Arte pittorica di Tiziano
Pagine correlate all’artista: Pittura di Tiziano pag. 1 – 2 – 3 5 – Biografia e vita artistica – Le opere – Il periodo artistico – La critica nei secoli – Tiziano dalle Vite di Vasari (pdf) – La critica del Novecento – bibliografia.
Il ritratto dell’anziano papa “Paolo III Farnese con i nipoti Ottavio ed Alessandro in abito cardinalizio” (Galleria Capodimonte, Napoli), che il Tiziano non ha portato completamente a termine, esprime con gli atteggiamenti dei personaggi qualcosa di conturbante.
Anche lo scuro cromatismo dell’ambiente lancia segnali di tristezza e di dolore, e la presenza di quei tendaggi in velluto di colore rosso cupo fra i rasi sbiancati e scintillanti delle vesti, lanciano segnali di angoscia.
Il tavolo sulla destra del papa ha una tovaglia decisamente rossa, e lo scuro sfondo è ottenuto con veloci ed indefinite pennellate ma con colori che entrano in armonia con la drammaticità della scena. Il papa, che sta dialogando con Ottavio, ha uno sguardo di grande diffidenza, mentre il cardinale dietro di lui è ripreso in atteggiamento di alta ufficialità.
Le apparenze esteriori dei nipoti danno un certo senso di formalità ed il Maestro riesce molto bene ad esprimere lo stato d’animo dei personaggi e la crudeltà che essi manifestano: presto Ottavio tenterà di assassinare il proprio padre.
La “Venere di Urbino” (1538), conservata agli Uffizi di Firenze, rappresenta una giovane donna nuda, lascivamente sdraiata su un letto, in un lussuoso interno; sullo sfondo sono collocate le figure di due fantesche che probabilmente si occupano delle pulizie. Ai piedi del letto sta riposando un cagnolino che mette in evidenza la profanità della “Venere”.
La giovane è raffigurata con gli occhi ben aperti a significare che è consapevole della propria nudità, fierezza e fascino. Il suo sguardo, sveglio, deciso e penetrante, è rivolto all’osservatore del dipinto.
Il cromatismo morbido e caldo del suo carnato è in gradevole contrasto con le lenzuola ed i cuscini, entrambi tendenti allo scuro, ed ancor di più con lo scurissimo sfondo nella parte sinistra della tela. L’espressione di questa pittura, gagliarda e passionale, è ormai lontana da quella sognante della Venere del Giorgione.
Dal 1541 Tiziano incomincia a curare di più il senso plastico della sua pittura al fine di raggiungere forme eroiche armonizzate al cromatismo. Questa ricerca lo porta certamente ad un interessamento alla Scuola romana ed all’amore per l’Antico da cui viene affascinato.
Nel “Cristo coronato di spine” (Museo del Louvre Parigi), dipinto dal Tiziano in pieno “conflitto” manieristico, sono evidenti i riferimenti alle colossali figure che decorano il Palazzo del Te di Mantova, realizzate da Giulio Romano, le quali risultano essere il tramite più esplicito fra la cultura centrale e quella padana. Ma la mossa e variatissima gradazione coloristica in una cupa tonalità, mette il Tiziano al riparo dalla “maniera” che già è molto influente nel mondo dell’arte pittorica.
Altri simili ma parziali riferimenti si ritrovano nelle tele dello stesso periodo, realizzate per il soffitto degli Agostiniani dell’ isola di S. Spirito (“Golia ucciso da David”, “Abramo che sacrifica Isacco”, “Caino che uccide Abele”) ed attualmente custodite nella Sacrestia della Salute a Venezia, dove dominano audaci scorci ripresi dal basso verso l’alto, intrecciati e proiettati con mirabili effetti spaziali, proprio come le figure michelangiolesche che il Tiziano ha avuto modo di vedere nel suo recente viaggio a Roma. Dopo l’esperienza romana le sue opere acquistano maggiore monumentalità, ed il suo cromatismo si fa più più efficace nella configurazione del proprio mondo figurativo.
Alcune opere di Tiziano sembrano precorrere le tecniche impressionistiche e divisionistiche perché evidenziano accostamenti di colori, e non fusioni o sfumature, ma questa considerazione sarebbe un grave errore perché le sue intenzioni hanno, in quei casi, ben specifici riferimenti al fiabesco e non certamente al naturalistico.