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Biografia di Benozzo Gozzoli

Benozzo di Lese di Sandro(Scandicci, 1420 – Pistoia, 4 ottobre 1497)

Autoritratto
Sopra, un’opera dell’artista: Autoritratto (Opus Benotii) nella Cappella dei Magi, Palazzo Riccardi, Firenze

Biografia di Benozzo Gozzoli

Di Benozzo Gozzoli non si conosce l’esatta data di nascita (tradizionalmente riferita intorno al 1420) ma si sa che nacque nel villaggio di Sant’Ilario a Colombano, presso Settimo, Scandicci, Firenze.

Nel 1427, quando Benozzo aveva sette anni, la sua famiglia si trasferì nel capoluogo toscano.

Riguardo la sua prima formazione ci sono stati in passato ampi dibattiti che spesso hanno portato a risultati contrastanti tra gli stessi studiosi, molti dei quali concordano sull’ipotesi del Vasari, secondo il quale, l’artista avrebbe fatto il suo apprendistato presso la bottega di Beato Angelico.

Sempre dal celebre storico aretino apprendiamo che egli stesso, nella seconda edizione delle “Vite”, aveva ribattezzato l’artista con un nuovo nome: Benozzo Gozzoli. Certo è comunque il fatto che in età matura il pittore ricevette una solida formazione artistica dall’Angelico, con cui collaborò alla decorazione del convento e della chiesa di San Marco a Firenze. Risulta infatti che gli affreschi furono eseguiti da Benozzo su progetto dell’illustre frate domenicano: la “Crocefissione con la Vergine e i santi Cosma, Giovanni Evangelista e Pietro Martire” (cella n° 38), la “Preghiera nell’Orto” (cella n° 34), “Madonna col Bambino e angeli” (attualmente a Detroit), “L’Uomo dei Dolori” (cella n° 39).

Intorno al triennio 1437-39 realizzò il “Ratto di Elena”, una tavoletta a forma ottagonale destinata al frontale di un cassone; tra il 1440 e il 1445 circa dipinse la “Madonna col Bambino e nove Angeli”, oggi custodita nella National Gallery di Londra.

Nel decennio in cui l’artista collaborò con l’Angelico – fatta eccezione del periodo 1444-47 (del 1447 solo una parte), ove era impegnato, insieme a Lorenzo Ghiberti (1378 – 1455) e suo figlio Vittorio, alla Porta del Paradiso del Battistero di Firenze –  gli si può probabilmente assegnare il riquadro con la “Storia di David”. Da documentazioni certe si ricava che l’artista il 23 maggio del 1447 (sotto il papato di Niccolò V, ma chiamato da Eugenio IV prima della sua morte, avvenuta il febbraio dello stesso anno) si trovava a Roma con Beato Angelico per affrescare una cappella nei palazzi Vaticani (si pensa a quella del Sacramento). Poco più tardi i due artisti lavorarono nella Cappella Niccolina, degli stessi palazzi, fino al giugno dell’anno successivo. Anche lo stendardo con la “Madonna col Bambino” per Santa Maria sopra Minerva, riferito all’anno 1449 ed assegnato all’artista in esame, fu probabilmente realizzato su progetto e disegno di Beato Angelico.

Nel “Polittico Guidalotti” dell’Angelico (1448 circa) viene assegnata a Benozzo l’immagine di Santa Caterina d’Alessandria. La collaborazione con Beato Angelico, che tanto influenzò la pittura del Gozzoli, ebbe termine nel 1449, dopo gli affreschi delle volte della Cappella di S. Brizio nella cattedrale di Santa Maria Assunta Orvieto (Duomo di Orvieto): del Gozzoli sono alcuni dei volti della vela dei Profeti e parti di diverse teste raffigurate nei costoloni.

Soggiorni umbri e laziali

Nel 1450 l’artista si trasferì in Umbria ove realizzò l’”Annunciazione di Narni”, firmata: “OPU[S] BENOT[I] DE FLORENT[IA]” e annoverata come prima opera completamente autografa.

Intorno al 1450, ancora lavorando come collaboratore, questa volta con altri artisti, iniziò gli affreschi nel monastero di San Fortunato a Montefalco: suoi sono la “Madonna col Bambino tra i Santi Francesco e Bernardino da Siena”, la “Madonna col Bambino e un Angelo musicante e San Fortunato in trono” (entrambi nella lunetta). Per la stessa chiesa realizzò la pala dell’”Assunzione della Vergine”, attualmente custodita nella Pinacoteca Vaticana.

Riferita al 1450-52 è la tavola con la raffigurazione di “Sant’Orsola angeli e Donatore” che il pittore realizzò su commissione della Clarisse di Montefalco.

