La toeletta di Diana Jan Vermeer
Sull’opera: “La toeletta di Diana” è un dipinto prevalentemente attribuito a Jan Vermeer, realizzato con tecnica a olio su tela nel 1654, misura 98,5 x 105 cm. ed è custodito nel museo Mauritshuis a L’Aia.
L’opera era firmata sul sasso che si trova tra il canino (“l’animale in genere”, non è presente in nessuna altra opera di Vermeer) in primo piano e Diana. La scritta, che si è persa in seguito alle varie puliture, tra le quali quelle del 1932 e 1952 – che finirono per cancellarla completamente – la si conosce soltanto perché fu realizzata una riproduzione del dipinto per il catalogo del museo, edito nel 1895. La scritta mostrava già qualche segno di sofferenza e si presentava più o meno così: “J(ohannes) R(eyniersz(?)) V(er) Meer”.
Il dipinto appartenne al mercante d’arte Dirkens che l’acquistò a L’Aia per 175 fiorini. Questi lo cedette alla collezione parigina di Neville D. Goldschmid, la quale lo mise all’asta nel 1876, ove fu aggiudicato per 10.000 franchi.
La giovane ninfa, sulla destra, chinata nell’atto di pulire – o asciugare – i piedi alla dea (unica figura con il diadema) viene talvolta identificata dagli studiosi in Catharina Vermeer. Molti altri grandi critici però non sono d’accordo per la semplice ragione che il Vermeer non avrebbe mai conferito alla moglie un ruolo così subordinato ed umiliante.
In precedenza l’opera era attribuita al tedesco Nicolaes Maes (1634 – 1693), la cui firma – certamente falsa – si leggeva a chiare lettere. Nel catalogo del 1895, l’altra scritta, già sopra considerata, “J R V Meer”, faceva presupporre che l’autore del dipinto fosse Jan van der Maeer di Utrecht (“J(an) R((?)) V(an) Meer”).
Nel primo decennio dello scorso secolo, il Bode avanzò ipotesi di autografia del Vermeer, che subito vennero accolte da quasi tutti gli studiosi di Storia dell’arte: qualche esitazione da parte di Hofstede de Groot e la completa disapprovazione di Hale (1937) – che propendeva per il tedesco Anthonie Palamedesz (1601 – 1673) – e di Swillens che l’attribuiva a Reyner Vermeer, padre del pittore.
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