Hieronymus Bosch: Trittico delle delizie
Sull’opera: Il “Trittico delle delizie” è una serie di dipinti – alcuni autografi di Bosch, altri prevalentemente attribuitigli – realizzati con tecnica a olio su tavola nel 1503-04. Il complesso è custodito nel Museo del Prado a Madrid.
Il complesso in esame è il secondo tra i grandi trittici – stando ad alcuni studiosi di storia dell’arte – che pervenne integro nel Museo del Prado a Madrid. In precedenza apparteneva al priore don Fernando dell’Ordine di San Juan, figlio naturale del duca d’Alba, quindi passò a Filippo II. Il trittico viene citato – con la scritta “una pintura de la variedad del mundo” – nell’inventario dei quadri che il sovrano trasferì all’Escorial l’8 luglio 1593.
Il primo titolo del complesso pittorico, dato dal frate Sigùenca (1605), fu il “Quadro delle fragole”, a cui seguirono altre denominazioni come “la lujuria”, o come – nel catalogo dell’Escoriai del Pelerò – “Los deleites terrenales”.
L’autografia riferita al Bosch è ormai universalmente riconosciuta (soltanto il Dollmayr, nel 1898 ipotizzava la mano del ‘Maestro M’) sin dal 1889 a partire dallo Justi. Per quanto riguarda la cronologia dell’opera, quella avanzata dal Baldass nel 1917, relativa al periodo giovanile dell’artista, non rispecchiava quel momento, né per lo stile, né per la configurazione arcaica dei piani e neanche per la completa assenza di realismo. Per queste ragioni, per il delicato cromatismo – diffuso alla fine del Quattrocento in tutta l’Europa – per l’eleganza tonale della stesura pittorica e per il ritorno al tardogotico di ritmi vivi e vibranti, Il Tolnay (1937) propose di ritardarla al periodo intorno al 1510, che comprende quello della realizzazione del Trittico dell’Epifania (custodito al Prado).
Per le quattro raffigurazioni, l’interpretazione più accettata è quella moralistico-didascalica e cioè: sulle ante esterne, “La Genesi” (terzo giorno), come premessa; nello scomparto di sinistra (ad anta aperta), il “Paradiso terrestre” con integrata la “Creazione di Eva”, evento fondamentale dei mali terreni; al centro, il “Giardino delle delizie”, dove vengono raffigurati i peccati carnali; a destra, ad anta aperta, l’ “Inferno musicale” come castigo delle anime peccatrici.
Secondo il Tolnay il significato moralistico viene spiegato in senso psicoanalitico: Bosch avrebbe realizzato la composizione del sogno di un’umanità desiderosa a soddisfare le conculcate passioni di amore dell’inconscio, e quindi impiegato come simboli erotici quelli derivanti dalle teorie dei sogni di Macrobio (“Commentario al Sogno di Scipione l’Africano” di Cicerone), e le ‘chiavi dei sogni’ del tardo Quattrocento (Les songes de Daniel Prophète,1482), i cui antichi motivi si riverserebbero con un nuovo valore scientifico nella psicoanalisi di Freud e nella psicologia del profondo dello Jung.
Descrizione delle opere e raffigurazione dei particolari: