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Arcaico, Liberazione e Stile Severo nelle civiltà elleniche
Arcaico
Il linguaggio artistico arcaico, inteso nel suo vero senso, dura poco più di un secolo (600-480 a.C.), ed ha le sue origini nella città di Atene, durante il regno di Solone (594-591 a.C.), che riconosce i privilegi dei ricchi mentre affida al tribunale popolare le classi più povere.
Le classi appartenenti alla nobiltà si gloriano dei koùroi* (kuoroi e korai fanciulli maschi e femmine dati in sacrificio alle divinità) a Capo Sounion (590-580 a.C.): il “fanciullo” esce dal “distacco” della concezione dedalica e viene offerto alla divinità come perikallès àgalma, “leggiadra e radiosa figura”.
* Il Kouroi raffigura un giovane di età compresa tra i 17 ed i 19 anni, la cui bellezza – fisica e spirituale – è al suo massimo splendore. Il soggetto, completamente nudo, è in posizione eretta con un accenno di movimento della gamba sinistra. Oltre alla nudità, un altro fattore che lo caratterizza, sono le braccia addossate al corpo che sembrano gravitare liberamente e terminanti con i pugni chiusi. Nel volto un sorriso un poco accennato che si avvicina al beffardo (“sorriso arcaico”).
A Corinto, Periandro figlio di Kypselos, uno dei famosi Sette Sapienti, tutela presso la sua corte, artisti di varia natura come musici, poeti, pittori e scultori, dando così vitalità alla creazione artistico-culturale del periodo “corinzio medio”, di breve durata (600-560 a.C.), e avendo la meglio su tutti gli scambi commerciali della costa occidentale fino nell’entroterra. Sóphilos, artista che opera nella città di Atene, primo caposcuola delle figure nere, firma un’opera epica, di pura creazione: i giochi in onore di Patroclo, alla presenza di Achille e di una moltitudine di Achei (ca. 580 a.C.). Segue il vaso Francois richiesto a Ergotimo e Clizia da un etrusco (ca. 570 a.C.). La seconda generazione dei koùroi è rappresentata ai nostri occhi dalla statua da Volomandra (ca. 565 a.C.). Prendono eleganza ed armonia nel movimento la giunzione del ventre triangolare e quella degli arti inferiori. Tutta la muscolatura è in atteggiamento dinamico e dà l’idea di essere contenuta nella pelle come nella realtà. La bocca, in atto di giovanile sorriso, segna le pieghe ai lati del viso. Con L’ultimo periodo corinzio (il tardo 560 a.C.), la grande metropoli peloponnesica perde l’esclusiva commerciale sul traffico di esportazione, che viene conquistata da Atene: proprio qui Pisistrato (561-555 e 546-528 a.C.) promuove con successo la sua programmazione politica economica d’espansione.
Si approfondiscono nella raffigurazione della narrazione l’interdipendenza tra l’uomo, gli eroi e le divinità. Nella terza fase della creazione dei koùroi, la bellezza muscolare è curata dalla ginnastica. La statua dell’eroico sepolto ad Anavysos si erge sulla sua base a gradini: «Fermati e piangi sul monumento per il morto Kroisos, che Ares violento travolse mentre combatteva tra i primi» (ca. 540 a.C.). Le braccia, armonicamente congiunte in alto ai pettorali, non toccano affatto il corpo. Nel volto si nota che la mandibola è ricoperta da un naturale strato di pelle e la bocca viene rappresentata come un’apertura del tegumento. Endoios è l’artista prediletto dai figli di Pisistrato (528-510 a.C.): gli si attribuisce il frontone dell’Acropoli nel quale Atena sconfigge i Giganti, una probabile dedica purificatrice di Ippia, dopo il soffocamento del tentativo criminoso di far fuori Armodio e Aristogitone, nel quale ha perso la vita Ipparco (514 a.C.).
Nelle rappresentazioni statuarie femminili dedicate sull’Acropoli (kórai), la plasticità risponde alla luce: il sole sfuma sul piano inarcato, penetra attraverso la struttura cristallina del marmo, in un punto che può considerarsi intermedio tra la vita sciolta e fluente e la figura innalzata.
Antenore in esilio è impegnato nello stesso periodo, a puro scopo provocatorio, con gli Alcmeonidi per la costruzione del frontone del tempio in onore di Apollo a Delfi, dove un dio ha la stessa configurazione strutturale della kóre firmata dall’artista sull’Acropoli, al suo rientro in Atene, in seguito al suo allontanamento. Al posto delle basi a forma cilindrica si mettono i plinti rettangolari, che comprendono in verticale tutte le estensioni gestuali e il meraviglioso rigonfiamento del drappeggio. Ad Antenore verrà dato poi l’incarico di raffigurare in bronzo il monumento celebrativo degli sfortunati Tirannicidi, nella fase storica nella quale Clistene degli Alcmeonidi dà origine alla democrazia (509-507 a.C.). Nello stesso periodo l’evoluzione dell’architettura nel campo religioso e lo splendore della cultura ionica, si trasferisce nei nuovi templi, ad iniziare da quello di Artemide a Efeso, con una doppia fila di colonnati (ca. 550), che incorpora nella fondazione l’edificio del periodo geometrico.
