Pagine correlate al Post-Impressionismo: Impressionismo francese – Neoimpressionismo – Le opere di Cézanne – Le opere di Van Gogh.
Dopo l’Impressionismo
Non un movimento ma un periodo ben preciso
Dopo i brevi decenni della pittura impressionista, ad iniziare dallo stesso Cézanne, nell’arte di tutta l’Europa si profilano inedite tendenze in veloce maturazione. Si compongono nuovi gruppi di pittori, la cui eterogeneità riguarda anche i Paesi di origine.
Si incominciano ad evidenziare anche personalità singole con stili originali e con forti peculiarità.
Il Post-impressionismo non è un movimento vero e proprio e il suo termine viene usato convenzionalmente per indicare le svariate esperienze pittoriche, nate e sviluppatesi dopo l’Impressionismo.
L’eredità dell’Impressionismo
Postimpressionismo fu coniato dal critico d’arte Roger Fry in occasione di una manifestazione pittorica svoltasi a Londra nel 1910, nella quale vennero esposte opere di Gauguin, Cézanne e Van Gogh. Tutte queste esperienze, prevalentemente figurative, hanno come comune denominatore l’eredità, più o meno grande, del precedente stile. Tuttavia il post-impressionismo non può essere considerato un ben definito movimento, in quanto i caratteri stilistici che accorpa, sono tra i più svariati.
Possiamo affermare che Il Post-Impressionismo è soltanto un termine di definizione per l’individuazione di un ben determinato periodo cronologico. Questo abbraccia gli ultimi due decenni dell’Ottocento ed i primi anni del Novecento.
Il fenomeno “Impressionismo” ha portato una grande novità, che si evidenzia nella rivendicazione di un ben definito linguaggio pittorico. Con esso si pone la pittura su un piano completamente diverso da quello di sempre, in un inedito modo della rappresentazione delle immagini.
Il nuovo periodo
I post-impressionisti non sentono più il bisogno di riflettere la reale consistenza della natura attraverso gradevoli effetti luminosi del colore, ma cercano di rappresentare una visione di essa in modo sempre più soggettivo.
Le rivoluzionarie tecniche fotografiche
Occorre ricordare che, in questo periodo, la nascita della tecnica fotografica mette a disposizione un mezzo che riproduce la realtà in tutti i suoi dettagli. Un’innovazione che registra una visione ottica talmente fedele e veloce che nessun artista potrà mai raggiungere. Pertanto questa tecnica si insinua prepotentemente nel mondo dell’arte, in quello specifico campo per cui nacque la pittura, cioè la riproduzione della realtà. Questo avviene proprio nel periodo in cui la stessa pittura prova ad avvicinarvisi con tutte le valenze dell’Impressionismo.
Risulta evidente che, nel raggiungimento della realtà, la pittura non può competere con la fotografia, quindi si ritrova a svolgere, in questo processo, un ruolo alquanto marginale.
All’arte pittorica serve una peculiarità che esuli dalla riproduzione realistica della natura. Per tal motivo si muovono sia gli impressionisti con la nuova e rivoluzionaria tecnica (accostamento di colori, movimento, attimo fuggente, en-plein-air, dare vita alla natura), sia gli artisti del post-impressionismo. Si cerca quindi di cambiare totalmente le funzioni della pittura, allontanandosi dalla riproduzione e puntando sullo sviluppo della comunicazione, ormai da secoli felicemente collaudato.
Rappresentare in modo inedito l’immagine pittorica
Con le nuove ricerche e lo sviluppo sul modo di comunicare nel campo della pittura, alcuni artisti arrivano alla conclusione, che il visibile realistico possa essere rappresentato in un modo del tutto inedito. Infatti Seurat lo accentua impiegando la tecnica del pointillisme, altri pittori (simbolisti 1 – simbolisti 2) lo riducono, altri addirittura lo escludono completamente. Questi ultimi danno corpo dal 1910 ad una pittura con il solo scopo di inviare messaggi al fruitore dell’opera: un astrattismo in tutte le sue forme.
