Umberto Boccioni: Materia (Collezioni Mattioli)
Alla pagina della prima serie di opere di Umberto Boccioni
Sull’opera: “materia” è un dipinto autografo di Umberto Boccioni realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1911(forse terminato nel 1912), misura 225 x 150 cm. ed è custodito nella Collezione Mattioli di Milano.
L’opera fu esposta in occasione di diverse rassegne futuriste: nel 1913 a Roma (teatro Costanzi) ed a Rotterdam, più tardi in altre manifestazioni, a cui seguirono anche quelle postume.
Ormai la ricerca del Boccioni è orientata, in questo periodo, dar più forza alla compenetrazione tra figura ed elementi ambientali, e ci riesce impiegando una varietà di gamme cromatiche per uno sviluppo più dinamico dei piani relativi agli elementi (cose naturali e non) ed alle figure.
Permane nella composizione la componente divisionistica del tono, che conferisce armonia e vibrazione a tutto l’insieme, in un impasto corposo che mette in risalto la plasticità delle forme: il linguaggio è assai vicino a quello dei pittori post-impressionisti tedeschi.
Lo stesso Boccioni scriveva:
“Nel nostro primo manifesto tecnico della pittura dicevamo, in completa opposizione alle idee che allora correvano in Francia, essere necessario al pittore moderno ‘un complementarismo congenito’ come ‘necessità assoluta della pittura’. Molti, naturalmente, credettero che noi ci attardassimo sul puntinismo … Volevamo invece che al contrasto dinamico dei colori complementari, corrispondesse un contrasto dinamico delle forme. Volevamo un complementarismo della forma e del colore. Facevamo quindi una sintesi delle analisi del colore (divisionismo di Seurat, Signac e Cross) e della analisi delta forma (divisionismo di Picasso e di Braque) … dicevamo infatti: ‘I nostri corpi entrano nei divani su cui sediamo e i divani entrano in noi, così come il tram che passa entra nelle case, le quali a loro volta si scaraventano sul tram e con esso si amalgamano … quindi se una calotta sferica (equivalente plastico di una testa) è attraversata dalla facciata di un palazzo, il semicerchio interrotto e il quadrato della facciata che lo interrompe formano insieme una figura nuova una nuova unità composta di ambiente più oggetto’. Innalzando a legge questo particolare tolto dalia realtà, ne risulta che ogni linea o volume non si completa che con una linea o un volume complementare. Cosi non v’è oggetto senza ambiente complementare”.