Liberazione
Nel 479 a.C. con la vittoria di Platea che ripristina l’ordine e la sicurezza nella città di Atene, tra le macerie provocate dai Persiani, si selezionano scrupolosamente tutti quei frantumi di statue destinati ad una regolare e religiosa sepoltura nel terrapieno dell’Acropoli. La furia devastante degli incendi appiccati dal nemico ha totalmente devastato tutte le opere pittoriche dei “primitivi”, che per lunghi secoli hanno raffigurato le divinità e gli eroi. All’esigenza di ricreare ogni nuova forma artistica si associa lo sforzo motivato del trionfo. La meraviglia provata nell’aver conquistato, con le proprie risorse, il totale e positivo cambiamento degli eventi, ed in conclusione la sicurezza di poter configurare un prosperoso avvenire per la città, portano a rivelazioni che assomigliano alla cultura di base dei nostri tempi: la storia per lo studio della condizione umana e il teatro per raffigurarla. I pittori dipingono i personaggi ambientandoli in eventi reali con atteggiamenti che cambiano a seconda delle varie circostanze: vengono analizzati a fondo anche i lati puramente emotivi.
Stile severo
Nel campo della statuaria, il mutamento verso una forma di espressione realistica avviene ad Atene per opera di tre grandi scultori: Crizio, Nesiote ed Egia. Argo era un nodo centrale e nevralgico della classicità greca, per opera di Agelada. Con forme a tracciati lineari e dinamici, Micone e Mirone controbattono la concezione immobile e stereometrica di Polignoto e di Calamide. Micone approfondisce nel campo della pittura gli intervalli, lo spazio arioso tra le figure e un introduttivo paesaggio, atteggiamenti e movimenti reali, l’insieme del tragico combattimento. L’opera scultorea del corridore Lada, eseguita da Mirone a Olimpia nel 460 a.C., sembra avere la forza di staccarsi dalla sua base di sostegno. Timante (456 a.C.) alza gli arti superiori verso la testa per allacciare la calotta di cuoio.
Il Discobolo raffigura Giacinto, leggendaria vittima di Apollo a Sparta: gambe lunghe e possenti, torso scarno e muscoloso, corpo sfilato e scattante, muscolatura in atteggiamento di preparazione allo sforzo finale.
Il capo ha una forma ingentilita dall’ovale ispirata dal Tideo attribuito ad Agelada. Dal capolavoro di Agelada (uno dei due bronzi di Riace) hanno origine atteggiamenti, posa e struttura anatomica del gigantesco Zeus eretto a Sam
Pittura: Frammenti
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Il termine stile “Severo” viene coniato da Goethe.
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Dopo le guerre persiane si deve avviare un periodo di rigenerazione e i dettami devono essere ricostruzione, razionalità ed armonia.
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Le tematiche artistiche si arricchiscono, nel figurativo, di nuovi miti, dove non mancano le rappresentazioni di amazzoni, Centauri, eroi, dei dell’Olimpo. A questi vengono conferite nuove valenze che contrappongono il razionale con l’irrazionale, l’ordine con la confusione, le barbarie con la civiltà.
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Atene è il centro nevralgico della cultura e dell’arte. Nel periodo dello Stile Severo nella città si concentrano moltissime botteghe d’arte. Nella ceramica il cromatismo delle figure tende al rosso e la ricerca tende al naturalismo, mentre nella scultura le teste si fanno più sferiche ed i volti meglio definiti e, la ricerca tende verso una maggiore espressività seguendo i dettami di Epiktetos.
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Il mondo del reale e delle passioni umane incomincia ad essere analizzato con più entusiasmo. Nella pittura viene impiegato anche il cavalletto e non mancano le gare tra pittori.
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Una grande personalità della pittura è Kleophrades, un abile decoratore di grandi vasi dalle tematiche mitologiche. Un altro grande esponente della pittura è Niobidi con i suoi eroi, le sue divinità, i suoi miti, i quali vengono rappresentati in una sfera umana, contrassegnata talvolta da una vera e propria drammaticità. Influenzato dalle pitture di Polignoto, inserisce nella sua pittura (Vaso di Orvieto) le nuove concezioni relative allo spazio ed al chiaroscuro.
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Le più belle conquiste del periodo sono ascritte a Polignoto di Taso. Egli è in continua ricerca di uno spazio illusionistico. La pittura della ceramica continua ad essere influenzata dall’arte di questo pittore fino alle soglie del classicismo.
Scultura: Frammenti
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Viene data moltissima importanza alla ricerca della perfezione nella resa anatomica. Naturalismo, armonia e movimento, entrano nella massa corporea.
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Le teste diventano più sferiche, il lineamento del naso si appiattisce ed allarga dolcemente, le guance diventano leggermente più tonde e morbide, il mento perde la forma appuntita addolcendosi in armonia con le forme adiacenti, le spalle acquistano più rotondità e movimento, l’espressione del volto insieme al sorriso perde la caratteristica arcaica e il torace acquista potenza e robustezza.
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I soggetti raffigurati nella scultura, manifestano il loro mondo interiore.
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Il vantaggio del bronzo è che permette il massimo della libertà nella creatività e nella sperimentazione. In più il bronzo mette meglio in evidenza le masse corporee, i muscoli ed il movimento.
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Il lato negativo del bronzo è che la sua facile rifusione e rigenerazione, ha autorizzato molti artisti ed organizzazioni a distruggere un’immane quantità di opere (che reputavano di scarso valore) per recuperare materiale per nuove raffigurazioni. Molti bronzi importanti sono andati distrutti. A noi sono arrivate molte copie romane ovviamente influenzate da questa cultura.
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Pochissimi sono i bronzi che sono arrivati a noi e tra questi c’è l’Auriga di Delfi, anche ben conservata, se si pensa che faceva parte di un gruppo scultoreo raffigurante un carro e la quadriglia da lui condotta. La statua viene attribuita a Pitagora di Samo, ma c’è qualche dubbio in proposito, perché la data, su un’epigrafe in essa riportata, non coincide con il periodo della sua attività artistica.