Biografia Melozzo da Forlì
Melozzo, il massimo esponente della pittura forlivese quattrocentesca, integrava la sua creativa ed illusionistica prospettiva – tipica del Mantegna – alla monumentalità delle figure, resa da efficaci armonie coloristiche, derivate dai modi di Piero della Francesca.
Inoltre la forza della luminosità, sempre presente nelle sue opere, ricorda la pittura di Domenico Veneziano e quella dell’ultimo periodo di Beato Angelico, due dei cosiddetti “pittori di luce” fiorentini.
Secondo Luigi Lanzi (1834), l’artista in esame fu il primo a proporre con vero successo gli scorci ripresi dal basso: “l’arte del sotto in su, la più difficile e la più rigorosa “[fonte: Storia pittorica della Italia, Piazzini, anno 1834, Firenze (pagina 32)].
Il pittore nacque nel 1438 a Forlì. Riguardo la sua prima formazione artistica, tra le notizie, che ci pervengono scarse e frammentate, c’è quella che egli lavorò nella bottega di Baldassarre Carrari il Vecchio, un artista forlivese fortemente legato alla pittura giottesca.
Nel biennio 1464-65 si trovava a Roma per la decorazione nella basilica di San Marco, annessa, già dal Quattrocento a Palazzo Venezia, realizzando scene con San Marco Evangelista e San Marco Papa. Si pensa che nello stesso periodo, sempre nella capitale, avesse collaborato con Antoniazzo Romano agli affreschi nella basilica dei Santi XII Apostoli (cappella Bessarione).
Negli anni successivi (1465-75) la sua attività artistica si svolse per circa un decennio ad Urbino, dove entrò a diretto contatto con la pittura di Piero della Francesca. Il Melozzo lasciò in quella città una chiara influenza su due artisti che vi giunsero nell’ultimo biennio del suo soggiorno: il fiammingo Giusto di Gand (Gand, 1430 circa – 1480 circa) e lo spagnolo Pedro Berruguete (Paredes de Nava, 1450 circa – Ávila, 1504 circa). È questo il periodo in cui Melozzo approfondì lo studio della prospettiva in senso illusionistico.
A Urbino, si pensa che l’artista avesse collaborato nella realizzazione dei “Ritratti di uomini illustri” nello studiolo del Duca, impiegando le sue caratteristiche prospettive da sfondo: “probabilmente risaliva l’inquadratura architettonica della biblioteca e dello studiolo” [fonte: L’arte, volume quarto (mat-rem), UTET, Torino 2002, a pagina 26].
Secondo Carlo Grigioni il Melozzo realizzò anche il Ritratto di Federico da Montefeltro col figlio Guidobaldo, che altri studiosi lo attribuiscono talvolta a Pedro Berruguete, altre volte a Giusto di Gand.
Appartiene ai lavori del soggiorno di Urbino la frammentaria rappresentazione su tavola del Salvator Mundi dove l’artista, in un soggetto tipicamente fiammingo, integra i modi mantegneschi della fisionomia a quelli di Piero della Francesca della monumentalità.
Altri frammenti, datati tra il 1466 e il 1470, rappresentanti la Vergine annunciata e l’Angelo annunciante sono custoditi agli Uffizi di Firenze.
Nel 1475 il Melozzo fu chiamato a Roma da Sisto IV, che lo nominò “Pictor papalis” (Pittore del papa). Con tale titolo, la sua influenza sugli artisti contemporanei non poteva non essere ancora più forte, di come era sempre stata.
Nel 1477 realizzò l’affresco con la raffigurazione di Sisto IV che nomina Bartolomeo Platina prefetto della biblioteca Vaticana, un’opera attualmente “staccata” e custodita nella Pinacoteca Vaticana. L’affresco, che in precedenza si trovava “su muro” nella Biblioteca Vaticana, è una significativa testimonianza dalla quale si evidenziano gli interessi dell’artista verso la prospettiva in scorcio, sempre impiegata per fini illusionistici.
Il 17 dicembre 1478, insieme ad altri importanti artisti, fondò l’Università dei Pittori, Miniatori e Ricamatori, quella che più tardi, attraverso una serie di passaggi avvenuti a cavallo dei secoli XVI-XVII, sarebbe diventata l’attuale e celebre Accademia Nazionale di San Luca a Roma.
È dello stesso periodo il disegno realizzato su richiesta del Signore di Forlì Girolamo Riario, per un nuovo palazzo in Roma, quello che attualmente è conosciuto come palazzo Altemps. Si sa anche che lo stesso Riario si servì dei disegni dell’artista anche per la progettazione di altre costruzioni a Forlì (Palazzo Riario) e a Imola [fonte: M. Tabanelli, Il Biscione e la Rosa, Fratelli Lega Editori, Faenza 1973, pagina 43, nota n° 13]. I restauri del 1984, tra l’altro, hanno riportato alla superficie nella “Sala della Piattaia” alcuni dipinti assegnati alla scuola di Melozzo.