Dello stesso periodo è la decorazione della tribuna absidale nella chiesa di San Francesco con la rappresentazione delle “Storie della vita di San Francesco”, che ebbe come committente Fra’ Jacopo da Montefalco dell’ordine dei Frati Minori, un colto teologo e grande predicatore. L’iconografia generale è probabilmente derivata dal “De conformitate vitae beati Francisci ad vitam Domini Jesu” (1390) di fra Bartolomeo da Pisa.

Le scene con le storie della vita del santo sono ripartite su tre registri in dodici pannelli. Sulla volta appaiono “San Francesco in gloria tra gli angeli” e i cinque santi dell’Ordine, mentre sull’intradosso dell’arco trionfale è raffigurato lo stesso santo che, attorniato da dodici compagni, mostra le mani con le stimmate.

Nella cappella di San Girolamo vi eseguì, in una scena stessa, un finto polittico completamente rifinito, mentre nel registro inferiore rappresentò le “Storie della Vita di san Girolamo”. Nella lunetta appare la Crocifissione. Tra i due registri, divisi da una fascia, appare la scritta “costruita e dipinta […] il primo giorno di novembre del 1452”. La decorazione della cappella è una delle prime testimonianze illusionistiche nel mondo della pittura, ma evidenzia anche la volontà dell’artista di promuovere con forza la propria maestria.

Sempre allo stesso anno appartiene la “Madonna col Bambino, S. Francesco, S. Bernardino da Siena e il donatore Fra Jacopo da Montefalco” (“Madonna dell’Umiltà).

Anche l’Annunciazione (attualmente custodita nel Museo Eroli a Narni e proveniente dalla chiesa di San Domenico della stessa città), che ebbe come committente il cardinale Berardo Eroli, è opera di Benozzo Gozzoli. Nella zona centrale della scena, sulla colonna, appare infatti lo stemma del committente.

Nel 1453 Benozzo decorò il convento di Santa Rosa a Viterbo realizzando un ciclo di affreschi (andati distrutti nel 1632) con le Storie della vita di Rosa da Viterbo. Esistono le riproduzioni dell’intera decorazione, che furono eseguite da Francesco Sabatini prima della loro distruzione.

Del 1456 è l’altra “Madonna dell’Umiltà con Santi”, firmata e datata, nota come Pala della Sapienza Nuova, realizzata per il Collegio di San Gerolamo a Perugia.

Soggiorno fiorentino

Da documentazioni certe si ricava che Benozzo, nel maggio del 1459, ritornò a Firenze, dove si innamorò della figlia di un mercante di tessuti, che poco dopo sposò. Dal matrimonio nacquero nove figli, fra i quali due – Francesco e Alessio – divennero pittori. È del luglio dello stesso anno l’avvio della decorazione della Cappella dei Magi nel Palazzo dei Medici con la fiabesca rappresentazione del Viaggio dei Magi, richiesta da Piero di Cosimo de’ Medici. È abbastanza chiaro che la scena evangelica fu soltanto un pretesto per magnificare i successi politici de’ Medici immortalando ritratti di famiglia ed importanti personalità al loro vicini.

Al 1460 è riferita la Madonna col Bambino di Detroit.

Prima di lasciare Firenze (1461) per recarsi a San Gimignano, l’artista, su commissione della Compagnia di Santa Maria della Purificazione e di San Zenobi in San Marco di Firenze, eseguì la Pala della Purificazione.

Appartenente al biennio 1461-62 è uno degli episodi di predella con raffigurato il Festino di Erode, attualmente custodito nella National Gallery of Art di Washington.

Soggiorno a San Gimignano

Nel 1464 il Benozzo fu chiamato a San Gimignano da Fra’ Domenico Strambi, un dotto monaco agostiniano, per la decorazione del coro della chiesa di Sant’Agostino.

Qui l’artista vi realizzò il ciclo delle le “Storie della vita di sant’Agostino”, narrando 17 episodi stesi con grande dovizia di particolari. Sempre nello stesso anno e nella stessa chiesa, a circa metà navata centrale, Benozzo realizzò una pittura votiva con la rappresentazione di San Sebastiano intercessore.

Questo affresco fu dipinto con urgenza sotto la pressione degli agostiniani facendo sì che l’artista lasciasse momentaneamente sospesa la decorazione del coro. Nel triennio 1462-64, infatti, San Gimignano imperversava la peste e l’amministrazione del Comune, già nel 1463, aveva deliberato la realizzazione di un affresco con San Sebastiano nella stessa chiesa. Il dipinto sarebbe stato realizzato dopo i lavori del coro, iniziati nel 1964, ma agli inizi dell’estate, all’inasprirsi del morbo, gli agostiniani chiesero al Gozzoli di eseguire al più presto l’affresco votivo, che risulta portato a compimento il 28 luglio dello stesso anno. Il ciclo delle Storie di S. Agostino, invece fu portato a termine nel 1465.

