Hieronymus Bosch: Trittico dell’Epifania – L’adorazione dei magi
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Sull’opera: “L’adorazione dei magi” è un dipinto autografo di Bosch, facente parte della serie del “Trittico dell’Epifania” – raffigurazione centrale interna – realizzato con tecnica a olio su tavola nel 1510, misura 138 x 72 cm. ed è custodito nel Museo del Prado a Madrid.
Il dipinto in esame si trova nello scomparto centrale ed è l’unico che reca la firma dell’artista, scritta in basso a sinistra: “Jheronimus bosch”.
La scena principale, che si svolge sotto la tettoia sostenuta da un esile ramo d’albero, accanto ad una logora capanna, richiama – come tutto l’insieme della presente composizione – l’ “Adorazione dei pastori” (Museo di Digione) del ‘Maestro di Flémalle’, dove la Madonna tiene solennemente il Bambino in piedi sulle ginocchia (fonti: Tolnay e Schubert-Soldern in “Von van Eyck bis Bosch”, 1903). Davanti a lei stanno Baldassare inginocchiato, Melchiorre e Gaspare – il re moro – accompagnato da una giovane serva negra. Alla Vergine viene offerto un gruppo d’arte orafa col “Sacrificio di Isacco” che richiama il sacrificio di Cristo (per l’appunto il pregiato oggetto schiaccia con tutto il suo peso i rospi (simboli dell’eresia).
Il ricamo abbastanza evidente del manto di Melchiorre, che raffigura la “Visita a Salomone” della regina di Saba, rappresenta – secondo il Tolnay ed il Combe – il viaggio dei Magi a Betlemme tratto dalla “Biblia pauperum”.
La boccia di mirra che Gaspare reca tra le mani può essere interpretata con i tre eroi nell’atto di chiedere l’acqua a Davide (preconio dell’Epifania), mentre il pellicano che la sormonta rappresenterebbe il Salvatore.
A proposito del re moro, il Combe pensa un ad una sua valenza alquanto ambigua e cioè: persistenza del male o conversione dell’eretico.
La figura che appare sulla soglia della capanna – con manto scarlatto che lascia scoperte gran parte delle nudità, turbante circondato da spine con sopra un verde ramoscello, catena d’oro da prigioniero, gamba piagata – rappresenta per il Tolnay la Passione di Cristo, il Messia giudaico (“Isaia”, LIII, 3-4), mentre per il Combe simboleggia l’eresia che spia i fedeli; per il Fraenger, Adamo come testimone del miracolo dell’Epifania. La Brand-Philip la interpreta invece come il Messia giudaico malato di lebbra e trasfigurato nell’Anticristo, con gli emblemi parodistici della “Passione” e dei miracoli.
La stessa studiosa vede la capanna come sinagoga in cui i cattivi pastori spiano da dietro il muro e dal tetto.