Biografia di Filippo Lippi 2 (1406 – 1469)
Fra il 1441 e il 1447 Filippo realizzò la pala dell’ “Incoronazione della Vergine“, conosciuta anche come l’ “Incoronazione Maringhi” (dal nome del committente, il canonico di San Lorenzo, Francesco Maringhi), per l’altar maggiore di Sant’Ambrogio. In questa pregiata composizione vi lavorarono tre collaboratori, fra i quali ricordiamo il carmelitano Fra Diamante (circa 1430 – dopo il 1492).
Nel frattempo, tra il 1440 ed il 1442 su committenza della famiglia Martelli, eseguì una “Annunciazione” per la cappella degli Operai in San Lorenzo, di cui essa deteneva il patronato: evidenti sono i modi dell’ “Annunciazione Cavalcanti”, la scultura policromata di Donatello in Santa Croce.
Sempre allo stesso periodo (1440) l’artista realizzò le pitture della cassa per le esequie di Andrea Corsini (vescovo di Fiesole e legato pontificio a Bologna). Il 23 febbraio 1442 papa Eugenio IV (Venezia, 1383 – Firenze, 1447) lo nominò «Rettore e Abate Commendatario» della chiesa di San Quirico a Legnaia, nei pressi di Firenze. Nel 1443 su commissione del convento delle Murate realizzò un’Annunciazione e, nel 1447, presso la cancelleria del Palazzo della Signoria, dipinse una “Apparizione della Vergine a san Bernardo“. Qualche anno dopo, tra il 1448 e il 1450 realizzò la “Madonna col Bambino” che attualmente si trova nella Fondazione Magnani-Rocca a Parma.
Nel 1450, in seguito ad una controversia con il suo discepolo Giovanni di Francesco del Cervelliera, che rivendicava il suo dovuto pari a 40 fiorini, Filippo venne chiamato in giudizio. Nel corso della seduta esibì la ricevuta di versamento con la falsa firma dell’allievo.
Entrambi i pittori furono incarcerati, torturati e, quindi, messi in condizione di parlare. In seguito all’ammissione di aver falsificato il documento, Filippo venne venne lasciato libero.
I guai con la giustizia non si fermarono perché l’11 settembre 1451 l’artista andò nuovamente sotto processo per un dipinto fatto realizzare da allievi della sua bottega e spacciato per opera di propria autografia, ingannando così il committente che si era raccomandato che la composizione fosse di mano del maestro.
Sempre in quell’anno anno, da documentazioni certe, si ricava che Filippo era proprietario di una abitazione vicino al convento del Carmine. Un altro documento, datato 19 maggio 1455, testimonia che gli fu revocata la rettoria di San Quirico a Legnaia perché poco solerte nel suo incarico e per la condanna del 1450.
Nel 1452 il comune di Prato deliberò la somma di 1.200 fiorini per la decorazione della cappella Maggiore e della vetrata nella chiesa di Santo Stefano. L’incarico, che doveva essere affidato a Beato Angelico e da questi rifiutato nel marzo dello stesso anno, venne proposto a Filippo Lippi, che accettò la committenza recandosi presto sul luogo.
Il ciclo di affreschi fu portato a termine nel 1465 fra travagliate pause di lavoro, richieste di denaro fuori da accordi stabiliti, solleciti, fughe ed ulteriori trattative. Durante le lunghe pause realizzò molte altre composizioni, tra cui la “Madonna del Ceppo” (tempera su tavola, 187 x 120 cm., Museo Civico di Prato), commissionata dall’Opera Pia fondata da Francesco Datini; la pala delle “Esequie di san Girolamo” (tempera su tavola, 268 x 165 cm., Museo dell’Opera del Duomo di Prato) per Geminiano Inghirami di Prato; il “Tondo Cook” (una tempera su tavola, di diametro 137 cm., probabilmente iniziata da Beato Angelico, oggi nella National Gallery of Art a Washington) e la “Adorazione del Bambino di Annalena” (tempera su tavola, 137 × 134 cm., Galleria degli Uffizi a Firenze) per il convento di Annalena; la pala della “Adorazione del Bambino” (tempera su tavola, 129,5 x 118,5 cm., Gemäldegalerie a Berlino) commissionata da Giovanni de’ Medici per Alfonso I d’Aragona, andata parzialmente perduta e di cui rimangono i due riquadri laterali; la decorazione della volta sopra la tomba di Geminiano Inghirami – andata perduta – nella chiesa di San Francesco a Prato; l’ “Adorazione del Bambino di Camaldoli” (tempera su tavola, 140 x 130 cm., Galleria degli Uffizi a Firenze) commissionata dalla famiglia de’ Medici per la propria cella all’interno dell’Eremo; le quattro tavole con la “Vergine Annunziata”, l’ “Angelo annunziante”, il “San Giovanni Battista” ed il “Sant’Antonio Abate”, probabilmente realizzati come riquadri di arredo ecclesiastico (tempera su tavola, 57 x 24 cm., Galleria degli Uffizi, Firenze).
Nel 1456 Filippo ebbe la nomina di cappellano nel convento di Santa Margherita a Prato, ove conobbe la monaca Lucrezia, figlia del fiorentino Francesco Buti e di Caterina Ciacchi, con la quale iniziò una storia sentimentale. Molti sono i dipinti del maestro in cui appare il ritratto della donna amata.
La loro relazione, tanto era forte, indusse la Buti a lasciare la veste monacale ed a seguire l’artista nella sua casa pratese acquistata nel 1455. La loro clandestinità alla vita civile durò fino al 1461, anno in cui papa Pio II (Corsignano, 1405 – Ancona, 1464), su interessamento di Cosimo de’ Medici, sciolse entrambi dai voti, regolarizzando il loro stato civile, anche se Filippo decise di non maritarsi.
Con Lucrezia l’artista ebbe due figli: Filippino (1457) ed Alessandra (1465). Tra il 1458 e il 1460 Filippo realizzò l’Annunciazione e i Sette santi in due lunette di palazzo Medici.
Nel 1466 gli fu commissionata la decorazione con le “Storie della Vergine” per la tribuna della Cattedrale di Spoleto.
I lavori, deliberati dall’Opera del Duomo, iniziarono nel settembre 1467 e furono portati a compimento da collaboratori dell’artista, tra cui Fra Diamante, circa tre mesi dopo la sua morte (8-10 ottobre 1469). Il ciclo di affreschi comprende l’ “Annunciazione”, la “Natività”, la “Morte della Madonna” e l’ “Assunzione della Vergine in cielo”. Nel riquadro raffigurante la Morte della Madonna viene identificato l’artista, con un mantello bianco, in una delle figure alla destra, nonché il figlio Filippino nella figura dell’angelo. Negli ultimi due anni eseguì un Paliotto per la Compagnia dei Preti della Trinità di Pistoia (1467) e la Circoncisione di Prato.
Filippo Lippi morì nel 1469 (tra l’8 e il 10 ottobre) e fu sepolto nella Cattedrale di Spoleto.