Affreschi di Palazzo Schifanoia: Ciclo dei mesi
Pagine correlate: Pittori ferraresi – Biografie del Cossa, Tura e de’ Roberti – Opere del Cossa – Opere del Tura – Opere del de’ Roberti.
Descrizione del grafico
Schema di ubicazione degli affreschi sulle pareti del grande Salone. I numeri si riferiscono alle rappresentazioni attualmente esistenti, e rimandano agli elenchi sotto riportati, mentre le lettere indicano le composizioni perdute, per le quali Ruhmer ipotizzava le seguenti tematiche: A. Trionfo di Giunone (o di Giano); B. 31°, 32°, 33° decano (l’Acquario); C. Gruppo di fedeli; D. Il torneo; E. Trionfo di Nettuno; F. 34°, 35°, 36° decano (i Pesci); G. Corteo di caccia. Incoronazione di Borso; H. Trionfo di Marte (o della Fama);. 22°, 23°, 24° decano (lo Scorpione); L. Cortile di Castello; M. Trionfo di Diana; N. 25°, 26°, 27» decano (il Sagittario): O. Corteo di cacciatori; P. 28°, 29°, 30° decano (il Capricorno); Q. Cortile di Castello.
Sull’opera
Il “Ciclo dei Mesi a Palazzo Schifanoia”, rappresentato nel salone principale dell’omonimo palazzo a Ferrara, è costituito da una serie di affreschi – alcuni andati perduti – sulle quattro pareti, raffiguranti i dodici mesi dell’anno. L’impianto pittorico è opera di più artisti ferraresi, tra i quali figurano certamente il Tura, il Cossa, il de’ Roberti e Baldassarre d’Este.
Descrizione del ciclo dei mesi
La decorazione, realizzata con tecnica a fresco, comprende, insieme alle rappresentazioni andate perdute (quelle con le lettere), le quattro pareti del salone principale (largo 11, lungo 24 ed alto 7,50 m.) dell’omonimo palazzo a Ferrara. Le superfici affrescate sono suddivise in sezioni uguali tra loro e simmetricamente opposte, intervallate le une dalle altre da lesene simulate.
Ogni sezione, simboleggiante un mese, è a sua volta divisa in tre registri. In quello in alto è rappresentato il trionfo del dio al quale il mese è riferito; nella zona mediana, il relativo segno astrologico integrato da simboli minori, quali i “decani”, ovvero, periodi astrologici della durata di dieci giorni; nel registro in basso – di tutte le sezioni – è rappresentato il duca Borso d’Este che come sovrano adempie ai suoi incarichi.
È tradizionalmente risaputo che l’ideatore dell’impianto iconografico, essenzialmente suggerito dalla cultura astrologica del periodo, è molto probabilmente Pellegrino Prisciani, retore, poeta, professore allo studio di Ferrara, grande amatore di libri d’astrologia. Secondo altri studiosi si tratta del ferrarese Pietro Bono Avogario (l’astronomo morto nel 1506), che i documenti della sua città ricordano come “excellentissimus et consumatissimus astronomus”.
Gli affreschi, variamente assegnati a più artisti ferraresi (certamente al Cossa, al Tura a Baldassarre d’Este, al de’ Roberti ed ad altri altri pittori più o meno noti), sono stati realizzati, secondo il Cittadella ed il Laderchi, tra il 1476 e il 1484. Altri studiosi indicano cronologie alquanto differenti: l’Avventi ipotizzava il 1471; il Burckhardt e il Woermann il 1493; il Crowe e il Cavalcaselle, tra il ’70 e il ’90; l’Harck, 1467-71.
Il ciclo in esame – mai citato negli scritti del Superbi (1620), del Guarini (1621), dell’Orlandi (1719) e del Cittadella (1782) – viene pubblicato per la prima volta dal Baruffaldi intorno alla metà del XVIII secolo, come opera del Tura, presentandola in totale stato di abbandono.
Tale degrado fu notato notato anche dallo Scalabrini (1773), che in una nota riferita agli affreschi scriveva: “spariti per noncuranza e negligenza”. Anche L. N. Cittadella, nel 1844, riferendosi al salone del palazzo Schifanoia scriveva: “furono imbiancati quei muri con vari strati di calce e quel locale servì in tempi a noi vicini a fabbrica di tabacco”.
Quella calce coprente rimase sui muri fino alla fine del secolo successivo, e, anche quando l’intonaco stava incominciando a cedere, nessuno studioso ne stava più parlando.
Il primo a proporre al pubblico il “Ciclo dei Mesi” fu il Lanzi (1795), che riferendolo a Cosmè Tura scriveva: “La invenzione era distribuita in dodici compartimenti di una gran sala; e potea dirsi un picclol poema, di cui Borso era l’eroe. In ogni quadro era rappresentato un mese dell’anno. In ciascun mese ricompariva quel principe nell’esercizio a lui consueto in tale stagione, giudicatura, caccia, spettacoli: cose varie e piene, anche nella esecuzione di varietà e poesia”.
Nel 1836 il Petrucci, in una nota riferita alla “Vita di Cosmè Tura” del Baruffaldi, scriveva che negli anni 1821-28 una parte delle pareti del salone fu liberata dall’imbiancatura e quindi riscoperti i relativi affreschi, grazie all’accurato intervento di Luigi Saroli. Dovettero passare altri 12 anni affinché, nel 1840, Alessandro Compagnoni riuscisse a scoprire tutta la pregiata decorazione.
Purtroppo arrivarono integri soltanto i dipinti della parete a settentrione (13-27 della tabella sopra riportata) e la parete esposta ad oriente (4-12); mentre in quella occidentale vi è rimasta – non del tutto integra – solo la rappresentazione del “Trionfo di Vesta” (n. 28) della sezione riferita a “Dicembre”, in cui è totalmente mancante il viso della dea.
La parete meridionale è ancora peggiore e non vi rimangono che tre frammenti (1-2-3, non presentati in queste pagine, raffiguranti rispettivamente “Borso proclamato duca di Ferrara”, “Cortile di Castello” e “Gruppo di cavalieri”).
Esistono tuttavia delle testimonianze della decorazione mancante che ci sono arrivate attraverso l’opera dei copisti Giuseppe Mazzolani e Luigi Yperman. Il primo riuscì a riprodurre, in dimensioni ridotte con tecnica ad olio, gran parte delle tematiche; il secondo, nei primi anni del secolo scorso, tracciò i contorni della parete esposta ad oriente, rispettando le misure originali.
Le pareti ed il soffitto (tutto in legno) del salone furono sottoposti, tra il 1950 ed il 1954, ad un accurato restauro sotto la direzione di Arturo Raffaldini.
Le raffigurazioni
Qui appresso sono riportate alcune raffigurazioni con le relative didascalie; sotto la tabella, i titoli delle opere ancora godibili.
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GENNAIO: Borso proclamato duca di Ferrara (frammento).
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FEBBRAIO: Cortile di Castello (frammento).
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FEBBRAIO: Cavalieri (frammento).
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MARZO: Il trionfo di Minerva.
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MARZO: Simboli astrologici del I, II e terzo decano (l’ariete).
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MARZO: Il trionfo di Venere.
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APRILE: Caccia – Borso d’Este rende giustizia – Potatura della vite.
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APRILE: Simboli astrologici del IV, V e VI decano (il toro).
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APRILE: Gare di caccia – Borso e il buffone Scocola.
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MAGGIO: Il trionfo di Apollo.
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MAGGIO: Simboli astrologici del VII, VIII e IX decano (i gemelli).
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MAGGIO: Falciatura – Caccia.
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GIUGNO: Cavalieri con pennoni.
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GIUGNO: Il trionfo di Mercurio.
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GIUGNO: Simboli astrologici del X, XI e XII decano (il cancro).
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GIUGNO: Borso e il corteo di caccia.
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LUGLIO: Il trionfo di Giove.
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LUGLIO: Simboli astrologici del XIII, XIV e XV decano (il leone).
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LUGLIO: Cacciatori – Borso e il contadino.
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LUGLIO: Cortile di Castello.
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AGOSTO: Il trionfo di Cerere.
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AGOSTO: Simboli astrologici del XVI, XVII e XVIII decano (la vergine).
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AGOSTO: Cacciatori – Borso riceve un ambasciatore.
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SETTEMBRE: Il trionfo di Vulcano.
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SETTEMBRE: Simboli astrologici del IXX, XX e XI decano (la bilancia).
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SETTEMBRE: Borso riceve un ambasciatore – Cacciatori.
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SETTEMBRE: Cavalcata settembrina.
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DICEMBRE: Il trionfo di Vesta.