Già negli anni Ottanta il movimento impressionista ha esaurito tutta la sua potente carica propositiva, arrivando alle sue ultime manifestazioni. Gli stessi esponenti del gruppo sono in crescente dissenso e quindi intenti a sviluppare ognuno un proprio linguaggio espressivo. Nel frattempo sembra prendere forza la generale propensione a distogliere l’arte figurativa dal rapporto con la natura, per infonderle una caratteristica più marcatamente intellettualistica.
Nuove ricerche e sensibili cambiamenti
Assistiamo, in una data ben precisa, ad un sensibile cambiamento del clima artistico, sempre più stimolato da nuove ricerche ed aperto a differenti ed inedite soluzioni formali. Queste talvolta vengono combinate tra loro in una specie di osmosi culturale. Diventa pertanto ardua l’impresa a discernere tendenze e catalogare personalità sensibili e ricche di curiosità.
L’ultima collettiva impressionista
È nel 1886 che gli artisti del movimento impressionista allestiscono la loro ultima mostra collettiva (l’ottava), che Van Gogh si reca in soggiorno a Parigi, che Seurat espone “Una domenica alla grande Jatte”. A tutto questo si aggiunge la pubblicazione del manifesto del Simbolismo di Jean Moréas.
Inoltre non si può trascurare la traumatica rottura della trentennale amicizia fra Cézanne ed Emile Zola. Questo a causa del romanzo (L’Ouvre di quest’ultimo), che decreta la fine dell’impressionismo e di un pittore ormai fallito per mancanza di estro artistico, nel quale lo stesso Cézanne si immedesima con profonda amarezza.
Lo scostamento di Cezanne dall’Impressionismo
Paul Cézanne, già nel 1887, definisce la sua pittura non appartenente all’Impressionismo, contestando soprattutto la smisurata fugacità dell’attimo luminoso di cui Monet va tanto orgoglioso. Lascia quindi la capitale francese e ritorna ad Aix.
È in questo rinnovato ambiente che Paul prosegue e sviluppa le sue ricerche con il fermo intento di “solidificare l’Impressionismo” ed andare oltre ciò che viene rappresentato, cercando di interpretarne il senso più intimo. Lo fa attraverso la completa ricostruzione della forma, esaminata nelle sue parti, snellita e ripulita di qualsiasi accidente fenomenico. La propone in essenziali ed equilibrate composizioni, con rigoroso rispetto dei volumi e della gradazione cromatica.
L’esplicito obiettivo di Cézanne è quello di liberare i suoi paesaggi, e di conseguenza tutti i loro contenuti, dalla transitorietà dell’attimo impressionista. Un affrancamento, cioè, da quel lasso di tempo transitorio che crea emozioni diverse nei vari attimi della giornata, per riconsegnare alla raffigurazione plasticità ed una rinnovata classicità.
Un’innovazione ben vista dalle avanguardie
Questa sua dichiarata ricerca troverà molti consensi nelle avanguardie del primo Novecento, mentre lo tiene isolato per qualche anno dagli ambienti della pittura francese, dove già si sta sperimentando, con audacia, una rivoluzionaria pittura dai caratteristici incastri di volumetriche forme cromatiche.
Cézanne, pur rimanendo emarginato, riesce a sviluppare le sue ricerche. Nel 1895, infatti, è pronto per una memorabile esposizione di 100 opere presso il rinomato mercante d’arte Vollard, suscitando l’entusiasmo di molti pittori. Riesce a dimostrare che il panorama artistico si sta aprendo ai grandi cambiamenti. Tra queste opere ricordiamo la celebre serie dei “Giocatori di carte”, le “Bagnanti”, i paesaggi della Montagna di Sainte-Victoria, dove le gamme cromatiche risultano misurate ed armoniose e la forma viene espressa con un linguaggio semplice e schietto, senza nulla togliere alla plasticità.
Frammenti
Boudelaire ha detto che la fotografia è il rifugio dei pittori mancati … però ……. Canaletto la usava per le sue vedute e ….. Corot, Delacroix, Courbet insieme ad altri Grandi ne facevano uso di nascosto.
Cézanne ha posto le fondamenta per la grande rivoluzione cubista