Umberto Boccioni: Stati d’animo (secondo ciclo): Gli addii
Alla pagina della seconda serie di opere di Umberto Boccioni
Sull’opera: “Stati d’animo (ciclo n° 2): 1 – Gli addii“ è un dipinto autografo di Umberto Boccioni realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1911, misura 71,2 x 94,2 cm. ed è custodito da proprietari privati (1870).
L’opera in esame, insieme “Quelli che vanno” ed a “Quelli che restano“, appartiene al secondo ciclo degli “Stati d’animo“, e con essi fu esposta alla rassegna d’arte futuristica parigina del 1912, e quindi – sempre nello stesso anno – nelle altre principali città d’arte europee.
L’anno successivo lo stesso Boccioni inviò l’intera serie alla mostra allestita dalla Lacerba, quindi, nel 1914, la fece riprodurre nel suo libro “Pittura, scultura futuriste”.
La presente composizione, come le altre due appartenenti a questo stesso ciclo, a confronto della prima serie degli “Stati d’animo“, manifesta chiaramente un marcata perdita di valenza espressionistica a favore di una tematica sentita più in senso “plastico”, con la quale l’artista passa definitivamente alla poetica futurista.
Ecco cosa scrisse il Boccioni a proposito degli “Stati d’animo”:
“Noi concepiamo … l’oggetto come un nucleo (costruzione centripeta), dal quale partono le forze (linee-forme-(orze) che lo definiscono nell’ambiente (costruzione centrifuga) e ne determinano il suo carattere essenziale. Noi creiamo con ciò una nuova concezione dell’oggetto: l’oggetto-ambiente, concepito come una nuova unità indivisibile” e poi ancora ….. “Se per gli impressionisti l’oggetto è un nucleo di vibrazioni che appaiono come colore, per noi futuristi l’oggetto è inoltre un nucleo di direzioni che appaiono come forma. Nella caratteristica potenzialità di queste direzioni noi troviamo lo stato d’animo plastico” e poi ancora “Noi vogliamo, attraverso la nostra sensibilità trasformata, sviluppata e raffinata nei nuovo brivido della vita moderna, portare nella pittura e nella scultura quegli elementi della realtà che fino ad oggi la paura di offendere il tradizionale e la nostra rozzezza ci avevano fatti considerare plasticamente inesistenti e invisibili. Quindi: creazione dell’atmosfera come nuovo corpo esistente tra oggetto (solidificazione dell’impressionismo): creazione di una nuova forma scaturita dalla forza dinamica dell’oggetto (linee-forza); creazione di un nuovo oggetto-ambiente (compenetrazione di piani): creazione di una nuova costruzione emotiva al di là d’ogni unità di tempo e luogo (ricordo e sensazione, simultaneità) … Quindi se la potenzialità plastica dei corpi suscita emozioni che noi interpretiamo attraverso i loro moti, sono questi MOTI PURI che noi fisseremo” ed ancora, riferito al secondo ciclo degli “Stati d’animo“: “tutti coloro che hanno seguito le indicazioni di queste tre opere, si sono affrancati dalla freddezza accademica cubista, e mentre hanno mantenuto il concetto di pittura pura, hanno potuto innalzarlo alla comprensione lirica del dinamismo universale” ed ancora “Con lo stato d’animo dipingiamo la sensazione volendo rimanere di conseguenza nel campo esclusivo della pittura. Infatti dipingendo la PURA SENSAZIONE, noi fermiamo l’idea plastica prima che si localizzi in un senso e si determini con una qualsiasi ripercussione sensoria (musica, poesia, pittura)” ed ancora “Noi entriamo con lo stato d’animo in una nuova e sconfinata concezione. Per essa l’individualità dell’artista scompare non già per nullità o terrore, ma perché il suo spirito s’identifica con la realtà per mostrarsi in un tutto, attraverso pure forme e puri colori divenuti simboli del dinamismo universale …”.
Qualche anno dopo Il Boccioni, sempre a proposito degli “Stati d’animo” scriveva:
“…la direzione delle forme e delle linee era fissata con un determinato scopo drammatico (spiegavo la diversità emozionale delle linee perpendicolari, ondulate e spossate nel quadro Quelli che restano; delle linee confuse, agitate, dirette e curve nei quadro g;( addii; e delle linee orizzontali, fuggenti, rapide e sobbalzanti nel quadro Quelli che vanno}. Nell’affermare ciò mi basavo su questa intuizione: ad ogni emozione sensoria corrisponde un’analoga forma-colore”, ed ancora “… La pittura degli stati d’animo vuole che questo arabesco di forme e di colori si determini nell’artista nella sua caratteristica fatalità drammatica … Insomma la realtà non è l’oggetto, ma la trasfigurazione che esso subisce nell’identificarsi col soggetto. Creazione ed emozione sono la stessa cosa” ed altro ancora con “… un oggetto in velocità … nella pura sensazione appare come un ambiente emotivo sotto forma di penetrazione orizzontate ad angolo acuto, completamente diverso dall’ambiente emotivo in forma di pieno cilindro perpendicolare in cui appare una figura umana in piedi … Questi due ambienti emotivi sono completamente diversi dalla pesantezza ondulata longitudinale (ambiente emotivo creato da una figura umana sdraiata), dalla elasticità cilindrica appoggiata su scatti angolari o quadrangolari (ambiente emotivo della figura di un cavallo che trotta), dalla leggerezza spiralica dei segmenti di cono (ambiente emotivo di un vaso di fiori). Una folla che passeggia crea un ambiente emotivo inerte con direzioni perpendicolarmente una folla che parte vive in un ambiente emotivo agitato con direzioni irregolari ad angoli acuti, a linee oblique e a zig-zag aggressivi … L’oggetto appare quindi nel suo moto assoluto, che è la potenzialità plastica che l’oggetto porta in sé strettamente legata alla propria sostanza organica: è quella che ho chiamato la psicologia primordiale dell’oggetto …”.