Meidner, un grande esponente dell’Espressionismo tedesco, nacque a Bernstadt (Slesia) il 18 aprile 1884.
Fu apprendista di uno scalpellino e studiò presso la Scuola Reale di Arte a Breslavia (la “Kunst-und Kunstgewerbeschule”). Più tardi (1906-07) si iscrisse alla Julien e Cormon Accademie a Parigi.
Nella capitale francese fece conoscenza con Amedeo Modigliani, col quale strinse una sincera amicizia.
Più tardi tornò a Berlino per lavorare come illustratore. Molto importante fu la lezione dell’incisore berlinese Hermann Struck (Berlino, 1876 – Haifa, 1944) per le sue creazioni di opere a stampa, soprattutto quelle nel campo della xilografia. Infatti, ben poche sono le opere pittoriche che appartengono a questo suo periodo berlinese: possiamo citare tra queste ultime, ad esempio, i “Paesaggi urbani industriali”, assai vicini alla pittura dei fauves francesi.
A Ludwig Meidner non importava rappresentare il fattore estetico del paesaggio; il suo intento era soprattutto quello di trasmettere emozioni relative al disastro ambientale, in continua espansione, provocato dalle metropoli che egli raffigurava come esseri pericolosi ed inquietanti. Berlino a quel tempo attraversava un periodo di grandi difficoltà finanziarie che, naturalmente, si riflettevano sull’artista.
I modelli scelti per le figure dei suoi dipinti erano soprattutto gli amici, molti dei quali persone letterate.
Nel 1912 dipinse il primo della notissima serie di Autoritratti, a cui seguì parallelamente anche il ciclo dei “Paesaggi apocalittici”.
Nello stesso periodo, insieme a Richard Janthur e Jacob Steinhardt, fondò il gruppo “Die Pathetiker”. Poco più tardi allestì con gli stessi artisti una mostra alla galleria “Der Sturm ” di Herwarth Walden.
L’incontro con il francese Robert Delaunay, assai incline al rivoluzionamento artistico del Primo Novecento (apprezzava la pittura dei Fauves e le maniere del Postimpressionismo, soprattutto il Cubismo e il Futurismo italiano), influenzò decisamente la sua opera, che si orientò verso tematiche religiose tra cui citiamo il ciclo, lungo e ripetitivo, di ritratti di “profeti”.
Nel 1916 Meidner fu chiamato al servizio militare che svolse come censore ed interprete in un campo di concentramento. Di questo periodo rimangono diversi suoi scritti, tutti relativi alle atrocità della guerra.
Subito dopo il conflitto mondiale l’artista aderì al “Novembergruppe” (fondato da M. Pechstein, C. Klein e B. Taut) ed alla “Arbeitsrat für Kunst” (un’associazione di artisti e letterati, provenienti principalmente dal Bauhaus).
Con l’avvento del nazismo, per sottrarsi alle repressioni antisemite, si trasferì a Colonia (1935) e in Inghilterra (1939). Qui fu poi catturato e deportato come nemico straniero sull’Isola di Man (Mar d’Irlanda).
Nel 1953 fece ritornò in Germania.
Nel 1963 allestì la sua sua prima grande mostra personale al Recklinghausen di Berlino, esponendo opere realizzate dal 1918.
Morì a ottantadue anni a Darmstadt il 14 maggio 1966.
Gran parte dell’opera di Meidner oggi è sposta al Museo Ebraico di Francoforte.