Durante il soggiorno sangimignanese Benozzo realizzò anche tre pale d’altare

Durante lo stesso soggiorno restaurò la Maestà (1317), di Lippo Memmi, ubicata nell’attuale “Sala di Dante” del Palazzo pubblico.

Nel 1467 lasciò San Gimignano per recarsi a Pisa e dintorni (Val d’Elsa e in Val d’Era).

Tabernacoli in Val d’Elsa e in Val d’Era

Il Gozzoli, nel periodo relativo al soggiorno a San Gimignano, si spostava a Certaldo per dipingere, insieme i suoi collaboratori di bottega, il Tabernacolo dei Giustiziati , già ubicato lungo la via Francigena nei pressi del torrente Agliena e che attualmente, dopo lo strappo degli affreschi avvenuto lo scorso secolo, si trova a Certaldo Alto nell’ex chiesa dei Santi Tommaso e Prospero. Tra i suoi aiuti figuravano i fiorentini Pier Francesco Fiorentino (1444?/45? – dopo il 1497) e Giusto d’Andrea (1440 – 1498), quest’ultimo figlio del pittore Andrea di Giusto (1400 circa – 1450).

L’altro tabernacolo, attualmente custodito a Legoli (frazione di Peccioli in provincia di Pisa), fu probabilmente realizzato dall’artista dal 31 maggio del 1479 all’11 gennaio del 1480, periodo di soggiorno ricavato da documentazioni certe.

Altri “affreschi staccati”, derivati da due tabernacoli (“Madonna della Tosse”, del 1484, e “Visitazione” degli anni 1490-91) che furono commissionati al Benozzo da Grazia Francesco, priore di Castelnuovo d’Elsa, si possono ammirare a Castelfiorentino (Firenze) presso il BEGO-Museo Benozzo Gozzoli.

Sempre a Castelfiorentino, presso il Palazzo Comunale, è esposta una Santa Verdiana, che – per via di una iscrizione – si fa risalire al 1490.

Soggiorni nel pisano (1467 – 1495)

Come già sopra accennato, nel 1467 Benozzo partì da San Gimignano per recarsi a Pisa. In tale periodo l’artista avrebbe aperto una bottega per organizzare i lavori di coadiuvo per la decorazione nel Camposanto monumentale della città, iniziati nel 1468 e portati a compimento nel 1484. Degli affreschi, che subirono i bombardamenti della seconda Guerra Mondiale (1944), sono rimasti soltanto alcuni frammenti.

Tra il 1470 e il 1475 realizzò “Trionfo di san Tommaso d’Aquino” (attualmente nel Museo del Louvre), commissionato per la Cattedrale di Pisa.

Nel corso del già citato soggiorno pecciolese (documentato a Legoli dal 31 maggio 1479 all’11 gennaio 1480), contemporaneamente alla decorazione del tabernacolo della cappella di Santa Caterina, l’artista eseguì a Volterra, su commissione della Compagnia della Vergine Maria, l’affresco de’ “La Cavalcata dei Magi”. Il dipinto fa da fondale ad un presepio in terracotta riferito a maestranze fiorentine quattrocentesche.

Il ritorno a Firenze e la morte

Nel 1495, poco dopo della cacciata de’ Medici, suoi protettori, da parte di Carlo VIII di Francia, Benozzo fece ritorno a Firenze. Più tardi partì per Pistoia dove si trovavano due dei suoi figli: Francesco e Giovan Battista. Il primo suo collaboratore , l’altro magistrato. Questi, il giorno prima della morte del padre, vendettero due tavole – eseguite dai tre artisti di famiglia: Benozzo, Francesco ed Alessio – al cardinale Niccolò Pandolfini, allora vescovo di Pistoia. La “Deposizione dalla croce” e la “Resurrezione di Lazzaro” rispettivamente custoditi Museo Horne a Firenze e nella National Gallery of Art di Washington. Nelle due opere spariscono il solito decorativismo e il linguaggio fiabesco: vi appaiono invece elementi austeri e drammatici, influenzati probabilmente dalle prediche del Savonarola.

Benozzo Gozzoli morì nel 1497 a Pistoia, forse colpito dalla peste che allora infuriava cattiva nella città.

Opere di Benozzo Gozzoli

Pittura

Miniatura

Scultura

Disegno

Bibliografia su Benozzo Gozzoli

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