Ad un periodo non ancora identificato dagli studiosi risale invece la decorazione della Basilica di Santa Francesca Romana con la raffigurazione dei Dottori della Chiesa, comunque assegnati a Melozzo ed ai suoi collaboratori.
Intorno al 1480 decorò l’abside (andata distrutta nel 1711) della chiesa dei Santi Apostoli con raffigurazione dell’Ascensione di Cristo, dopo i lavori di rinnovamento effettuati nel 1475 su richiesta del cardinale Giuliano della Rovere. Gli affreschi si presentano oggi divisi in sedici parti e si trovano ubicati in diversi luoghi istituzionali: sala IV della Pinacoteca Vaticana (14 frammenti con Apostoli e gli Angeli musicanti), Museo del Prado (un frammento di Angelo) e Quirinale (Cristo benedicente sistemato sullo scalone d’onore nell’allora Palazzo Apostolico) (prima figura in alto). A proposito di quest’ultimo frammento, ancor oggi si può leggere una didascalia sulla lapide ad esso vicina che celebra il primato dell’artista nella resa prospettica: “OPUS MELOTTII FOROLIVIENSIS / QUI SUMMOS FORNICES PINGENDI ARTEM / MIRIS OPTICAE LEGIBUS / VEL PRIMUS INVENIT VEL ILLUSTRAVIT / EX ABSIDE VETERIS TEMPLI SS. XII APOSTOLORUM / HUC TRANSLATUM ANNO SAL. MDCCXI”.
Un altro lavoro del periodo romano di Melozzo è l’Annunciazione, godibile nel Pantheon. Si pensa che nello stesso periodo l’artista avesse collaborato con lo scultore Andrea Bregno (1418 – 1503) nella realizzazione del Monumento del cardinale Giovanni Diego de Coca (morto nel 1477) nella basilica di Santa Maria sopra Minerva. L’affresco di Melozzo, integrante il monumento, ove viene rappresentato il Cristo giudice tra due angeli (titolato anche Giudizio universale), è di importanza rilevante.
Il pittore lasciò la capitale nel 1484 dopo la morte di Sisto IV, avvenuta nello stesso anno il 12 agosto, per recarsi a Loreto. Qui, nel decennio che va dal 1484 al 1493 (secondo alcuni studiosi, tra 1477 e il 1479), decorò, su commissione del cardinale Girolamo Basso della Rovere, la cupola della sagrestia di San Marco in Santa Casa di Loreto. Trattasi di uno dei primi esempi di cupola i cui affreschi mettono assieme con successo elementi architettonici e figure.
Il Melozzo ritornò a Roma per la terza volta. In tale periodo vi realizzò, nel 1489, il mosaico della Cappella di Sant’Elena nella chiesa di Santa Croce in Gerusalemme, raffigurando un Gesù benedicente con gli evangelisti, da cui si evidenziano anche elementi bizantineggianti.
Sempre a Roma, alla cerchia dell’artista, è assegnato l’affresco con i Dottori della Chiesa in Santa Francesca Romana, vicina al Colosseo.
Nel 1493 il Melozzo si trovava ad Ancona per la decorazione di vari soffitti del Palazzo Comunale, affreschi andati perduti.
Dopo il soggiorno anconetano l’artista fece ritorno a Forlì dove, in collaborazione con Marco Palmezzano (Forlì, 1460 circa – Forlì, 1539), uno dei suoi migliori allievi, affrescò la Cappella Feo della chiesa di San Biagio (distrutta durante la Seconda guerra mondiale). Sempre a Forlì, nella Pinacoteca civica, viene custodito il Pestapepe, realizzato probabilmente su commissione di un commerciante, come indica l’attività del soggetto. Il dipinto, a lungo attribuito al Melozzo, è stato poi messo in discussione ed avvicinato ad ambienti ferraresi, tra i quali spicca il nome di Francesco del Cossa.
Il pittore-architetto Melozzo di Giuliano degli Ambrosi, ovvero Melozzo da Forlì, morì nel 1494 nella città natale. L a sua tomba è ubicata nella chiesa della Santissima Trinità.
Bibliografia
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R. Buscaroli, Melozzo e il melozzismo, anno 1955, Bologna.
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N. Clark, Melozzo Da Forli, Pictor Papalis, anno 1990, Londra.
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M. Foschi, L. Prati (a cura di), Melozzo da Forlì: la sua città e il suo tempo, anno 1994, Milano.
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Curato da D. Benati, M. Natale, Antonio Paolucci, Melozzo da Forlì. L’umana bellezza tra Piero della Francesca e Raffaello, anno 2011, Milano.
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