Hieronymus Bosch: Trittico delle tentazioni – La meditazione di Sant’Antonio
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Sull’opera: “La meditazione di Sant’Antonio” è un dipinto autografo di Bosch, facente parte della serie del “Trittico delle tentazioni” – anta destra, lato interno – realizzato con tecnica a olio su tavola nel 1505-06, misura 131,5 x 53 cm. ed è custodito nel Museu Nacional de Arte Antiga a Lisbona.
La tematica della presente tavola, tratta dal racconto di S. Atanasio, secondo il Baldass, richiama il “S, Antonio” della “Pala degli eremiti” (Palazzo ducale di Venezia):
La scena del demone-rospo, che tiene aperto il tendaggio e chiede ad una vecchia con nimbo satanico di versargli da bere, secondo il Castelli(1952) rappresenterebbe la “tentazione dell’illecita creazione dell’omuncolo”, mentre per il Bax (1949) – riferendosi alla fonte delle Vitae patrum – viene interpretata come un nuovo incontro di Sant’Antonio con la regina che lo condurrà nella la meravigliosa città (visibile sullo sfondo). L’altra tentazione – secondo il Bax (1949) ed il Cuttler (1957) – interpretando la tavola magica tenuta dai diavoli ignudi nella quale stanno il pane e una brocca con base a piede di porco (simbolo demoniaco), riguarda la gola. Altro elemento inquietante è il vecchio-bambino (per il Combe , un fanciullo alchemio o un omuncolo) raffigurato a destra di un grillo – altrettanto sconvolgente – con un gigantesco ventre ed un coltello nell’ombelico, sormontato da cappuccio rosso-fuoco che gli scopre l’orecchio (per il Castelli simboleggia l’ascolto degli infimi stimoli)
Nel cielo, sopra un immenso pesce, volano un demone maschio ed uno femmina. Sullo sfondo, due grandi torri orientali, un fossato che le circonda, e un’indefinibile città. Nel fossato un uomo ignudo sta affrontando un drago, mentre la folla è intenta ad assistere alla scena dagli spalti.
In questa composizione il Bosch riesce a creare una più dinamica strutturazione dello spazio reale, in cui la visione zigzagante, adottata in rapporto alla spropositata verticalità del pannello, viene inserita in una vasta dilatazione spaziale verso l’orizzonte, preludendo alle grandi opere di più ampio respiro del tardo periodo.