito all’Accademia di Venezia.
La storia dell’opera
Il dipinto, in origine, era ubicato nella Sala Capitolare della Scuola di San Marco e copriva gran parte di una parete tra due finestre che avevano la vista verso campo San Giovanni e Paolo.
Nel 1797 fu trasferito a Parigi come bottino di guerra napoleonico. Dopo la restituzione, avvenuta nel 1815, venne trasportato alle Gallerie dell’Accademia di Venezia dove, nel secolo scorso, fu sottoposto ad un’attenta restaurazione a carico della Sovrintendenza alle Gallerie di Venezia.
La tematica
La scena è tratta dalla “Legenda aurea” di Jacopo da Varagine, dove il servo di un cavaliere che viveva in Provenza, recandosi a venerare le reliquie di San Marco contro la volontà del suo padrone, viene condannato a perdere la vista e a diventare storpio per le gambe spezzate …… e viene quindi liberato dal miracolo di San Marco.
Secondo Ridolfi l’episodio descritto rappresenta il momento più toccante dell’azione: “qui dunque il Tintoretto dipinse quel servo fra le rotture de’ legni e de’ ferri allestiti per lo tormento; e in aere si vede comparir San Marco in suo aiuto, in uno scorcio maraviglioso accomodato, mediante che quegli rimase illeso”.
Riguardo l’autografia del Tintoretto
L’opera è firmata in basso a destra con la scritta: “JACOMO TENTOR F.”
Ipotesi di attribuzione e di cronologia: Paoletti nei suoi scritti in “La Scuola Grande di San Marco, 1929”, a proposito della deliberazione della Scuola Grande di San Marco del 30 novembre 1542, in cui si parla di “dar prenzipio alla pittura della sala fazendo quella parte in piuj telleri con quel hordene che da persone perite sera conselgitto fazendo depenzer le Istorie del prottetor nostro M. S. Marco et altre cosse che sarà convenente al locho …” attribuisce all’opera una cronologia antecedente a quella sopra riportata (1548).
Tuttavia l’Aretino, in una lettera inviata al Tintoretto nell’aprile 1548, fa presupporre che il dipinto, primo della serie (vedasi il “Trafugamento del corpo di San Marco”), fosse stato realizzato qualche anno più tardi, cioè nel 1547 o tutt’al più agli inizi del 1548. Lo dimostra l’asserzione del Ridolfi che il dipinto fu commissionato al Tintoretto “essendo alcuni de’ Governatori della Confraternita congiunti al Tintoretto”.
A rafforzare tale conferma potrebbe essere considerato il fatto che, nel 1547, Marco Episcopi, suocero futuro dell’artista, era il “Guardian Grande” della Scuola.