L’arte della pittura di Leonardo da Vinci
Pagine correlate: Cenni biografici – Le opere di Leonardo – Elenco dettagliato delle opere – La critica – Leonardo dalle Vite di Giorgio Vasari (pdf) – Bibliografia.
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Nell’aprile del 1498 Leonardo inizia ad affrescare la Sala delle Asse nel Castello Sforzesco. Si pensa che il Maestro non abbia personalmente portato a termine il lavoro che si presenta decisamente realizzato a più mani.
Leonardo in quest’opera simula un compatto pergolato, di fronte allo sfondo del cielo e di tronchi d’albero privi di curvature, i cui rami e le ricche fronde si intrecciano unendosi ad una rete fatta di corde; sul culmine sta lo stemma ducale dentro una ghirlanda.
L’opera verrà dimenticata per diversi secoli. Soltanto verso la fine dell’Ottocento, l’architetto Luca Beltrami, durante i lavori di restauro del castello, la scoprirà trovandola purtroppo in pessime condizioni.
Un altro restauro (nel Novecento) finirà per togliere quel poco di originale rimasto all’intera opera. Oggi, i visitatori, possono apprezzare la complicata composizione ed immaginarne l’originale eleganza, ammirando le lunette sopra la cena delle Grazie.
Intorno al 1409, anno che corrisponde alla caduta di Ludovico il Moro, Leonardo girovaga tra Mantova, Venezia, in alcune zone della Romagna (esperienza del Valentino) ed infine a Firenze dove vi rimane per ben cinque anni (1501 – 1506).
A Mantova realizza il cartone che attualmente si trova al Louvre a Parigi dove è raffigurata Isabella d’Este.
Attualmente si trova custodito alla Galleria Nazionale di Londra, mentre l’opera a olio è al Louvre di Parigi.
Qui la composizione è assai più articolata che nel cartone, presentando una struttura – relativa alle figure – a schema piramidale, stagliata in uno sfondo dove predominano montagne rupestri ed irregolari, in un tenue cromatismo che contribuisce ancora di più a far emergere il gruppo di figure collocate in primo piano: una perfetta intonazione del paesaggio con la poetica dolcezza espressa dai teneri sorrisi delle figure.
- I due ritratti realizzati nel periodo milanese – il Musicista dell’Ambrosiana e la cosiddetta Belle Ferronnière del Louvre – a differenza di altre opere di Leonardo, non presentano sfondi paesaggistici ma tinte leggermente armonizzate che tuttavia riescono in modo efficace a staccare le figure dai loro supporti.
- Non è la stessa cosa nella celeberrima Gioconda, dove un incantevole paesaggio si fonde armonicamente con la figura in primo piano. In quest’opera Leonardo conferisce alla ritrattistica una formale trasfigurazione idealizzata che si evidenzia soprattutto nel morbido carnato e si concentra nell’intramontabile e misterioso sorriso. La poesia si respira in modo completo nella visione di questo fantastico ambiente, rappresentato nella luce soffusa di un incantevole tramonto. Tutto diventa sogno …. e la generale intonazione tendente al verdastro mette in evidenza con grande efficacia lo sfumato del chiaroscuro, anziché il cromatismo.
Nel salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio (Firenze), il grande Leonardo si misura con il grande Michelangelo. La sua Battaglia di Anghiari, un’opera realizzata con tecnica probabilmente ad encausto ed andata perduta per impiego di accorgimenti tecnici errati con gli aggravanti – negli anni Cinquanta dello stesso secolo – di una pessima restaurazione, sarebbe stata una delle opere più importanti del Maestro.
Leonardo conferisce ai propri personaggi la grazia, la bellezza e l’incanto, propri dell’arte ellenica. Egli infonde l’anima anche alle cose naturali, e dà vitalità alle composizioni con una nuova visione cromatica nella degradazione atmosferica ricca del suo pregevole sfumato. Leonardo eserciterà nel corso dei secoli un influsso vastissimo e permanente.
I soggiorni lombardi sono stati assai fecondi per il grande artista toscano che nulla potrà però tramandare in questa regione perché circondato da seguaci che, nonostante la fedeltà verso di esso, non riusciranno a portare avanti la sua arte. Nessuno di loro si avvicina al suo genio, tuttavia, uno fra questi, Giovanni Ambrogio de Predis (1467 – 1517), diviene suo collaboratore nella Vergine delle rocce.