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Biografia di Nicolas Poussin

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(Villers, Les Andelys, 1594 – Roma 1665)

Nicolas Poussin è uno dei massimi esponenti del barocco francese la cui opera ha avuto per molti secoli una significativa influenza sulla pittura francese.

Nato in Normandia da famiglia modesta, Nicolas Poussin, appena adolescente, rifiuta di soddisfare la volontà del padre che lo vuole avvocato e preferisce dedicarsi allo studio della pittura.

Autoritratto, cm. 98 x 74, Museo del Louvre, Parigi.
Poussin: Autoritratto, cm. 98 x 74, Museo del Louvre, Parigi.

Inizia il suo cammino artistico intorno al 1612, prima a Rouen ricevendo qualche nozione d’arte e quindi a Parigi nella bottega del pittore fiammingo Ferdinand Elle (Malines, 1580 – Parigi, 1637). Più tardi passa in quella di G. Lallemand. In questo periodo ha l’opportunità di entrare in diretto contatto con le opere dei manieristi francesi di Fontainebleau e quelle degli artisti rinascimentali italiani, in particolare, Leonardo da Vinci e Raffaello Sanzio.

Gli inizi di carriera di Nicolas non sono particolarmente fortunati nonostante l’artista produca sei grandi tempere per il Collegio dei Gesuiti ed una tela per la cattedrale di Notre-Dame di Parigi (opere andate perdute). Partecipa alla decorazione del palazzo del Lussemburgo ma non riceve nessuna commissione tanto importante che lo faccia emergere professionalmente.

Poussin: Baccanale con suonatrice di liuto, cm. 121 x 175, Museo del Louvre, Parigi.

Nel 1620 si reca in Italia. La sua permanenza viene interrotta l’anno successivo a Firenze, probabilmente a causa delle sue cattive condizioni di salute. Soltanto nel marzo del 1624, dopo un soggiorno a Venezia, Poussin riesce a  raggiungere Roma ove si stabilirà fino alla fine dei suoi giorni.

Anche negli ambienti romani la sua affermazione in campo artistico si mostra lenta e difficoltosa, in compenso ha la possibilità di approfondire le sue conoscenze sull’arte di Raffaello, indirizzandosi anche verso lo studio dell’anatomia, argomento molto trattato nel periodo rinascimentale, così come lo sono l’ottica e la prospettiva.

Poussin: Il martirio di Sant’Erasmo, cm. 320 x 186, Pinacoteca Vaticana, Roma.

Frequentando tali ambienti Poussin non si lascia trascinare nell’allora tanto diffusa ed amata tendenza “caravaggesca”, ma preferisce seguire la tradizione pittorica veneziana del Cinquecento divenendo tenace e fervido ammiratore dell’opera di Tiziano. Tuttavia, intorno agli anni che conclusero il decennio tra 1620 ed il 1630, i più raffinati e colti collezionisti romani iniziano ad apprezzare e valorizzare le sue opere.

Dipinti in quell’epoca sono: il “Martirio di Sant’Erasmo” (Pinacoteca Vaticana), la “Morte di Germanico” (Minneapolis, Institute of Art), il “Trionfo di Flora” (Parigi, Museo del Louvre), l’”Ispirazione del poeta” (Parigi, Museo del Louvre) e la “Strage degli innocenti” (Parigi, Petit Palais). In queste interessanti e complesse composizioni sono racchiuse le diverse esperienze dell’artista normanno: l’arte veneta, come abbiamo già visto, gli arazzi di Raffaello e lo studio sulle antiche sculture.

Poussin: La strage degli innocenti, cm. 147 x 171, Musée Condé, Chantilly.

Sempre in quegli anni Poussin sposa Anne-Marie Dughet, figlia di un pasticcere francese trapiantato in Italia, diviene membro dell’Accademia di San Luca e, negli anni Quaranta, la sua produzione si indirizza più che altro verso dipinti dal formato assai ridotto, con soggetti di tipo storico o mitologico, come “La peste di Ashdod” (Parigi, Museo del Louvre), “Il ratto delle Sabine” (New York, Metropolitan Museum), “Venere sorpresa dai satiri” (Zurigo, Kunsthaus), “Narciso ed Eco” (Parigi, Museo del Louvre), “Venere” (Dresda, Gemäldegalerie), “San Giovanni che battezza la turbe” (Parigi, Museo del Louvre) e “La caduta della manna” (Parigi, Museo del Louvre), dove, soprattutto in questi ultimi due dipinti, si manifestano accentuati interessi per il paesaggio.

Richiamato a Parigi nel 1640 da Luigi XIII, all’artista viene assegnata la direzione delle decorazioni della grande Galleria del Museo del Louvre, ma affaticato dal lavoro incalzante delle varie commissioni ed amareggiato dalle immancabili ostilità giornaliere, nel 1642 rientra di nuovo a Roma, dove in una modesta casa di Via Paolina riesce a trovare quella quiete adatta alle meditazioni di cui sente tanto il bisogno.

Intanto una malattia, presentatasi inizialmente con tremore alle mani, lo costringe a periodi di totale inattività. Nonostante tutto continua a dipingere sino a quasi il raggiungimento della sua morte, che avviene il 19 novembre del 1665.

Nicolas Poussin, è ritenuto uno dei massimi rappresentanti del classicismo secentesco.

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