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L’entrata in gioco di Roma nel bacino del Mediterraneo orientale coincide con il frenetico aumento degli artisti, nostalgici dei canoni del passato, che si ispirano indifferentemente e con assoluta libertà sia alle forme puramente classiche che a quelle ellenistiche, compreso il recente barocco.
Tutto questo è contemporaneo alla metamorfosi greca che nel giro di pochi anni (167-31 a.C.), si trasforma da potenza politica a prestigiosa autorità culturale dominante in tutto il bacino mediterraneo.
L’opera in rilievo realizzata a Delfi per celebrare la battaglia di Pidna è probabilmente il primo resoconto consegnato alla storia nella maniera romana. Intorno al 166 a.C. nasce a Delo un grande porto franco, controllato da Atene, che distrugge drasticamente la fortuna economica ed artistica di Rodi. Da qui il disagio e la decadenza della scuola dei bronzisti, che viene portata a termine con gli infelici gruppi della Scilla e del Laocoonte.
Ad Atene vengono riattivate in pieno le realizzazioni di opere scultoree commissionate in larghissima parte dalla classe dirigente romana, che nutre piena fiducia nelle forme antiche, rifiorite grazie ad esperti gruppi di scultori amanti della tradizione classica.
Le raffigurazioni di ricche personalità rappresentanti il mondo del mercato italico vengono impostate a Delo su nobili tipi statuari. Il “neoellenismo” nelle città di Rodi, Pergamo e Antiochia, rimane tutto articolato nei valori locali, che nonostante tutto hanno ancora la tendenza ad addolcire le differenze ambientali, per l’influsso del dominante schema dettato da Atene.
Il “neoegizio” rigoglioso alla corte dei Tolomei rende visibile il sincretismo religioso sostenuto dai conquistatori macedoni con il mondo dei faraoni. Il “verismo” in tutto il bacino del Mediterraneo e soprattutto nella stessa Alessandria aiuta a sviluppare notevolmente il “realismo” già coltivato dalle recenti generazioni nella sua tipica percettibilità sociale: un linguaggio che ha molta affinità con il romanzo, massimo sviluppo della teatralità ellenistica, che richiama alla memoria il tormento dell’uomo generato dalle malattie, lo sventurato e il decrepito in una voglia di giustizia. Dalla vana illusione al disincanto. Ad Alessandria ha origine la cultura di massa che, senza mai attenuarsi, attraverserà i secoli arrivando ai nostri tempi.