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Il Veronese: Dipinti per la libreria vecchia di San Marco – La musica

“La musica” di Veronese

Il Veronese: Dipinti per la libreria vecchia di San Marco - La musica
Dipinti per la libreria vecchia di San Marco La musica, diam. cm. 230, Biblioteca Marciana di Venezia

        Sull’opera: “La musica” è un dipinto autografo di Paolo Caliari detto il Veronese, appartenente alla serie dei “Dipinti per la libreria di San Marco”, realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1556-57, misura 230 cm. di diametro ed è custodito nella Biblioteca Marciana di Venezia.

Il dipinto in esame appartiene al ciclo dei “Dipinti della Libreria Vecchia di San Marco” che comprende – oltre a “La musica” – “L’onore” e “L’aritmetica e la geometria”. Intorno al biennio 1556-57 i rappresentanti della Repubblica veneta affidavano a sei artisti (G. Porta – conosciuto come Salviati – G. Demio, B. Franco, G. B. Zelotti, G Licinio e A. Schiavone) ed al Veronese, l’incarico per la decorazione del grande salone Libreria Vecchia di San Marco.

Il lavoro era di enorme importanza e certamente rappresentò un roboante ingresso della tematica manieristica nell’arte ufficiale veneziana. Gli artisti chiamati a tale impresa, eccetto lo Schiavone, appartenevano tutti alla corrente romanista e, soprattutto, erano giovani e ricercatori del “nuovo”.

Come sopra accennato, il Veronese realizzò tre opere su tela da incastonare nel soffitto, nelle quali erano presenti elementi formativi mai visti nella pittura tradizionale della Repubblica. A proposito di queste innovazioni il Pallucchini nel 1939 scriverà: “Paolo rinnova genialmente la pittura della città d’elezione”

La musica

L’allegoria sopra raffigurata, come ci informa il Vasari in una dettagliata descrizione, procurò il premio al Veronese: “sono dipinte tre bellissime donne giovani, una delle quali, che è la più bella, suona un gran lirone da gamba, guardando a basso il manico dello strumento, e stando con l’orecchio ed attitudine della persona e con la voce attentissima al suono: dell’altre due, una suona un liuto, e l’altra canta al libro. Appresso alle donne è un Cupido senza ale, che suona un gravecembolo, dimostrando che dalia Musica nasce Amore, o vero che Amore è sempre in compagnia della Musica; e perché mai non se ne parte, lo fece senza ale”.

Il Pallucchini (1939) evidenzia un cromatismo alquanto profondo e ricercato, rispetto alle tele dello stesso ciclo, in una ricchezza che manifesta la passione del Veronese verso Tiziano giovane, indicandone anche la ragione per cui quest’ultimo apprezzò con decisione l’opera del nuovo artista.

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