Pagine correlate all’arte bizantina in Italia: Pagina precedente: Nasce l’arte bizantina – Pagina successiva: l’arte bizantina greca e slava – Pittura di Roma (fino al secolo VI) – Pittura di Ravenna (fino al secolo VI).
Il nucleo centrale dell’arte bizantina nella nostra penisola rimane l’esarcato ravennate, fino al 751 sotto greci e dal 756 governato dalle autorità papali.
Le due basiliche di Ravenna vengono restaurate secondo la configurazione romana, mentre le grandi ed importanti costruzioni a pianta centrale sono ispirate al modello del Pantheon a Roma.
Il battistero degli Ortodossi (o Neoniano perché innalzato dal Vescovo Neone, nel 450), quello degli Ariani (costruito dal re goto Teodorico nel 526) e la basilica di San Vitale (costruita nel 525 da Giuliano Argentario su commissione del vescovo Ecclesio e consacrata dall’arcivescovo Massimiliano nel 547) variano – e in quest’ultima con una certa dose di fantasia – il modello originale con efficaci effetti di luminosità ed in funzione delle volte, realizzate con materiale fittile molto leggero.
Si evidenzia il rifiuto dei valori volumetrici dando risalto al delicato trattamento grafico, nei lavori di plutei a transenne e capitelli a cestino. Gli splendidi sarcofagi di Ravenna del Quattrocento, contraddistinti da una corposità agitata e sensibile che si rifà al periodo tardo-ellenistico, incominciano ad irrigidirsi nel Cinquecento e a perdere il significato figurativo giocando sui contrasti di piena, scavata e specchiata luminosità.
Alcuni importanti complessi di mosaici ravennati dell’arte bizantina, realizzati dalla metà del Quattrocento, sono nel mausoleo di Galla Placida (figlia dell’Imperatore Teodosio, alcune fonti riferiscono che addirittura non vi sia neanche stata sepolta), mentre le opere nella basilica di Sant’Apollinare Nuovo, evidenziano il massimo della pittura musiva e dell’espressività dei valori ideali.
L’arte bizantina si allontana dall’arte paleocristiana con una più intensa monumentalità figurativa a scapito della resa volumetrica e spaziale: la plasticità risulta completamente assente (volutamente, come testimonia la grande cura nei volti regali, dove si nota invece uno sfarzoso realismo).
Assente è anche la prospettiva spaziale e le figure appaiono tutte sullo stesso piano, hanno gli orli dei vestiti appiattiti e sembrano calpestarsi i piedi a vicenda. Nonostante tutto, si rimane stupiti dalla sontuosità del panneggio e dallo sfolgorio dei loro attributi, in uno sfondo dorato che conferisce loro una valenza ultraterrena. In tutta l’area adriatica è evidente il perpetuarsi o le nascite di insediamenti orgogliosi della loro autonomia sociale e politica, inclini a porsi sotto la somma sovranità di Bisanzio, il cui peso non potrà interferire molto su di loro. I complessi eventi della basilica di Aquileia portano la costruzione del Quattrocento al modello romanico del Mille.
Rimangono in quest’area gli interessanti mosaici romani dei luoghi di culto del Cinquecento ed altri in seguito nel presbiterio. Un altro mosaico pavimentale di rilevante interesse è nei resti della basilica di Monastero, dove ha sede il Museo Paleocristiano di Aquileia.
Il mosaico pavimentale del battistero Romano di Grado è del secolo VI come pure quelli della basilica di Sant’Eufemia. Maestosa è la cattedrale dell’Assunta nell’isola di Torcello, nella quale si trova una bella iconostasi. Anche in Sicilia si trovano tali mosaici: nella cappella Palatina (fondata da Ruggero II), nella chiesa di Santa Maria dell’ammiraglio (meglio conosciuta come Martorana), nel duomo di Monreale (fatto innalzare da Guglielmo II e dedicato a Santa Maria Nuova) e nel duomo di Cefalù, per parlare soltanto delle evidenze maggiori.
Numerosissimi sono nel sud d’Italia gli edifici di culto che possono considerarsi tranquillamente di arte bizantina, sia essi di età preromanica che romanica. Alcune testimonianze più apprezzate sono la chiesa di San Pietro ad Otranto (la più alta espressione dell’arte bizantina in Puglia) con i bellissimi affreschi del Novecento, San Marco di Rossano (costruita in epoca normanna intorno al 1050) ed il piccolo gioiello della Cattolica di Stilo.