Site icon FRAMMENTIARTE

Alcune citazioni e itinerario critico di Sebastiano Ricci

Citazioni e itinerario critico di Sebastiano Ricci (citazioni tratte dai “Classici dell’Arte”, Rizzoli Editore)

Pagine correlate all’artista: Biografia di Sebastiano Ricci – Elenco delle opere di Sebastiano Ricci – Alcune opere (foto).

Il pensiero critico degli studiosi di Storia dell’arte su Sebastiano Ricci:

Lanzi: “Ebbe in comune col Giordano l’abilità di contraffare ogni maniera…avendo a rappresentare qualsivoglia soggetto, ricorrevagli al pensiero come lo avesse trattato questo o quel maestro e ne profittava senza furto…non si era fondato nel disegno in su’ primi anni; ne apprese poi quanto basta, coltivandone indefessamente lo studio nelle accademie, che frequentò ancor adulto. Le forme delle sue figure han bellezza, nobiltà, grazia sul far di Paolo (Veronese); le attitudini sono oltre il comun modo naturali, pronte, svariatissime; le composizioni son dirette dalla verità e dal buon senso. Benché bravo nel maneggio del pennello, non ne abusò, come moltissimi han fatto, alla celerità; le sue figure son disegnate con precisione, e staccate da’ fondi, che spesso tinge di un bellissimo azzurro, su cui trionfano”.

Derschau: “Ricci, appoggiandosi per primo alla splendida arte del Veronese, fece prevalere un nuovo ideale, quello della chiara e ricca bellezza coloristica: in ciò preparò la via a Tiepolo. Questo fatto è molto più importante della questione se il giovane Tiepolo, in determinate composizioni, si sia rifatto al Ricci. La pittura di figura del rococò a Venezia resta incomprensibile nella sua evoluzione senza Ricci…Tiepolo ha portato i germi prodotti dal Ricci a una ricchezza e a uno splendore tali da oscurare tutto intorno a lui…a Sebastiano Ricci va riconosciuto il ruolo di combattivo precursore”.

Moschini: “S’avverte in lui quella sintesi del più barocco decorativismo e della più individuata e sostanziosa pittura, che rivedremo nel Tiepolo. Da un lato il cortonismo, diretto e indiretto, dall’altro l’acutissima pittura del solitario Magnasco; l’uno reso più intenso, sostanzioso e liberato da ogni accademia, l’altra divenuta ariosa, brillante, all’aria aperta fuor delle magiche grotte e dei tenebrori. Una sintesi nuova che spalancava nuovi orizzonti di schietta pittura, anche se la scena non è che un balletto, ma come sentito nelle meraviglie del colore, nei più vibranti, acuti, agili accenti”.

Argan: “Venezia, ancor più di Napoli, raccoglie l’eredità del prodigioso mestiere di Luca Giordano…Sebastiano Ricci la rilancia, la amplia, la raffina alla scuola di Sebastiano Mazzoni e poi del dotto ambiente bolognese, impadronendosi di sempre più leggere e brillanti proprietà del tocco; la rinsalda ristudiando direttamente il Veronese ed arricchendo così di nuove note i registri alti della tavolozza; vi aggiunge perfino aggiornate esperienze straniere lavorando a Vienna e a Londra. È il primo di una squadra di virtuosi esecutori di gran classe sempre in giro per l’Europa”.

Pallucchini: “…seppe imporre, a Venezia e fuori, un gusto nuovo, formato con meditazione, ma risolto con ardimento su di un piano apertamente rococò, cioè di effetti vivaci, scintillanti, garruli di luce e di colore. Schiarendo la tavolozza, riportò nella tradizione veneziana una ricchezza di espressione cromatica risolta in una luminosità nuova e vibrante: seppe sciogliersi cioè, mediante l’intelligente interpretazione del cromatismo veronesiano e della pennellata di tocco magnaschesca, dalle remore seicentesche, prendendo posizione sia contro la moda dei “tenebrosi”, sia contro la nuova corrente Piazzetta – Federico Bencovich. Fornì quindi un nuovo valido mezzo linguistico, prezioso per tutto lo svolgimento della pittura settecentesca, anche per lo stesso Tiepolo, dopo la sua defezione dal piazzettismo”.

Longhi: “Sul cadere del secolo i veneziani si avvedono di esser rimasti tagliati fuori, per più di cent’anni, dalle grandi idee della pittura barocca, ormai non più romana ma europea, e cominciano a viaggiare. Il primo dei pittori veneti viaggianti, Sebastiano Ricci, ha ancora, come tutti i veneziani del Seicento, il gusto del plagio, dell’imitazione…dai più vari precedenti pittorici; ma intanto dilata la sua cultura fino a farsi europeo, bene intendendo che da un secolo ogni nuova idea figurativa aveva assunto validità europea. Il Ricci è … il primo ad accorgersi che i più validi soffitti della fine del secolo…sono quelli di Luca Giordano a Firenze…Per questa buona via … riesce a inaugurare il cosiddetto rococò nella saletta di palazzo Pitti o nelle volte di palazzo Marucelli. Gli nuoce più tardi la sua incredibile rapacità culturale che dà a tanta sua pittura quel gusto di abile reportage di tutti i motivi europei”.

La riproduzione dei contenuti di questo sito web di Arte, anche eseguita soltanto in parte, è vietata.
Exit mobile version